Per essere un vecchietto Batman se la passa bene. Con 75 anni di vita editoriale, celebrati lo scorso anno, non è facile dedicargli una retrospettiva vista l’enorme abbondanza di materiale a lui ispirato.
Il cavaliere pixeloso
La sua prima apparizione nel mondo dei videogiochi risale al 1986 decretando quasi trent’anni di presenza in questo media. Il suo esordio avviene con l’omonimo “Batman”, della Ocean, su Amstrad, MSX e ZX Spectrum, prototipi dei computer di massa odierni. Si parla di un’ epoca in cui non esisteva neppure Windows e questi dispositivi vantavano specifiche tecniche come 16K o 48K di ram per gestire tutto, contro gli 8 giga incorporati in Playstation4 e XboxOne oggi. Il titolo era un’avventura che simulava un ambiente tridimensionale grazie alla visuale isometrica, in cui recuperare pezzi mancanti di un hovercraft per permettere a Batman di raggiungere Robin e salvarlo.
Il suo seguito arriva nel 1988, sempre grazie ad Ocean, stavolta anche per Amiga e Commodore 64, due sistemi che fecero la parte del leone nella diffusione dei videogiochi casalinghi assieme al Nintendo Nes e al Master System di Sega. “The Caped Crusader” abbandonava l’esplorazione isometrica ponendo Batman sul classico piano bidimensionale lineare, in cui esplorare ambienti, risolvere enigmi e sconfiggere gli scagnozzi del Joker e del Pinguino. La nota di originalità risiedeva nella grafica a riquadri che simulava le vignette dei fumetti e la narrazione con didascalie nella parte alta dello schermo.
Il 1989 però è l’anno del Batman cinematografico di Tim Burton, successo epocale, di cui vennero prodotti diversi adattamenti. Degni di nota quelli per Nintendo e Mega Drive, entrambi sviluppati dalla giapponese Sunsoft. I due giochi presentavano meccaniche platform e d’azione, in stile Ninja Gaiden, mantenendo diverse differenze nella struttura dei livelli: quello per Mega Drive ricreava molto più fedelmente gli avvenimenti del film aggiungendo sezioni di guida e sparatutto su Batmobile e Batplano, quello per Nes invece era più una libera interpretazione. Per la giapponesissima console Pc-Engine della Nec, sempre Sunsoft sviluppò un altro titolo ancora, in cui bisognava girare per livelli-labirinto con una visuale dall’alto, sconfiggendo nemici e raccogliendo chiavi.
Hai mai danzato con il diavolo nel pallido plenilunio? – Jack Nicholson
Scordiamo i lanci in contemporanea mondiale degli ultimi anni: al tempo Giappone, America ed Europa erano tre mercati con ritmi e tempistiche diverse. Batman per Mega Drive venne rilasciato a metà del 1990 (circa un anno dopo il film) mentre le versioni americane ed europee seguirono rispettivamente nel 91 e 92. Discorso analogo per la versione Nes. In quel periodo erano piuttosto frequenti tempi così dilatati nella distribuzione tra un mercato e l’altro. Basti pensare che il Nintendo64 uscì in Giappone nel Giugno 1996 mentre in Europa nel Marzo 1997. Il Mega Drive esordì a fine Ottobre del 1988 e venne portato in Europa a fine Novembre del 1990, quasi due anni dopo, in cui chi non voleva aspettare, si affidava al mercato d’importazione, molto più sfruttato rispetto ad ora.
Qualcuno potrà dire che si stava peggio ma intanto lo stesso studio produceva 3 giochi completamente diversi su 3 sistemi differenti, nonostante fossero legati alla stessa licenza. Un concetto di multipiattaforma che oggi possiamo solo sognare, che premiava l’identità e la varietà permettendo ad ogni console di ottenere una sua versione veramente esclusiva.
Gotham a 16 Bit
L’uscita di Batman Returns sul grande schermo non tarda ad essere sfruttata. Per Nintendo e Super Nintendo ci pensò Konami, con due picchiaduro a scorrimento scimmiottanti Final Fight, (molto apprezzato su Snes, dato che ottenne due seguiti in esclusiva). La versione per MegaDrive venne sviluppata da Malibù Interactive, compagnia assemblata con pezzi fuoriusciti da Ocean (già di casa sul personaggio), ricalcando invece il genere Shinobi, più popolare su Mega Drive. Lo stesso gioco venne trasportato su Mega-Cd, aggiungendo sezioni di guida con la Batmobile. Particolare lo scontro con Catwoman, che avveniva mentre scorrevano i titoli di coda su schermo, dopo aver sconfitto il Pinguino.
Atari stessa si occupò, con buoni risultati, di Batman Returns per la sua console portatile: il Lynx. Una piattaforma forse trascurata dal mercato, nonostante si proponesse come discreta via di mezzo tra GameBoy e GameGear, vantando uno schermo a colori (contro il bianconero del Gameboy) che consumava meno batterie del GameGear (pur non raggiungendone l’eccellenza grafica). Il consumo energetico difatti era un requisito importante, paragonabile all’autonomia di un cellulare odierno. Le console portatili non integravano una batteria ricaricabile con un semplice spinotto e richiedevano ogni volta la sostituzione di alcune pile stilo.
Nel 1992 intanto era uscita la serie animata di Batman che in molti si ricordano ancora oggi. Nonostante fosse accessibile e rivolta ad un pubblico giovane, vantava il giusto dosaggio di elementi drammatici nelle storie, risultando godibile anche per un pubblico adulto e mantenendosi come un classico dell’animazione, di qualità superiore a gran parte delle produzioni odierne. Da questo cartone hanno tratto diversi titoli, alcuni poco interessanti, altri decisamente validi come The Adventures of Batman&Robin per Super Nintendo: in cui si mescolavano elementi platform e picchiaduro con originali e creativi scontri con i boss (come il puzzle-labirinto imposto per sconfiggere l’enigmista, o lo scontro in caduta libera dai palazzi contro Catwoman) e uno stile grafico molto fedele alla controparte televisiva.
Adventures of Batman&Robin su MegaCd invece si limitava ad offrire sezioni di corsa/sparatutto con Batmobile e Batplano troppo ripetitive, riproponendo come gioco intero quello che era stato soltanto il contorno di Batman Returns. Nonostante fossero poco riuscite, le versioni per Mega Drive e MegaCd avevano dei meriti artistici a favore: Jesper Kyd firmava la colonna sonora della versione MD (ora lo ricordiamo per le musiche di Assassin’s Creed e Hitman), mentre il MegaCd vantava sequenze animate degli autori originali realizzate in esclusiva e doppiate da gente come Mark Hamill (Luke Skywalker) e Ron Perlman (Hellboy).
Justice League Task Force invece era un picchiaduro ad incontri passato in sordina dal momento che in quegli anni i cloni di Street Fighter 2 erano numerosi e di livello ben più alto.
Indovina, indovinello: chi ha paura del pipistrello? – Jim Carrey
Passando al periodo oscuro, non perchè riferito a Batman, ma oscuro per il basso livello qualitativo dei giochi che gli vennero dedicati, dobbiamo ricordare (anche se non vorremmo) Batman Forever per i soliti 16bit di Sega e Nintendo. Acclaim produsse un picchiaduro a scorrimento usando il motore di Mortal Kombat, con risultati perfettamente in linea con ciò che Batman Forever era come film: una bruttura. Poco meglio, ma sempre troppo poco, l’omonimo arcade arrivato su Playstation e Saturn. Sempre Acclaim a pubblicarlo ma sviluppato da Iguana, sotto-tono nonostante fossero capaci di prodotti migliori come Turok. Una Ubisoft ancora piccina pubblica Gotham City Racer per Psx nel 2001: un gioco di corse con grafica tremendamente scarna e privo di ogni attrattiva. Ci riprovano con Batman Vengeance su Ps2 mantenendo una certa coerenza con il lavoro precedente: grafica con zero dettagli. Aggiungiamo ambienti di gioco non proprio ricchi di interazione per ottenere un titolo decisamente piatto e sottotono.
Il marchio passa per una breve parentesi a Kemco con Batman Dark Tomorrow su Xbox e Gamecube. Nonostante le buone premesse di creare un gioco open-world e presentando un motore grafico sontuoso a confronto dei predecessori 3d, Kemco scivola sulla ripetitività, parecchi bug e su un uso delle telecamere inefficiente. A poco servì aver ingaggiato uno scrittore dei fumetti di Batman e della trama di Final Fantasy per curare la storia; il risultato complessivo rimase problematico.
Rise of Sin-Tzu si ritorna ad Ubisoft, che ingaggia il disegnatore di culto Jim Lee per realizzare un nuovo cattivo con cui caratterizzare il videogioco. Le meccaniche reggevano discretamente bene nonostante i picchiaduro a scorrimento avessero più volte fallito nel passare dal 2D al 3D e la colonna sonora invogliava il giocatore a seguire l’azione e non fermarsi. Negli stessi anni gli stealth avanzava sul mercato Splinter Cell, affiancando al classico Metal Gear Solid. Questo servì da spunto ad Electronic Arts per la licenza del film Batman Begins, anche qui con risultati discreti ma senza sorprendere il grande pubblico.
Pipistrelli in alta definizione
Di lì in poi si giunge alla generazione HD, dove il Lego diventa una chiave di lettura di molti marchi famosi, a cui Batman non sfugge, incontrando favori di pubblico e critica nella sua versione blocchettosa. Nel 2009 Warner pubblica Arkham Asylum rendendolo un acquisto obbligatorio anche per chi è totalmente disinteressato a questo supereroe. Per la storia recente basta guardare all’altissimo livello qualitativo della serie specie nell’ultima installazione: Arkham Knight. Uno spazietto se lo ritaglia anche Arkham Origins: Blackgate per Ps-vita e Nintendo 3DS, con la struttura alla “Metroidvania” adattissima al personaggio.
Per gli appassionati di combattimento ci pensano i creatori di Mortal Kombat incrociando l’universo della Dc Comics (quindi Batman, Superman, Flash e soci) con il cast del loro picchiaduro, abbassando per l’occasione il tasso estremo di violenza per accontentare le richieste della casa editrice.
Il titolo arrivò a più di dieci anni di distanza dallo storico X-men vs Street Fighter che per la prima volta fece scontrare i personaggi Capcom contro i supereroi della Marvel, ma soddisfaceva quella che per tanto tempo era stata una fantasia ricorrente di parecchi giocatori. In seguito Netherrealm Studio espanderà il discorso con Injustice, sviluppato con il motore di Mortal Kombat 9 e completamente incentrato sui supereroi della Dc.
Batman si conferma un nome importante anche nell’industria dei videogiochi e l’ultima decade lo ha visto alla riscossa con prodotti di alta qualità. Per gli amanti del retrò il materiale rimane comunque tanto, costringendo forse a dover setacciare l’oro dai sassolini ma ricompensando con giochi degni del Cavaliere Oscuro.