Poche settimane dopo l’arrivo di Dark Souls 3, ormai quasi tutti gli appassionati ne hanno scoperto praticamente tutti i segreti. Il grande piacere della scoperta che accompagna l’esplorazione di un nuovo souls è qualcosa di difficilmente descrivibile a parole: ogni luogo, boss o personaggio ha una sua storia da raccontare, nascosta tra le righe di una descrizione, in un breve e criptico dialogo, o nei semplici impatti visivi, di cui questa saga è praticamente zeppa. Soprattutto il terzo capitolo ha saputo regalare agli appassionati di vecchia data dei momenti DAVVERO da brividi, puntando sia sul fattore nostalgia che su una rinnovata voglia di stupire. Abbiamo affrontato percorsi obbligatori, luoghi opzionali, affrontato ogni genere di abominio aprendoci la strada in un mondo di spade, invasioni e morte. Ebbene, dopo aver vissuto tutti questi momenti nel corso di questa fantastica saga, possiamo finalmente tirare le somme, pur restando in attesa dei DLC: ne abbiamo davvero viste di tutti i colori, ed è enormemente difficile riuscire a riassumere in una classifica questo sconsiderato numero di momenti speciali. Ma tra tutti gli scorci stupendi e i boss carismatici, si nascondono diversi momenti che si sono fatti ricordare non certo per la loro epicità o per la loro qualità. Ci sono luoghi e boss, in questa saga, che preferiremmo dimenticare per un motivo o per un altro. Alcuni perchè totalmente anonimi, altri perchè troppo oppressivi o sbilanciati. Di questi momenti ci occuperemo la settimana prossima, con la seconda parte dello speciale.
NB. La lista comprende Demon’s Souls, Dark Souls, Dark Souls 2 e Dark Souls 3. Non comprende Bloodborne.
Ovviamente contiene SPOILER.
I 20 momenti migliori dei Souls (non in ordine di importanza)
Pontiff Sulhyvahn (Dark Souls 3)
Ci sono boss che si sono fatti ricordare per la loro difficoltà, per il loro eccezionale pattern di movimento, per il loro aspetto o per l’ambientazione che li circondava. Poi c’è Pontiff Sulhyvain, che si fa ricordare per TUTTI questi elementi messi insieme. Tralasciando l’indescrivibile bellezza delle zone che precedono quest’incontro, solo entrare nella meravigliosa cattedrale e avvicinarsi al boss regala sensazioni uniche: quando poi inizierà a muoversi verso di noi, lentamente, quasi con riverenza, svelando una spada di fuoco e una spada magica blu, avrete qualche breve momento per pensare a quanto sia figo tutto questo. I minuti restanti li impiegherete nel percorso tra il falò e il boss, dato che si tratta anche di uno dei boss più impegnativi di Dark Souls 3, e non sarà affatto semplice ucciderlo al primo colpo se siete da soli. Soprattutto nella sua seconda fase, dove tra sdoppiamenti e attacchi in volo spettacolari certamente la sfida si farà interessante.
Sir Alonne (Dark Souls 2: Crown of the old Iron King)
I DLC di Dark Souls 2 si sono rivelati estremamente validi sotto moltissimi punti di vista, superando talvolta in qualità lo stesso gioco completo. Tra i diversi momenti sopra le righe non possiamo non menzionare l’incontro con il final boss della Memoria del Vecchio Re di Ferro: Sir Alonne. Si tratta di uno dei personaggi con il background più interessante: lo troverete lì seduto ad attendervi, pronto ad affrontarvi quasi conscio del vostro arrivo. Combatterà il giocatore lealmente e con rispetto, in un vero e proprio duello all’arma bianca, sfoderando pattern di attacco tipiche di una katana e attacchi oscuri talvolta letali. Affrontato da solo, rappresenta davvero una sfida stimolante e appagante. State attenti all’attacco in affondo, però, a meno che non vogliate farvi un giretto sulla sua spada per poi venir scaraventati via.
Maiden Astraea (Demon’s Souls)
L’incontro con Maiden Astraea rappresenta senza dubbio uno dei momenti più particolari dell’intera saga dei souls. Dopo aver affrontato le terribili mostruosità della valle della corruzione, la nostra ricerca delle anime dei demoni si troverà di fronte a un momento difficile, ma non nel senso a cui penseremmo trattandosi di un souls. Sarà una battaglia tosta proprio a livello emotivo, dato che dovremo inevitabilmente uccidere un innocente che ha accettato un’anima di demone solamente per poter salvare la valle e aiutare a sconfiggere la terribile piaga che la infesta. Non essendo in grado di combattere, il fight vero e proprio sarà contro colui che la protegge e l’ha protetta da sempre: Garl Vinland, il suo onorevole protettore. Sconfiggere uno dei due porterà l’altro ad arrendersi o a suicidarsi, conferendovi l’anima del demone ma anche un carico enorme di sensi di colpa.
Sif, il grande Lupo Grigio (Dark Souls)
Non è forse la boss fight più impegnativa, anzi, sicuramente non lo è, ma si fa ricordare per ben altro. L’incontro con Sif è decisamente uno dei momenti più intensi dell’intera saga. Soprattutto conoscendo il suo background e il suo legame con Artorias (approfondito ulteriormente nel DLC) riuscire ad ucciderlo a cuor leggero non sarà assolutamente facile. Ma pur ignorando completamente la trama, l’imponenza di un lupo gigante e bellissimo che serve il suo padrone scomparso impugnandone la spada con la bocca è qualcosa di unico e decisamente forte. Se arriverete ad affrontarlo dopo aver completato il DLC, il tutto sarà ancora più moralmente difficile dato che lui sarà in grado di riconoscervi, ma nulla potrà fermarlo dal compiere comunque il suo dovere. Fantastico, davvero.
Vecchio Monaco (Demon’s Souls)
Questa è una boss fight davvero particolare e alquanto unica nel suo genere. Probabilmente cercandola su Youtube e guardandola potrebbe sembrare un nemico come tutti gli altri: ma è qui che vi sbagliate. Il vecchio monaco, giocando con la console connessa ad internet, era un invasore vero. Rendersi conto di star affrontando un nemico pensante, imprevedibile e reale rendeva la boss fight decisamente più adrenalinica e spesso non lasciava spazio a errori. Ah, e ovviamente anche voi potevate impersonare questo boss per andare a rendere la vita difficile ai malcapitati che vi avrebbero incrociato sulla loro strada. Chi non ha mai sognato di essere il boss nel videogioco di qualcun altro? Qui si poteva fare, e da un lato è un peccato che tale brillante meccanica non sia stata riproposta in Dark Souls 3 visto il deciso miglioramento nella connettività che quest’ultimo possiede rispetto al vecchio Demon’s.
Irythill della valle Boreale (Dark Souls 3)
Signori, qui ci troviamo di fronte ad uno dei momenti visivamente più spettacolari non solo della saga dei souls, ma probabilmente dell’intera ultima decade di videogiochi. Dopo un viaggio oscuro nelle Catacombe di Carthus e nel Lago Ardente, usciamo letteralmente a “riveder le stelle”. Ciò che ci troviamo di fronte varcando quella soglia è assolutamente devastante: un brivido di meraviglia, quasi incredulità, di fronte ad un’ambientazione assolutamente mozzafiato. E i nostri sistemi di registrazione sono decisamente impazziti, a furia di screenshot, clip di gioco e foto che non potevamo non scattare a qualcosa di cosi incredibilmente bello. Inutile che io stia qui a parlarvi dell’effetto della neve, della luna sullo sfondo, dell’aurora boreale e del laghetto d’ acqua; inutile che vi stia a parlare dell’agguato sul ponte (!), dei nemici eterei ed eleganti e del castello che si vede in lontananza. Dovete vederlo con i vostri occhi per poter capire davvero.
Re d’avorio bruciato (Dark Souls 2: Crown of the Ivory King)
Come accennato poco sopra, i DLC di Dark Souls 2 hanno quasi superato in qualità il titolo stesso. Uno degli esempi più lampanti di ciò è certamente il boss finale dell’ultimo DLC, Crown of The Ivory King. Dopo aver affrontato le lande ghiacciate di Eleum Loyce ci troveremo a lanciarci in un enorme baratro insieme a dei bianchi cavalieri, se li avremo liberati nel corso dell’esplorazione. Se non bastasse il fatto che avremo un piccolo esercito a darci man forte, ciò che vedremo ci lascerà davvero senza fiato: circondati da un mare di caos e sconfitti i primi avversari, la vera star dello show apparirà tra le fiamme di un portale. Immaginate Sauron in armatura uscire da un cancello di Oblivion, e riuscirete a farvi un’idea. Ciò che segue è un encounter impegnativo, soddisfacente e divertente, soprattutto grazie ai suddetti alleati che renderanno la scala della battaglia più ampia e ancor più epica.
Anor Londo (Dark Souls)
Anor Londo è un luogo denso di significato e ricordi antichi: conoscendone almeno vagamente il background potremo attraversarla coscienti di star calpestando un suolo quasi sacro, dove i lord della prima fiamma diedero forma alle loro ambizioni costruendo la più imponente delle città. Ed è assolutamente all’altezza della sua fama: sia nella sua versione diurna (sebbene non si tratti di un vero sole) che nella sua versione avvolta dall’oscurità. Riesce a essere non solo visivamente eccezionale, ma anche molto impegnativa in termini di gameplay. Anzi, più che impegnativa potremmo definirla estremamente punitiva: forse il problema non saranno i gargoyle che spunteranno di tanto in tanto, nè certamente gli enormi e statuari guardiani. Il problema saranno senza dubbio i dannatissimi arcieri, che ci spareranno addosso veri e propri ombrelli rompendo spessissimo la nostra stabilità durante l’attraversamento di minuscoli ponticelli e facendoci inevitabilmente cadere nel vuoto. Ma, soprattutto considerando cosa incontreremo poco dopo, lo sforzo vale la candela.
Anor Londo (Dark Souls 3)
Se il primo viaggio ad Anor Londo era stato intenso, come Miyazaki e company hanno costruito il ritorno alla città degli dei meriterebbe seriamente un premio. Dopo aver affrontato Pontiff Sulhyvain ci vengono tirati addosso tanti piccoli indizi: gli arcieri, l’enorme ascensore movibile, il tempio della Luna Oscura dove una volta affrontammo Gwyndolin. Tutto cosi graduale, a lasciarti maturare a poco a poco la consapevolezza: “Ma, siamo davvero ad Anor Londo? Come è possibile?”. Quando infine vediamo la scala della cattedrale, in un misto tra brividi da nostalgia e incredulità, la scritta “Anor Londo” ci sbatte in faccia la conferma di tutte le nostre sensazioni: siamo lì, ancora, ere dopo la nostra prima visita come non morti prescelti. Per un attimo la ricerca di Aldricht deve passare in secondo piano, e il piacere della scoperta si riaccende più ardente che mai, lasciandoci divorare dalla curiosità di sapere cosa è cambiato e cosa invece è ancora li. Ciò che ritroviamo è artisticamente fuori parametro: il corpo senza vita del “nostro” fabbro gigante, le scale deperite e le mura crollate. Se nel nostro primo incontro la città aveva perso la vita che la animava, aveva quantomeno conservato l’integrità delle sue strutture. Ma nella seconda e probabilmente ultima visita, troviamo il crollo definitivo della grande città dei lord. Well played from software, davvero.
Re senza nome (Dark Souls 3)
Di sovrani ne abbiamo affrontati parecchi nella saga dei souls. Gwyn, Vendrick, Allant. Ma quanti possono vantare un’entrata in scena spettacolare come quella del Nameless King? Suoneremo una campana che creerà un’enorme nuvola calpestabile, una vera e propria arena sospesa nel vuoto. E, varcata la nebbia, lo vedremo apparire a cavallo di una viverna, imponente, temibile, e in grado di controllare l’arma e la magia dei fulmini. Pericoloso nella prima parte, estremamente impegnativo nella seconda, il Boss finale della Vetta dell’Arcidrago rappresenta probabilmente la sfida più imponente in termini di difficoltà dell’intero Dark Souls 3. La jolly cooperation questa volta non vi salverà: la vita del boss aumenterà considerevolmente giocando in 4, e prima che riusciate a tirarlo giù vi avrà già fatto secchi ad uno ad uno se commetterete l’errore fatale di sottovalutarlo.
Ornstein l’Ammazzadraghi e Smough L’Esecutore (Dark Souls)
Questa, signori, è una grandissima boss fight. Da molti considerata la più stimolante e impegnativa di sempre, questa parte dell’originale Dark Souls ha luogo nella stupenda cornice di Anor Londo: la coppia di energumeni darà davvero filo da torcere a chiunque sia tanto stolto da pensare di batterli facilmente. L’agilità di Ornstein sarà complementare alla devastante potenza di Smough, non potremo fuggire di continuo nè tantomeno combattere sempre in faccia a faccia. Non c’è una strategia sempre vincente vista la loro imprevedibilità: in ogni istante per poter vincere in solitaria sarà decisivo ponderare quando attaccare e quando difendersi. Occorrerà inoltre non illudersi sperando di uccidere uno dei due nemici per riportare il fight in un più equo 1vs1: se uno dei due cadrà in battaglia, l’altro ne assumerà il potere diventando esponenzialmente più temibile. Insomma, ragazzi, questa è una delle boss fight che più rappresentano lo spirito dei souls.
Knight Artorias (Dark Souls: Artorias of the Abyss)
Qui c’è dell’epico, ragazzi. L’intero Dark Souls 1 non fa altro che sbatterci in faccia la mitica e affascinante storia dell’Abysswalker, Artorias, colui che riuscì a camminare nell’abisso. L’intero DLC “Artorias of The Abyss” gravita interamente intorno alla sua figura e al conflitto con Manus, il padre dell’abisso. Il fascino di quest’incontro è davvero eccezionale: troveremo un cavaliere leggendario che, dopo tanti successi, è costretto infine a cedere all’abisso, come Vergil dovette cedere a Mundus nell’originale Devil May Cry. Sarà nostro compito, come chosen undead, porre fine alle sofferenze di questo prode cavaliere e consentire al suo onore di rimanere intatto cosi come egli merita. Una scelta decisamente non facile, soprattutto considerando che cosi il piccolo Sif, che incontreremo poco dopo, si troverà da solo. Questa premessa narrativa, insieme al suo moveset e al suo design, rendono il cavalier Artorias uno dei boss più epici di tutta la saga dei souls, e non solo.
Lorian, Elder Prince and Lothric, Younger Prince (Dark Souls 3)
Se qualcuno credeva che Dark Souls 3 non potesse raggiungere le vette qualitative dei predecessori, deve necessariamente tirare giù il cappello di fronte all’epicità di boss fight come questa. Al culmine del Castello di Lothric, sotto la luce di un sole oscurato, raggiungiamo il rifugio di due principi, fratelli, decisi a porre fine al cammino della fiamma sopita, spintasi troppo oltre. Non c’è seriamente nulla che possa considerarsi fuori posto durante questa boss fight: la soundtrack epica, il moveset imprevedibile di Lorian, il doppiaggio magistrale di Lothric e il tangibile legame fraterno che li unisce. Spettacolo, davvero.
Vetta dell’Arcidrago (Dark Souls 3)
E’ davvero paradossale come una delle zone visivamente più spettacolari di Dark Souls 3 sia totalmente opzionale, e anche piuttosto complicata da raggiungere in assenza di funzioni online o di guide. Ma, se avrete l’intuizione di capire come arrivarci, ciò che troverete sarà davvero mozzafiato. Questo luogo domina l’intera Lothric, regalando scorci che sarebbe addirittura riduttivo definire stupendi. L’incontro con Havel la Roccia, l’enorme drago schiantatosi sulla montagna, la boss fight contro la viverna: una serie di elementi che rendono questo posto uno dei migliori.
Lago di Cenere (Dark Souls)
Ancora un luogo evocativo e magistrale, eppure totalmente opzionale. Il Lago di Cenere è davvero uno dei simboli della direzione artistica di Miyazaki: immerso praticamente sotto il livello del mare, laddove prima della nascita della fiamma gli alberi ancestrali dominavano il nulla, si presenta a noi con la sua sabbia bianca a guidarci lungo sentieri sicuri. L’apparente calma è però immediatamente turbata dalla presenza di un’idra, declassata a nemico comune, e delle terribili rane (che in Dark Souls 1 potevano maledirci e dimezzarci la vita) che sono presenti anche lungo il percorso che ci conduce li. Ah, proprio in quel percorso fanno anche la loro comparsa i funghi giganti e i loro pugni atomici. Ma quella è un’altra storia.
Le aree PvP (Giardini radiceoscura – Dark Souls – e ingresso di Anor Londo – Dark Souls 3)
Anche i giocatori più esperti devono necessariamente tenere gli occhi aperti al cospetto di un invasore. Anche se siamo enormemente fiduciosi nelle nostre capacità, la morte potrebbe arrivare nei modi più disparati in presenza di un imprevedibile nemico umano: potrebbe aggredirci mentre combattiamo contro nemici, alle spalle mentre esploriamo, o dall’alto mentre attraversiamo una cunicolo. E’ per questo che zone come i giardini radiceoscura e l’area immediatamente successiva a Pontiff Sulhyvain sono decisamente interessanti. Soprattutto se in compagnia di spiriti amici, essere costantemente sotto la minaccia del pvp dà una sensazione di adrenalina decisamente appagante, ma state pronti anche a rosicare: non sempre i nemici si comporteranno correttamente. Se poi riusciremo a trovare lobby di utenti che combattono tra loro correttamente nel vero spirito da duello, ci sarà davvero da divertirsi.
Fornace della Fiamma Estinta e Anima di tizzoni (Dark Souls 3)
E’ davvero con piacere che inserisco il boss finale di Dark Souls 3 tra i momenti più epici dell’intera saga. Chi temeva che il boss finale non sarebbe stato all’altezza ha invece dovuto ricredersi. Già l’ambientazione che lo circonda è DAVVERO fuori di testa: di mondi post apocalittici ne abbiamo visti tanti, ma raramente ho provato quella sensazione allo stomaco che solo Lothric in rovina ha saputo darmi. Un mondo accartocciato, alterato, distrutto dal potere del tempo e dominato da un sole eclissato, con la fiamma che sta per spegnersi. Il tutto culmina con una boss fight davvero eccezionale: sia a livello meramente simbolico, considerando che stiamo affrontando un’entità ricolma di background, ma anche a livello tecnico, dato che questo nemico sarà in grado di emulare tutte le abilità che noi, come giocatori, abbiamo imparato a conoscere nel corso della saga. Spade, magia dei cristalli, piromanzie, veleni: sa fare tutto. E sa fare anche una combo in grado di oneshottare, quindi occhio!
Guardiani dell’abisso (Dark Souls 3)
Il primo signore dei Tizzoni che affrontiamo in Dark Souls 3 fa impennare improvvisamente la qualità del gioco verso l’alto. Se anche fino a quel momento avevamo vissuto momenti intensi (su tutti l’apparizione dei diaconi e il combattimento del demone con Siegward di Catarina) ciò che si pone dinanzi ai nostri occhi durante questa boss fight è davvero oltre il limite dell’artistico. Cavalieri, una volta compagni, dediti a combattere l’abisso, e pronti ad uccidersi tra loro quanto hanno percepito l’oscurità gli uni negli occhi degli altri. Il combattimento, soprattutto nella sua seconda parte, è impegnativo e spettacolare. La soundtrack che accompagna lo scontro è poi una delle più evocative e riuscite di sempre, lasciando nelle mani del giocatore una vera esperienza, più che una semplice boss fight. Le somiglianze con la boss fight originale di Artorias sono molte, e questo può essere solo un bene.
Lago Ardente (Dark Souls 3)
Ok, questo potrà sembrare strano a chi non è appassionato di Dark Souls fin dal suo primo capitolo. Il lago ardente ha certamente un aspetto imponente (e una balestra alta quanto un palazzo di 4 piani) ma questo non basterebbe, da solo, a giustificare la presenza in questa lista. Ma ciò che voglio riportare è quella sensazione che mi ha accompagnato mentre esploravo, soprattutto quando mi sono reso conto che uno dei cadaveri che vedevo a terra era quello di un demone capra. Poi ho visto quello di un demone toro, le statue sputafiamme, ho trovato un tomo e un bastone e ho avuto la conferma della mia sensazione: eravamo ancora una volta ad Izalith, la vera culla da cui i demoni sono nati per poi invadere il mondo della superficie. E ci sono tante chicche qui, come il semplice fatto che troviamo ancora dei cavalieri neri, il cui compito era proprio sterminare i demoni e scacciarli per sempre. Tutto ciò, per un appassionato, è qualcosa di divino.
Gli NPC: Solaire di Astora, Patches la Iena e Siegward di Catarina (Souls Saga)
Molti dei momenti più geniali e iconici dell’intera saga dei souls sono estremamente legati agli NPC e alle loro side story. Sarebbe impossibile elencarli tutti in questa sede, ma tra tutti, si ergono questi tre signori sopra citati: Solaire è praticamente diventato il simbolo di Dark Souls, con “Praise The Sun” a rappresentare un motto per praticamente tutti gli appassionati. Patches la Iena ha il merito di esser riuscito ad apparire sia nell’originale Demon’s che nei vari Dark, sempre pronto a tendere la stessa trappola a noi ignari giocatori. E quando pensavamo di essere ormai pronti a non cascarci di nuovo, eccolo che arriva, in Dark Souls 3, traverstito da cavaliere di Catarina per fregarci ancora una volta. Well played, Patches. Quanto proprio a Siegmeyer/Siegward di Catarina, credo che vederlo apparire dall’ascensore in Dark Souls 3 sia stato uno dei momenti più divertenti di sempre. Quando poi, alle prese con un demone di fiamme, si è lanciato nella mischia per combattere ancora una volta al fianco del giocatore, ho provato una sensazione di carica che, davvero, è unica nel suo genere. Brindiamo, cavaliere di Catarina!
E quali sono invece i vostri momenti preferiti nella saga dei Souls? Fatecelo sapere nei commenti e seguiteci la prossima settimana, per i momenti peggiori dei Souls nella seconda parte del nostro speciale!