L’addio nel 2012 di Clifford Michael Bleszinski (in arte Cliff) a Epic Games e alla sua creatura più famosa, quel Gears of War che ha settato nuovi standard nel genere dei TPS, ha, oggi più che mai, il sapore della disfatta: se la rottura col passato, dettata dal desiderio di Cliff di volersi prendere del tempo per sé prima di tuffarsi nuovamente nel lavoro, poteva far sperare in un brillante futuro solista per il talentuoso autore, la realtà sembra aver demolito ogni aspettativa.
La nascita di Boss Key Productions, il neo-studio avviato da Bleszinski insieme ad Arjan Brussee (co-fondatore di Guerrilla Games) nel 2014 e l’annuncio dell’attesissimo Project Bluestreak (poi rinominato Lawbreakers), avevano generato un’attenzione mediatica che da sola sarebbe bastata a spingere la vendita dei futuri titoli del team americano. O per lo meno questo è quello che deve aver pensato il buon vecchio Cliff, esperto comunicatore fuori e dentro i social network. Purtroppo, però, il suo carisma e la sua autorialità, emersa con forza ai tempi di Gears of War, non sono riusciti a catturare l’attenzione del pubblico sul primo progetto della software house, Lawbreakers, un team-based FPS in gestazione per quasi tre anni e rilasciato nell’agosto del 2017. Infatti, il giorno del debutto in accesso anticipato su Steam, il gioco ha fatto registrare un picco di 7500 utenti connessi in contemporanea. Un numero che progressivamente è andato scemando fino a toccare il più impensabile dei risultati: zero utenti attivi il 31 gennaio di quest’anno. C’è da dire, però, che Lawbreakers è arrivato sul mercato in un momento poco propizio per presentare un sparatutto cooperativo: Overwatch da qualche anno aveva compattato l’utenza e già il fallimento di Battleborn, titolo Gearbox che si innestava in questo genere, era stato il primo campanello di allarme. Campanello a cui Bleszinski però non deve aver dato troppa importanza, convinto dell’idea che il suo nome, da solo, sarebbe bastato a interessare e coinvolgere una community sempre più ampia. Ma Cliff non è che uno dei tanti nomi noti che hanno abbandonato lo studio di origine per mettersi in proprio in tempi recenti, al pari di figure come Keiji Inafune: autori che, nella maggioranza dei casi, hanno investito tutto sulla loro figura autoriale lasciando la qualità delle produzioni (Mighty No. 9 in primis) in secondo piano.
Tornando a Lawbreakers, l’inaspettata, scarsa risonanza del nome Bleszinski e i voti non proprio idilliaci dei giornalisti di settore (il gioco su Metacritic ha una media di 76) hanno tagliato le gambe al titolo fin dal lancio, rendendo così difficile la costruzione di una solida fan base. Nonostante tutto Boss Key Productions aveva promesso un supporto costante a questo particolare FPS, con aggiornamenti periodici e tornei su vasta scala per venire incontro a chi aveva dato fiducia allo studio e ai suoi fondatori. Promesse che però nei fatti sono state disattese e, dopo qualche tempo dal lancio, sono finite nel dimenticatoio. Questo perché il team di Cliff, nel frattempo, aveva in cantiere un progetto di tutt’altro genere, tenuto nascosto fino al rilascio su Steam una settimana fa, anche questo, in accesso anticipato: stiamo parlando di Radical Heights, un battle royale free-to-play sulla scia di Fortnite e PUBG, caratterizzato da un design ispirato agli anni ’80. Peccato, ancora, che il titolo non sia stato accolto positivamente, tant’è che nel primo giorno di pubblicazione ha a malapena raggiunto il picco di 8500 utenti attivi. Per la cronaca, parliamo di un gioco sviluppato nell’arco di cinque mesi e, pertanto, appare chiaro che la morte di Lawbreakers fosse già stata pianificata a nemmeno un anno dalla sua uscita sul mercato. In termini di politica aziendale, quindi, non stupisce più di tanto la scelta di non aver investito ulteriori risorse in questa IP o, quanto meno, di non aver tentato di approcciare il modello free-to-play che in tali disastrose situazioni potrebbe garantire una boccata di ossigeno alle casse di uno studio. Ma Boss Key Productions non sembra essere di tale avviso e, anzi dopo aver definito il titolo, qualche settimana fa, un flop commerciale, ha ribadito che il passaggio a un modello economico differente del gioco richiederebbe una mole di lavoro che non è intenzionata a sobbarcarsi.
Insomma, con Radical Heights, Cliff e il suo studio per l’ennesima volta, per fare cassa, si sono tuffati in ritardo nel genere più in voga del momento, senza contare (di nuovo) che questo ha già i suoi punti di riferimento e l’utenza fidelizzata difficilmente tende a spostarsi su altri battle royale che richiedono una dedizione non indifferente. Per quanto continui a profilarsi nella testa di Bleszinski la possibilità che ci sia ancora spazio per voci fuori dal coro su questo terreno di gioco (come dichiarato recentemente su Twitter), la realtà è che Cliff crede ciecamente nel culto della sua persona ed è convinto che, prima o poi, il pubblico tornerà a omaggiare le sue opere come all’epoca di Gears of War. Ma l’utenza non sembra essere dello stesso parere, a caccia di qualità e/o novità, e non di fantasmi del passato. Magari a breve vedremo Boss Key Productions approdare su una piattaforma crowdfunding alla ricerca di denaro per un nuovo titolo; oppure, nella peggiore delle ipotesi, lo studio di Cliff e Brussee potrebbe cessare di esistere.
Nel frattempo possiamo solo restare a guardare come evolverà Radical Heights e, volendo, scommettere su quanto, questa volta, durerà il supporto dello studio alla sua ultima creatura.