L’epidemia Coronavirus ha colpito pressoché ogni settore senza fare distinzioni, ne sono esempi i recenti rinvii di titoli precedentemente attesi per questi mesi e la difficoltà legate alla chiusura di negozi e fabbriche. Fare già un bilancio ad Aprile potrebbe sembrare assurdo, non fosse che la situazione di emergenza globale ci impone di analizzare e approfondire meglio la questione relativa all’impatto e alle conseguenze del Coronavirus sul mondo dei videogames. Gli slittamenti delle date d’uscita dei titoli di questo 2020 sono sempre più numerosi e importanti, mentre le Expo più note agli appassionati stanno dando forfait. Con l’immagine stampata nella mente del Sindaco di Bari che invita i ragazzi a restare a casa a giocare alla PlayStation (inteso come termine generico per indicare i videogiochi), la stessa PlayStation non classificata come bene primario, cerchiamo di capire cosa cambierà del nostro passatempo preferito e quanto invece siano importanti in i videogames in un momento simile.
La scienza da sola non basta, riaprite i GameStop
Parafrasando Matteo Salvini, noto politico della Lega nonché difensore della cultura cristiana, la scienza da sola non basta per aiutarci ad affrontare questa epidemia, bisogna anche affidarsi a piattaforme di streaming, ebook e, naturalmente, alle nostre care console. Il problema principale è che tali prodotti non rientrano nella categoria dei beni primari, ed è per questo motivo che quasi la totalità dei rivenditori di titoli in formato fisico sono attualmente chiusi. A causa di ciò, molti publisher hanno deciso di rivedere la schedulazione dei propri titoli per garantirne l’uscita in formato sia fisico che digitale, come nel recente caso di The Last Of Us II, giunto ormai al suo, doveroso, secondo rinvio. Diverso il discorso per Final Fantasy VII Remake, ormai già distribuito sullo store online di Playstation e consegnato da alcuni siti di e-commerce ma rimasto ancora nel limbo per chi l’ha prenotato da alcune catene come GameStop, le cui copie fisiche rimarranno bloccate fino a riapertura dei negozi (a tal proposito, è di recente diffusione la possibilità di convertire i preorder effettuati in negozio in buoni acquisto online). Capcom ha deciso addirittura di posticipare il rilascio della versione fisica di Resident Evil 3 Remake, già disponibile in digitale. Una misura drastica ma doverosa per non infliggere un ulteriore colpo al settore delle catene di distribuzione di videogiochi, un mercato già ampiamente in crisi. Ma se in Giappone le copie di Ring Fit Adventure sono introvabili e i negozi sono costretti a organizzare delle lotterie per mettere in vendita le poche unità rimaste di Nintendo Switch, siamo davvero sicuri che i videogames non siano un bene di prima (o seconda, o terza) necessità? Del resto la stessa L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’hashtag #PlayApartTogether assieme ad alcune fra le principali società del settore per incentivare il gioco online come forma alternativa per socializzare. Insomma, i videogames non sono necessari finché non servono alle istituzioni per dissuaderci dall’uscire di casa? Forse è bene rivedere il ruolo che hanno alcune forme d’intrattenimento in questo periodo e non solo, spesso oggetti di critiche e luoghi comuni da parte dei media generalisti. Che questo evento possa far cambiare idea agli scettici riguardo ai videogames?
L’impatto del Coronavirus sull’industria del videogame
Come molti altri settori, anche quello dei videogames è stato colpito in maniera non indifferente dagli effetti del Coronavirus. Se, infatti, lo sviluppo di nuovi titoli potrebbe essere garantito grazie allo smart working (come dichiarato dal team di CD Projekt Red, che ha voluto rassicurare i fan circa il destino di Cyberpunk 2077), diverso sembra essere il discorso sulla produzione hardware, a forte rischio di calo vista la chiusura temporanea delle fabbriche. Questo evento potrebbe quindi addirittura far slittare la data di uscita di PlayStation 5 e Xbox Series X, anche se al momento non sembra esserci ancora delle indicazioni a riguardo. Nel caso in cui questo pericolo venisse sventato, la produzione delle nuove console potrebbe comunque non essere sufficiente a soddisfare l’ampia domanda degli acquirenti. Ne è un esempio la difficoltà di reperire una Nintendo Switch in questi giorni in Sol Levante, i cui ordini sono aumentati del 20% rispetto al periodo precedente all’epidemia Coronavirus. Aumentano invece a dismisura le vendite del software, soprattutto attraverso i canali di distribuzione digitale. Animal Crossing: New Horizons e Doom: Eternal hanno registrato numeri da record e il lockdown delle varie nazioni ha certamente contribuito alla diffusione dei due titoli usciti a Marzo. Meno entusiasmanti sono invece i numeri relativi alla vendita del formato fisico degli stessi titoli, limitati alla sola distribuzione delle copie prenotate attraverso i siti di e-commerce. Un altro aspetto toccato da questa epidemia che potrebbe influire negativamente sull’uscita dei titoli previsti per i prossimi mesi, è quello relativo alla localizzazione e quindi traduzione degli stessi giochi provenienti da software house giapponesi. Il processo di localizzazione di un titolo si snoda attraverso una serie di figure che culminano nel ruolo, eventuale, del doppiatore, ovvero di colui che presterà la voce ai protagonisti del gioco. Mentre il lavoro di traduzione e localizzazione può essere svolto nella modalità di smart working, più complicato sembra essere il discorso per il doppiaggio, i cui studi sono, ovviamente, chiusi fino a data da destinarsi.
Cosa resterà di questi anni venti
L’altro grande quesito riguarda l’eredità di questo 2020 sul piano videoludico. Se durante il primo quadrimestre abbiamo infatti gioito grazie ai botti di Doom Eternal e Animal Crossing: New Horizons, nonché per l’effetto nostalgico riuscito in pieno con Final Fantasy VII Remake (e un po’ meno con Resident Evil 3), sembra esserci invece poca chiarezza sui prossimi mesi di questo 2020. Non sapremo, ad esempio, quando potremo finalmente mettere le mani sul prossimo titolo di Naughty Dog, l’attesissimo sequel di The Last Of Us che, dopo il primo rinvio dello scorso febbraio, è stato nuovamente rinviato fino a data da destinarsi. Chi si attende invece nuovi scoppiettanti annunci durante la consueta rassegna Losangelina dedicata ai vg quest’anno dovrà ricredersi: così come il GDC anche l’E3 è stato cancellato a causa del Coronavirus, un destino che potrebbe estendersi alla fiera teutonica della Gamescom, che però non sembra aver ancora mostrato la quasi inevitabile bandiera bianca. Poco male comunque in un’epoca digitale come la nostra, che consente alle aziende di poter dirottare annunci e comunicazioni direttamente sui propri canali social in una forma meno spettacolare ma ancor più diretta. Lo hanno già fatto, per esempio, Nintendo, pubblicando a sorpresa un Direct “Mini” lo scorso mese, e più recentemente Sony, svelando a tutto il mondo il design del nuovo DualSense di PlayStation 5 attraverso un semplice tweet. Insomma, l’industria non si ferma, anzi. Mancheranno, con ogni probabilità, nottate passate incollati allo schermo per seguire in diretta le nostre conferenze preferite, ma avremo comunque la nostra buona dose di annunci sparpagliata qua e là sul web. Dovremo solo avere più pazienza, magari aspettare qualche settimana o mese in più per immergerci finalmente nel nostro videogame preferito, o attendere un po’ più tempo per sapere il destino di quell’attesissimo sequel o per conoscere da vicino quei giochi tutt’ora avvolti nel mistero, ma ne varrà certamente la pena. E poi chissà, magari questo lungo periodo di clausura ispirerà i prossimi capolavori che vedremo nel futuro…