Avete presente quando uno arriva per ultimo ad una festa? E’ un pò il caso di Battlefield, il quale giunge soltanto ora a proporre la sua interpretazione della moda del momento: i battle royale.
Come il suo rivale Call of Duty, anche Battlefield non solo offre una modalità Battle Royale, ma le dà anche un nome proprio: Firestorm. La scelta però non è casuale, dato che la tempesta di fuoco del titolo rappresenta la minaccia che restringe la mappa di gioco ad ogni minuto e rende lo scontro sempre più serrato e cruento.
Firestorm funziona esattamente come molti altri BR e non cerca di proporre nulla di nuovo o originale, quanto di adattarlo al contesto di Battlefield. Come negli altri casi, anche qui ci si paracaduta in una zona circoscritta e bisogna combattere da soli, o a squadre, sino a restare gli ultimi in partita per aggiudicarsi la vittoria. La differenza però è data dall’inserimento di mezzi pesanti, i quali sono un punto caratteristico anche del comparto competitivo classico e che qui vengono introdotti per dare uno strumento in più a chi gioca con degli amici.
Nonostante la battle royale possa essere affrontata anche da soli, come anticipato, la formula più adatta in questo caso è quella corale, potendo usare carri, jeep con mitragliatratrici e persino elicotteri, assieme ai propri alleati. Lanciarsi nella tempesta di fuoco da soli infatti è il modo meno soddisfacente, in quanto le armi da cecchino la fanno da padrone, specie grazie ai numerosi punti da cui controllare interi pezzi di mappa, come collinette o case diroccate (che diventano tali tramite la distruttibilità ambientale, anche qui presente in modo consistente grazie a bombe, bazooka e cannoni).
Discorso diverso invece qualora ci si lanci all’assalto in compagnia, guidando un carro e facendo affidamento su di un bravo cannoniere che si occupa di snidare i tiratori accampati.
Firestorm, nel complesso, è studiata per essere fruita in squadra e non da cani sciolti, al pari del multigiocatore competitivo e interpretando anche questa modalità secondo lo stile tipico della serie.
La gestione dell’equipaggiamento invece è più convenzionale, con armi, accessori, zaini e quanto altro, che possono essere raccolti e suddivisi in base ad una rarità crescente che ne determina efficacia e potenza. Alcuni pezzi di armamentario sono reperibili lungo le solite casse, altri invece, quelli particolarmente pregiati, possono essere recuperati conquistando zone specifiche come se fossero delle piccole postazioni in Dominio.
Se nelle meccaniche Firestorm non si distingue, nel versante grafico invece è facilmente il miglior battle royale in circolazione. La concorrenza infatti è composta da titoli free to play, mentre le alternative a pagamento sono più modeste. Vuoi perchè Blackout di Call of Duty usa un motore grafico ormai datato, vuoi perchè PUBG, specialmente su console è molto male ottimizzato. In questo caso invece troviamo una definizione ambientale decisamente alta. Nonostante il dettaglio non sia sempre uniforme, il Frostbite rimane un bel vedere anche se al prezzo di diminuire a circa 60-64 partecipanti le partite, segno che da qualche parte si è pur dovuto tagliare.