Tutto ebbe inizio con Hironobu Sakaguchi.
Era il lontano 1987, quando uno delle figure più iconiche di questo settore diede vita a quella che sarebbe ben presto diventata la più famosa saga J-RPG del mondo: Final Fantasy.
L’allora Squaresoft deve molto a quel talentuoso Game designer, artefice di un impero che ad oggi sembra non avere fine. Eppure, l’uomo che trent’anni anni fa salvo la software house giapponese da bancarotta certa, fu lo stesso che nel 2001 condusse la sua azienda sull’orlo del baratro con “Final Fantasy: The Spirits Within”, lungometraggio realizzato interamente in computer grafica ispirato alla celebre serie videoludica e di cui era regista. Un progetto fallimentare che costò all’epoca ben 145 milioni di dollari incassando, durante la prima settimana nei cinema, poco meno di un quinto dell’investimento iniziale (circa 19 milioni). Dopo l’inevitabile rottura con Hironobu Sakaguchi e la conseguente fusione con il colosso giapponese Enix per ammortizzare le spese, la neonata Square Enix aveva bisogno di una figura autoriale per guidare i propri progetti. Ed è in questo marasma che emerse il personaggio di cui tanto aveva bisogno: Tetsuya Nomura. Classe ’70, iniziò la propria collaborazione con l’allora Squaresoft nel 1992 prestando le proprie capacità artistiche alla realizzazione di un mai troppo apprezzato Final Fantasy V e finendo sotto le luci della ribalta per il suo ruolo di character designer in un progetto che definire ambizioso potrebbe sembrare un eufemismo: Final Fantasy VII. Con gli anni Nomura ha acquisito un’importanza sempre crescente all’interno dell’azienda, tanto da diventare un punto di riferimento per tutte le opere sviluppate dalla software house giapponese. Ma il successo personale è giunto indubbiamente con la pubblicazione di Kingdom Hearts, un crossover tra personaggi Disney e Square Enix in salsa action che, senza contare i sei episodi prequel/spin-off e le svariate riedizioni HD, è ancora in attesa del suo terzo capitolo. Tanto per la cronaca, Kingdom Hearts II è stato pubblicato in Europa verso la fine del 2006. Più di 10 anni fa.
Per certi versi non è difficile notare delle somiglianze con un altro personaggio chiave dell’industria giapponese moderna, Hideo Kojima, che per anni è stato il volto e il cuore di Konami. Oggi sappiamo tutti com’è finita. La cancellazione di P.T., l’allontanamento dai lavori, la segregazione e la chiusura in fretta e furia di Metal Gear Solid V e il divieto, imposto dalle alte sfere Konami, di partecipare alla premiazione dei VGA del 2015. Kojima era diventato un personaggio scomodo all’interno di una software house che voleva cambiare rotta, velocizzare i tempi di sviluppo dei propri prodotti e spingere l’acceleratore sulle sue due serie di punta in occidente: Pro Evolution Soccer e il già citato Metal Gear. E tutto ciò era palesemente in controtendenza con i tempi di sviluppo biblici che da sempre contraddistinguono le produzioni targate Koijma.
Ed ecco la seconda similitudine con Nomura. Non che ci siano segni evidenti di rottura con Square Enix, sia chiaro, ma appare evidente la volontà da parte del colosso dell’intrattenimento giapponese di ridimensionare la figura del pluripremiato autore. In primis, il passaggio di testimone da lui a Hajime Tabata nello sviluppo di Final Fantasy XV. Un cambiamento doloroso ma necessario, a detta della società, per consentire a Nomura di concentrarsi sullo sviluppo di Kingdom Hearts III, l’ennesimo miraggio videoludico di questa generazione.
In fondo l’ultima Fantasia Finale ha vissuto una gestazione travagliata fin dalla nascita e, come la tela di Penelope, è stata disfatta e tessuta più e più volte a partire da quel Final Fantasy Versus XIII, originariamente colonna portante del progetto Fabula Nova Crystallis che fin da subito, con la pubblicazione di Final Fantasy XIII, si è rivelato un fallimento in termini di pubblico e critica e di cui Nomura si è dovuto assumere ogni responsabilità. Fermo restando che parliamo comunque di un gioco che ha generato profitti per ben 7,8 milioni di dollari.
Da qui, la decisione di salvare il salvabile e di rendere il suddetto titolo un episodio del tutto nuovo della serie, prolungando oltremodo i lavori e costringendo Square Enix a ribadire in più occasioni che il progetto c’era, esisteva e che prima o poi sarebbe stato mostrato al grande pubblico. Iconico a tal proposito fu l’art realizzato nel 2012 dallo stesso Nomura per le celebrazioni del venticinquesimo anno della serie che raffigurava il volto del giovane erede al trono di Final Fantasy XV, Noctis, con su scritto “Congratulazioni per il 25° anniversario. Vi prego di attendere il suo turno”. E in molti, all’epoca, avevano letteralmente perso ogni speranza di vedere il gioco sugli scaffali dei negozi.
In secondo luogo, il subentrare di Kyohei Suzuki, membro della Business Division 4 di Square Enix, in qualità di Game Designer, nello sviluppo del remake di Final Fantasy VII. Altro boccone amaro per Nomura da mandare giù, nonostante resti comunque Game Director del progetto. Anche qui, la motivazione sembra essere palese: posticipare ulteriormente l’uscita del primo capitolo del gioco non è ammissibile, in vista delle celebrazioni per il trentesimo anno della serie, nonché per il ventesimo anniversario di Final Fantasy VII.
Il 2016 ha visto quindi un forte ridimensionamento della figura di Nomura da parte di Square Enix, che preferisce affidare i propri lavori a personaggi meno conosciuti che hanno gestito negli anni progetti indubbiamente minori piuttosto che lasciare tutto in mano al giovane designer, con tempi di sviluppo eccessivi e un non trascurabile incremento del budget necessario. In fondo, è il caso di ricordarlo, Hajime Tabata ha lavorato a titoli piuttosto dimenticabili come The 3rd Birthday e Final Fantasy Crisis Core per PSP mentre Kyoukei Suzuki si è occupato di giochi del “calibro” di Kingdom Hearts 358/2 e Kingdom Hearts Re:Coded per Nintendo DS. Ma di certo, è molto più semplice lavorare con personalità meno note nel settore e ben più devote alla propria software house rispetto a figure “ingombranti” che dettano il bello e il cattivo tempo all’interno della società.
Probabilmente il futuro di Nomura è legato a doppio filo dal ritorno commerciale dei due progetti chiave del 2017 per Square Enix e ai relativi tempi di sviluppo, dato che il colosso nipponico non può permettersi ulteriori ritardi e profonderà tutte le proprie energie affinché il remake di Final Fantasy VII e Kingdom Hearts III vedano la luce nell’anno venturo.
Con buona pace per i piani di Tetsuya.