Nell’infinità di revival e operazioni nostalgia che affollano il mercato contemporaneo, il ritorno di Sonic al volante non poteva passare inosservato. Dopo esperimenti più o meno convincenti nel campo dei racing game arcade, SEGA ha scelto di imprimere un nuovo slancio alla formula, puntando con decisione sull’inedito Sonic Racing: CrossWorlds. Una scelta che non è soltanto un recupero del passato, ma un tentativo di modernizzare il concetto stesso di kart racer, introducendo meccaniche peculiari che – al netto della loro apparente immediatezza – si rivelano in grado di incidere sul ritmo, sulla strategia e persino sulla percezione della competizione. Alla Gamescom 2025 è stato possibile affrontare un Gran Premio completo, composto da quattro gare, sufficiente a restituire un’idea chiara delle ambizioni del progetto e della solidità della sua struttura.
Non solo velocità, ma anche strategia
La prima caratteristica che emerge è la gestione dei tracciati, che si propongono in numero consistente fin dal lancio: 14 piste suddivise in differenti ambientazioni tematiche, capaci di attingere tanto dall’immaginario classico della saga quanto da reinterpretazioni più audaci. Non si tratta soltanto di scenari colorati e pulsanti, ma di vere e proprie arene dinamiche che si trasformano nel corso della gara. La trovata più significativa è infatti la meccanica del cambio di mondo, che interviene al passaggio sul secondo giro: il tracciato si piega, si trasfigura e trasporta i piloti in un’ambientazione parallela, con traiettorie nuove, ostacoli inediti e sezioni aeree o subacquee che cambiano radicalmente l’approccio alla guida. Una metamorfosi che ha un impatto diretto non solo sulla spettacolarità visiva, ma anche sulla gestione delle traiettorie e delle derapate. Con il terzo giro si ritorna alla configurazione originale, ma ormai il terreno di gioco è mutato, gli equilibri sono stati spezzati e le posizioni acquisite possono ribaltarsi in un istante.
La varietà del roster gioca un ruolo altrettanto determinante: oltre 20 i personaggi selezionabili, ciascuno portatore di un diverso stile e di una precisa collocazione all’interno delle quattro classi di veicoli disponibili. Si va da quelli rapidi e leggeri, perfetti per chi predilige agilità e controllo – a quelli studiati per massimizzare l’accelerazione e sfruttare al meglio i trick; ci sono poi quelli più “power”, imponenti e resistenti, quindi capaci di farsi strada anche in mezzo al caos della pista, per poi chiudere con gli immancabili kart più bilanciati che trovano nella gestione dei power-up la propria carta vincente. La suddivisione non è puramente cosmetica, ma incide in modo significativo sul feeling alla guida, al punto da condizionare la strategia del giocatore già in fase di selezione.
Altro aspetto cruciale è rappresentato dalla personalizzazione dei kart. L’intervento non si limita al piano estetico – con decalcomanie, verniciature e accessori dedicati – ma si spinge sino all’inclusione di perk specifici, veri e propri bonus che alterano le regole della gara e che possono essere equipaggiati pre-gara in fase di setup del veicolo prescelto. Alcuni esempi provati includono la possibilità di iniziare la corsa al volante di un camion – capace di schiacciare gli avversari nei primi metri di pista – o di partire da subito con specifici power-up offensivi, passando per la riduzione del tempo necessario per caricare il livello iniziale della derapata. Quest’ultima meccanica merita un approfondimento: le derapate possono infatti essere caricate su livelli multipli (fino a tre, maggiore è la durata del drift e maggiore sarà l’impatto che ne deriva), ciascuno dei quali garantisce un boost di accelerazione sempre più marcato. Avere accesso più rapido al primo livello significa dunque guadagnare un vantaggio tangibile nelle curve più strette e nelle sezioni tecniche, soprattutto quando il già citato cambio di mondo rivoluziona le traiettorie.
La raccolta degli anelli, marchio di fabbrica della saga, non è stata relegata a semplice elemento di fan service: accumularli incrementa progressivamente la velocità massima del mezzo, creando un incentivo costante a percorrere traiettorie ottimali e a esporsi al rischio pur di conquistarne quanti più possibile. La gestione di questi anelli si affianca all’uso dei power-up, che in CrossWorlds assumono un ruolo ancora più rilevante rispetto al passato. È possibile immagazzinare fino a due potenziamenti contemporaneamente, con la possibilità di salire a tre se si equipaggia il veicolo con uno specifico perk in fase di setup. Questa scelta aggiunge profondità alla strategia di gara, perché il giocatore deve decidere se liberarsi rapidamente di un oggetto o conservarlo in vista di un momento più opportuno, sapendo che il margine di stoccaggio non è infinito.
Quel confronto con Super Mario Kart…
Il confronto con Super Mario Kart e con i suoi illustri discendenti appare inevitabile, ed è evidente che SEGA abbia preso ispirazione dalla struttura del capostipite. Tuttavia, laddove l’opera Nintendo predilige la sobrietà e un equilibrio calibrato tra casualità e abilità, CrossWorlds si lascia andare a effetti molto più “pimpanti”: i power-up sono visivamente esplosivi, le animazioni dei trick volutamente esagerate, i cambi di mondo autentici colpi di scena scenografici. Non per questo l’esperienza risulta meno leggibile o caotica: al contrario, la solidità del sistema di guida e la chiarezza dei feedback a schermo consentono di mantenere il controllo anche nei momenti di massima concitazione.
Elemento non secondario è rappresentato dai trick, eseguibili in corrispondenza dei salti più ampi o delle rampe sparse nei tracciati. L’input corretto permette di attivare evoluzioni aeree tramite lo stick analogico che, oltre a conferire spettacolarità, incidono direttamente sulla velocità, generando mini-boost immediati – ulteriormente cumulabili qualora venissero inanellate combo più lunghe di evoluzioni. La precisione nel timing diventa quindi una risorsa strategica, soprattutto quando ci si trova a inseguire un avversario in prossimità del traguardo. In questo senso, CrossWorlds riesce a fondere spettacolo e sostanza, premiando la padronanza del mezzo tanto quanto la capacità di adattarsi alle variabili introdotte dai continui cambi di scenario.
Dopo le quattro gare del Gran Premio testate a Colonia, l’impressione è quella di un titolo che riesce a coniugare immediatezza e profondità, accessibilità e competitività. Sonic Racing: CrossWorlds non vuole semplicemente rincorrere i giganti del genere, ma prova a definirsi attraverso un’identità propria, fatta di mondi in trasformazione, perk personalizzabili, power-up gestiti con criterio e un roster ampio in grado di stimolare sperimentazione continua. La strada intrapresa sembra solida e ricca di potenziale, e se la versione finale saprà mantenere questa freschezza lungo l’intero arco dei contenuti, SEGA potrebbe finalmente riportare Sonic a correre in pista con la stessa credibilità che il riccio blu ha saputo conquistarsi nei platform.