Considerare un videogioco mezzo attraverso il quale veicolare un messaggio morale in termini di umanità è davvero il giusto canale su cui affidarsi? Oppure sarebbe meglio affidare compiti di tale portata a film e libri di testo?
Detroit: Become Human cerca di rompere qualsiasi stereotipo in materia al fine di dimostrare al mondo che anche un prodotto come un videogioco, considerato per lo più come mezzo ludico, attraverso cui godere del più totale e spensierato divertimento, può seriamente trattare tematiche dolorose come la violenza domestica. Anche al costo di ricadere in censura.
Un’opera coraggiosa
Il compito affidato dal director David Cage verso la sua ultima creatura consiste proprio nel mostrare scene di violenza, tradotte anche in abusi e in successivi omicidi, senza veli di alcun genere. Non per divertimento, come potremmo riscontrare in opere del tipo Mortal Kombat, in cui alla componente di gameplay è associato il divertimento scaturito dal gustare brutali e impressionanti kill per mano del combattente selezionato; non per vantarsi di essere ”moralisti” o per imporre una visione precisa del mondo: l’obiettivo è anzi verificare come il giocatore possa comportarsi di fronte ad una situazione in cui una bambina, ad esempio, rischia di essere soffocata dal proprio padre e, di conseguenza, accendere un fuoco dentro la persona in possesso del controller da cui possa scaturire una precisa domanda: ”E’ giusto che un videogioco si occupi di trattare tematiche così delicate? Ho fatto la scelta giusta in questa situazione?”.
Ora più che mai, Detroit: Become Human pone delle scelte al giocatore che, a confronto delle precedenti produzioni di Quantic Dream, sembrano quasi azzardate e fin troppo coraggiose, tanto da destare l’attenzione di alcuni politici nella nostra vita quotidiana, pronti ovviamente a rivolgere il dito contro la produzione firmata David Cage.
Stando ad uno stereotipo profondamente radicato dalla nascita del prodotto videoludico, non sarebbe compito del videogioco esporre topic di tale portata, per quanto grande la buona fede della casa di sviluppo verso la trattazione di quest’ultimi.
Andare controcorrente, in generale, è sempre indice di polemica.
Non una violenza fine a se stessa
Ma la violenza, almeno in Detroit: Become Human, non è fine a se stessa. Vi è una storia che circonda tre personaggi differenti, ciascuno con il proprio passato, con i propri drammi quotidiani e persino con una specifica colonna sonora a contribuire al quadro di ogni vicenda e, stando alle parole dello stesso David Cage, la tematica in questione verrà portata anche sino ai titoli di coda.
Dietro una trama che porta in scena la storia di tre particolari androidi e del loro difficile rapporto nei confronti dei relativi artefici ed in generale della stessa umanità, è riposto il desiderio di creare una connessione con il giocatore. Un rapporto che preveda un processo collaborativo attraverso cui a ciascuno è riservato il diritto di giudicare la violenza in sé.
Perché sarebbe facile proporre un videogioco in cui non è riposto alcun valore etico-morale: un’esperienza che punta tutto sul comparto narrativo e su una trama indimenticabile deve spesso e volentieri porsi come rivoluzionaria nei confronti del genere di appartenenza, valorizzando o integrando anche topic considerati tabù per il settore di origine. Osare, infatti, a volte potrebbe tradursi come la scelta giusta, in altre occasioni invece – e specialmente nei casi in cui non si ha la minima idea di ciò che si vuole mostrare al pubblico – potrebbe essere decisamente deleterio.
Sarebbe estremamente semplice giudicare da 15 minuti di demo il valore di un prodotto o accusarlo di blasfemia, solo attraverso una mera cutscene, verso alcune problematiche che coinvolgono la nostra società; tuttavia, spesso dimentichiamo che dietro un videogioco si celano una o più persone, che nel tentativo di mostrare la realtà delle violenze sono pronte a rischiare severe conseguenze come la censura.
Un’opera coraggiosa, al passo coi tempi, e forse anche rivoluzionaria per lo stesso genere di appartenenza. Tali caratteristiche, attualmente, mi sento di affiancare a Detroit: Become Human, con la speranza che il prodotto definitivo, in commercio dal 25 maggio, possa rispecchiare le mie aspettative e di innumerevoli altri appassionati in attesa di testare l’ultima fatica di Quantic Dream.