Cos’è Shin Megami Tensei? Di certo, in qualche modo, avrete sentito parlare di Persona 5 negli ultimi due anni. Un successo planetario coronato da plateale promozione della critica videoludica: un’affermazione che, probabilmente, ha superato le aspettative della stessa ATLUS. Se è pur vero che la software house giapponese è ben nota per la produzione di titoli di alta qualità (basti pensare al più recente Catherine: Full Body) qui si parla di successone internazionale per un gioco che, a conti fatti, va contro tutto ciò che nel “mercato moderno” dei videogiochi viene definito appealing per l’utente. Stile grafico anime in cel shading (adatto infatti alla gen precedente, come testimonia la versione PS3) e combattimenti a turni rendono perfettamente l’idea di un titolo JRPG nel più classico ed anacronistico degli stili. Eppure questa volta ha funzionato alla grande ed il gioco si è guadagnato ampio consenso trasversale.
Ma la sapete una cosa? Questo titolo si chiama Persona 5. Si intitola così perché prima ce ne sono stati altri quattro, ovviamente. Eppure di quanti tra questi avete sentito parlare così ampiamente? Con l’arrivo imminente dell’atteso Persona 5 Royale è finalmente tempo di ripescare dal sottobosco videoludico la serie che ha dato il via a tutto questo. Sto parlando di Shin Megami Tensei, una saga dalle tinte oscure che è stata (assai ingiustamente) relegata troppo spesso ad un mercato secondario qui in occidente. Non si intende fare una retrospettiva vera e propria con elenchi di titoli da recuperare (non del tutto almeno) bensì parlare di una saga che si sarebbe potuta benissimo guadagnare il titolo di “Pokémon per adulti”.
Andiamo con ordine: era il 1987 quando sugli scaffali giapponesi apparve デジタル・デビル物語 女神転生 (Digital Devil Story: Megami Tensei) pubblicato da Namco e sviluppata da ATLUS. Il titolo, disponibile per Famicom e MSX, si rifaceva in alcune parti esplorative al gioco occidentale Wizardry ma introduceva la meccanica del “demon talk” considerata (a ragione) estremamente rivoluzionaria per l’epoca. Il giocatore, nei panni dello studente Akemi Nakajima (reincarnazione della divinità giapponese Izanagi) riesce ad evocare demoni e creature dal regno oscuro chiamato Makai tramite un rivoluzionario programma per computer. Durante il gioco ci si ritroverà quindi a parlare e “trattare” con mostri tutt’altro che amichevoli per tentare di convincerli a prendere le nostre parti ed unirsi al nostro team. I demoni, molto spesso capricciosi e superbi, chiederanno varie quantità di Macca (la valuta del reame demoniaco) oggetti o ci imporranno persino di offrire un po’ del nostro sangue in forma di HP perduti. Se saremo convincenti, i mostri accetteranno di far parte della nostra squadra mettendo al nostro servizio i loro poteri.
Tutto questo vi ricorda qualcosa? Esatto, si tratta fondamentalmente della stessa meccanica (con le dovute variazioni, ovviamente) introdotta quasi dieci anni dopo nel primissimo episodio della fortunata serie Pokémon. Considerato quanto sono stati criticati ai tempi Pikachu & soci, riuscite ad immaginare la ricezione da parte del pubblico italiano (fondamentalmente bigotto) se una serie come Megami Tensei fosse uscita dal “ghetto” al quale l’aveva costretta la presenza esclusiva di testi in giapponese? Il secondo episodio Digital Devil Story II: Megami Tensei vide l’ingresso del talentuoso artwork designer Kazuma Kaneko. Una storia di successo nelle terre del Sol Levante che continua senza sosta dalla fine degli anni ’80 fino ad oggi, con titoli come Shin Megami Tensei (arrivato su Super Famicom/Super Nintendo nel 1992) ed i suoi seguiti fino all’atteso Shin Megami Tensei V che verrà rilasciato in esclusiva su Nintendo Switch in data da confermarsi.
La serie Persona ha invece visto la sua nascita nel 1996 con l’arrivo di 女神異聞録ペルソナ (Megami Ibunroku Persona) realizzato per Sony Playstation e, successivamente, rilasciato in Nord America con il titolo Revelations: Persona. Ufficialmente si tratta del primo episodio di questa serie spin-off di Megami Tensei, oltre che il primo titolo di questo franchise a venir rilasciato fuori dal Giappone e localizzato in inglese. La serie Shin Megami Tensei si distingue dalla saga Persona principalmente per l’ambientazione: i mondi narrati nella prima sono spesso post-apocalittici in cui il sovrannaturale è visibile e presente, mentre la seconda utilizza un approccio più “lovecraftiano” in cui il mondo è apparentemente normale ma dietro le quinte accadono cose incredibili ed inspiegabili.
In termini di tematiche trattate ed in generale lo stile estetico/visivo messo in campo, la serie Megami Tensei non ha problemi a mostrare semi-nudità e simboli dal significato profondamente esoterico. Un mondo in cui demoni e prevaricazione la fanno da padroni, un mondo in cui gli alleati te li devi di fatto “comprare” tramite dialoghi carismatici e pagamenti di vario genere. Prima del fenomeno Pokémon c’era Shin Megami Tensei: con le fusioni tra demoni per ottenerne di migliori con skill “ereditate” dai precedenti, con tematiche adulte e soprattutto con un gameplay dannatamente divertente seppur fedele ad uno schema magari un po’ datato al giorno d’oggi. Andate oltre Persona 5 ed esplorate questo mondo oscuro: non ve ne pentirete.