Il recente annuncio di Infinite Warfare ha alimentato giudizi durissimi sul prossimo capitolo di Call of Duty e la comunità dei giocatori ha espresso una forte disapprovazione tale da segnare un record di voti negativi sul filmato dell’annuncio. Tuttavia su cosa si sta basando l’opinione dei giocatori? Esiste la possibilità che il prodotto finale sia meritevole?
“Chiamandolo COD venderà di più”
Partiamo dall’inizio: Jason West e Vince Zampella fondano sotto l’editore Activision lo studio Infinity Ward nel 2002 e creano una serie bellica ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale che riscuote un buon successo. Nel 2007 esce Call of Duty 4: Modern Warfare, acclamato per l’innovativa contemporaneità, gettando le basi per la consacrazione di massa che verrà raggiunta dal suo seguito. All’epoca Robert Bowling rilasciò immagini promozionali in cui sulla copertina del gioco compariva solo la dicitura “Modern Warfare 2” tagliando il titolo Call of Duty perché, nell’opinione dello studio, il filone moderno andava considerato diversamente da ciò che COD rappresentava con la sua ambientazione storica. Su pressione di Activion però non viene abbandonato il riferimento agli episodi passati proprio per sfruttare il richiamo che già esercitava sul pubblico e spingere al meglio le vendite.
Con questa mossa si viene a creare una dipendenza vantaggiosa e pericolosa tra nome e gioco, che lo rafforza come marchio ma lo cementifica nell’immaginario del pubblico secondo il contesto realistico che lo aveva distinto dalla fantascienza sfruttata da molti concorrenti dell’epoca. Rinunciando a slegare Modern Warfare da Call of Duty, Activision ha massimizzato le vendite di quello che era ancora un marchio sorgente e si è assicurata un traino per accompagnare quelli futuri come Black Ops, ma ha creato un meccanismo per cui ogni nuovo capitolo finisce per doversi confrontare con i migliori successi pubblicati sotto quel nome e che ora rischia di tornare indietro come un boomerang.
Le lamentele del pubblico difatti si basano soltanto sulla scelta dell’ambientazione, ma questa basta a far percepire Infinite Warfare come qualcosa di estraneo a Call of Duty. Sul lato opposto invece Battlefield 1 ha riscosso un grande apprezzamento sempre e soltanto in base ad un filmato di presentazione, unicamente grazie alla scelta della Prima Guerra Mondiale, segnando un gradito ritorno alle origini.
Questione di etichetta
Quindi cosa determina l’attesa e l’entusiasmo del pubblico? Le caratteristiche del gioco oppure il suo contesto? In entrambi i casi non si sono visti ancora filmati di gioco vero e proprio, ma trailer più cinematografici che, come ben si sa ormai nel settore, non sempre riflettono la qualità finale e le potenzialità offerte con il pad alla mano. I prodotti completi quindi potrebbero offrire sorprese positive e negative.
Non è la prima volta che un Call of Duty parte da posizioni criticate per poi sorprendere positivamente, oppure che uno studio satellite di Activision riesca ad avanzare oltre il ruolo di ultima ruota del carro. Perché prima che Infinity Ward affrontasse la caduta qualitativa degli scorsi anni, la stessa posizione era ricoperta dai Treyarch, bollati ai tempi di World At War come quelli “incapaci di imparare dai migliori”, quelli “rimasti fermi alla noiosa ambientazione storica” (per citare commenti che circolavano abbondantemente in rete tra il 2008 e il 2010).
Gli stessi annunci di Black Ops 2 e 3 sono stati accolti con perplessità riguardo la deriva futuristica, salvo poi farsi apprezzare grazie a caratteristiche molto interessanti. Il 2 ha introdotto una campagna con un sistema di bivi legato alle prestazioni che non ha precedenti in uno sparatutto in prima persona e che snocciola dei bivi narrativi enormi senza ricorrere al solito meccanismo della scelta tra “opzione A, B o C”.
Se la hacker viene rapita o meno dipende da quanto velocemente vengono sconfitti i nemici sulla stazione Colossus, se Harper si ferisce dipende dalla nostra bravura durante la fase di guida, completare la fase stealth ascoltando per intero Menendez sblocca una nuova missione Strike Force, raccogliere i documenti ed interrogare Kravchenko apre le porte al finale in cui si può salvare Alex Mason e via dicendo. Un modo originale per raccontare la storia oltre che spingere alla rigiocabilità per provare azioni diverse e differenti risultati.
Parlando con alcuni lettori inoltre ho realizzato come una grande maggioranza non sia neppure a conoscenza della chiave di lettura che permette di reinterpretare tutta quanta la storia di Black Ops 3. Come il finale lascia ad intendere, tutto ciò che avviene tra le missioni 3 e 11 in realtà ha come protagonista Taylor, mentre ciò che affronta il giocatore è qualcosa di molto diverso, come confermato leggendo i documenti consultabili nel terminale della base e mettendo in pausa il testo scorrevole pre-missione. Scoperto questo, in molti hanno gradito la complessità narrativa che ne emerge, dove ogni evento va riletto e acquisisce un nuovo significato.
L’importanza di chiamarsi Videoernesto
Infinite Warfare potrebbe quindi riuscire a sorprendere con una campagna in grado di offrire una storia o delle meccaniche particolarmente riuscite ed innovative per la serie?
Dalle dichiarazioni giunte sinora sarà possibile affrontare delle missioni secondarie per scoprire nuovi segmenti della trama e ottenere dei potenziamenti particolari. Questo scardinerebbe il difetto della linearità e potrebbe persino allungare la longevità diversificando ogni partita.
Quindi qual’è il problema? Sarà l’ambientazione futuristica/fantascientifica a renderlo un brutto gioco o si tratta solo di ostilità verso una caratteristica slegata dalla giocabilità e dalla grafica?
A questo si può rispondere ponendo un’altra domanda: e se invece di chiamarsi Call of Duty fosse stato annunciato con un nome diverso e proposto come nuova IP anzichè come seguito di uno sparatutto celebrato per il suo realismo, come sarebbe stato accolto?
L’accanimento verso Infinite Warfare è la somma di una serie di fattori maturati nel corso degli anni: l’eccessivo ricorso al filone futuristico, gli scarsi precedenti ottenuti da Infinity Ward dopo l’abbandono dei suoi brillanti fondatori ma anche il confronto con i predecessori di maggior successo. Ogni nuovo Call of Duty che si affaccia sul mercato difatti deve sconfiggere non solo la concorrenza, ma anche Modern Warfare 2 e Black Ops 2 (per citare quelli che risultano più amati dal pubblico).
Nonostante il marchio di cui fa parte dovrebbe garantirgli sulla carta una buona pubblicità, per Infinite Warfare la strada è tutta in salita, dovendo convincere un pubblico prevenuto sulla sua qualità. Ironicamente gli sparatutto targati Activision si trovano nella stessa situazione dei protagonisti della commedia di Oscar Wilde (Algernon e Jack), i quali si presentano come Ernesto per corteggiare con successo due ragazze disposte ad innamorarsi di chiunque porti quel nome, finendo poi per scatenare una serie di equivoci e bisticci.