Alcune saghe videoludiche si sono affermate grazie ad un protagonista o ad una mascotte. Un personaggio simbolo che non solo era il perno dell’azione dentro il gioco, ma anche il portabandiera del marchio al suo esterno, spesso assurgendo addirittura a fenomeno di cultura popolare, come avvenuto con Pac-Man di Namco.
Ispirato da una pizza a cui mancava una fetta
Pac-Man debutta nel 1980, diventando in breve tempo uno dei cabinati più richiesti, capace di ingurgitare monete con la stessa voracità del protagonista che ospita al suo interno. E’ stato stimato che Pac-Man ha rastrellato qualcosa come 2 miliardi e mezzo di dollari in monetine in circa 10 anni di presenza nelle sale giochi. Difficile dire qualcosa che già non si sappia sulle meccaniche di questo classico, ma anche la semplicità è uno dei fattori del suo successo. Questa fu dovuta proprio alla natura del mercato arcade, che negli anni 80 metteva gli sviluppatori di fronte alla necessità di creare dei titoli che fossero intuitivi e attraenti anche per un bambino. A distanza di 35 anni mangiare palline bianche e scappare dai fantasmini nei labirintici livelli è ancora divertente come tirare qualche calcio ad un pallone in cortile.
Per chi avesse visto il film “Scott Pilgrim”, bisogna confermare la veridicità della storiella raccontata da Michael Cera: originariamente il nome dello sferoide giallo era davvero Puck-Man, da Paku-Paku, il verso onomatopeico con cui apre e chiude la bocca secondo l’assonanza giapponese. Il termine Puck venne ritenuto calzante dai nipponici anche per via del suo significato in inglese (Puck: folletto, spiritello). Il licenziatario occidentale (Midway, che i fan di Mortal Kombat sicuramente conosceranno) però decise di modificare la traslitterazione in Pac-Man per evitare che un semplice cambio di lettera desse una sfumatura oscena al nome. Difatti sarebbe bastato grattare via la parte rotonda della P di Puck, o correggerla con un pennarello, per ottenere una “F” e dare luogo a doppi sensi non voluti.
L’ideazione grafica invece si deve al giapponese Toru Iwatani, che creò una delle prime mascotte della storia dei videogiochi. Un fenomeno che per lungo tempo divennero il simbolo della creatività e potenza di un marchio, oltre che dell’importanza di una casa. Successivamente una console non poteva dirsi affermata se non aveva il suo personaggio rappresentativo, come fu per Mario con Nintendo, Sonic con Sega.
Non soltanto un videogioco
Secondo molti studiosi, l’impostazione alla base di Pac-Man avrebbe influenzato molti altri generi. Gli esempi più chiari sono indicati negli stealth, in cui il protagonista deve scappare e nascondersi dal nemico anzichè attaccarlo a viso aperto, o negli sparatutto in prima persona, dove la struttura labirintica degli ambienti sarebbe riprodotta da Wolfenstein 3D, inteso come un Pac in prima persona con le armi.
La diffusione di Pac-Man sui media circostanti è estrema, comparendo su cappellini, magliette, avendo dedicate delle serie animate, così come venendo trattato da elemento citazionistico puro, associato automaticamente al concetto di videogioco, come avviene nel film Pixels. Il cantante Weird Al Yankowitch, famoso per le sue parodie di canzoni pop famose, realizzò il brano Pac-Man partendo da Taxman dei Beatles mentre il DJ Aphex Twin compose il “Pac-Man EP” nel 1992.
Non dimentichiamo la famosa battuta del comico inglese Marcus Brigstocke: “I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac-Man avesse influenzato la nostra generazione, staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva”. Ogni riferimento all’abitudine di impasticcarsi in discoteca ascoltando musica techno è puramente voluto.
E’ difficile trovare un personaggio videoludico che abbia avuto un’impatto così largo e duraturo, finendo per strabordare in tanti campi al di fuori di quello originario, eppure Pac-Man c’è riuscito. Quanto al resto della produzione nel media dell’intrattenimento interattivo, bisogna citare alcuni capitoli dovendo fare una difficile selezione lungo una produzione trentennale.
Pac-Man e i suoi fratelli
Ms.Pacman viene prodotto dall’americana Midway che deteneva i diritti per l’occidente legati al marchio. Si tratta di un seguito del capostipite e presenta alcune differenze, limando diversi aspetti e aggiungendo livelli. Il successo è clamoroso e il cabinato piazza ben 115.000 unità sul suolo statunitense, diventando il gioco più diffuso nella storia delle sale giochi americane.
Nel 1984 Pac-Land invece cerca di portare il personaggio alla conquista dei platform bidimensionali. Questo appena un anno prima che Nintendo sganci l’atomica “Super Mario Bros” sul mercato. Pac-Land era decisamente basilare nella progettazione dei livelli, finendo per dover cedere la scena all’idraulico baffuto, che vantava una struttura ben più elaborata e una giocabilità più coinvolgente.
Pac-Mania (datato 1987), è una riproposta del capostipite in chiave pseudo-tridimensionale, dove i livelli sono presentati attraverso una visuale obliqua che dona profondità al tutto.
Pacman World invece è un platform pubblicato per celebrare il ventennale sulla prima Playstation. Il titolo si basa su di un misto di salti, mosse speciali mutuate da Sonic e Mario e puzzle da risolvere. Il suo seguito e il terzo capitolo invece sono approdati su Playstation 2, Gamecube e Xbox. La serie è riconosciuta come una discreta incursione nel genere 3D, mentre i due derivati basati sul cartone animato “Pac-Man e le avventure mostruose” hanno ricevuto pareri di critica più controversi, per via della loro eccessiva semplicità che li ha rivolti espressamente verso un pubblico più infantile e in linea con quello del prodotto televisivo.
Il recente Super Smash Bros ha incluso lo sferoide giallo come combattente. Un riconoscimento ed omaggio, dato che Nintendo ha sempre “invitato” personaggi ospiti, qualora avessero avuto un ruolo importante nelle loro apparizioni sulle sue console.
In Street Fighter X Tekken invece Pac-Man è comparso come lottatore esclusivo delle versioni Playstation 3 e PS-Vita, pilotando un robot dalle fattezze del manichino Mokujin proveniente da Tekken (picchiaduro prodotto sempre da Namco). Inoltre non poteva mancare un derivato basato sui go-Kart, nello specifico Pac-Man Kart Rally.
In tempi recenti invece è stata Bandai Namco a rispolverare il suo eroe creando Championship Edition (nel 2007), ovvero una riedizione del Pac-Man della prima ora, rimodernata rispettando la struttura e la giocabilità classica, scegliendo i giusti tocchi grafici e musiche elettroniche di sottofondo, ma aumentando significativamente la difficoltà. Il sottotitolo “Championship edition” difatti esplica bene quale sia l’intento, ovvero offrire una sfida impegnativa, degna dei giocatori esperti. Il rilancio ha successo e a distanza di qualche anno viene rilasciata l’edizione riveduta e corretta con il postfisso DX. L’ultimo arrivato invece è il recente Championship Edition 2, che espande ulteriormente quanto visto nel primo capitolo.