Sono passati ben quattro anni dal rilascio del primo gameplay trailer di Skate Story, titolo di debutto di Sam Eng al tempo chiaramente in fase embrionale. Curiosamente, lo sviluppatore presentò il gioco per la prima volta proprio mostrando i controlli dello skate e un’esperienza psichedelica dai modelli ancora spartani; insomma, esteticamente vuoto.
Due anni fa, invece, la sorpresa: il trailer ufficiale pubblicato con Devolver Digital. La compagnia americana ha saputo ancora una volta prendere sotto la sua ala protettrice un titolo indipendente unico nel suo genere, con una delle tagline più affascinanti del settore: sei un demone fatto di vetro e dolore e, nonostante ciò, devi continuare ad andare in skate. Noi abbiamo avuto il piacere di provare la demo in questi giorni e, ora, vi spiegheremo perché questo gioco vada inserito immediatamente in wishlist. Ecco l’anteprima di Skate Story.
Il demone di vetro e dolore
Se la tagline non fosse sufficiente, ci penserà l’incipit del primo capitolo provato in anteprima a convincervi. Il nostro demone di vetro e dolore ha una sola missione: scappare dalla mitica dimora dei morti con uno skateboard, concessa dal Diavolo a patto di diventare anime di vetro estremamente fragili, con la sola missione di raggiungere la Luna e ingoiarla. Compiuta questa missione, si potrà salutare l’oltretomba.
Questa vibe surreale viene accompagnata da un’estetica liminale e vaporwave, assieme alla colonna sonora di Blood Cultures. Sam Eng porta quindi al pubblico una esperienza indie pop in tutto e per tutto, che cerca di scaturire, con gameplay e design, delle emozioni ben specifiche. Nostalgia, smarrimento, ricerca della propria essenza. Nella circa mezz’ora di demo traspare il desiderio dello sviluppatore di farci vivere un viaggio in un sogno ad occhi aperti appartenente ai Millennials e ai primi appartenenti alla Gen Z.
Skate Story è un gioco generazionale, ma non così irraggiungibile. È una visione surreale che potrebbe davvero dare una percezione molto diversa ai giochi di skateboard. Distante dai classici della serie Tony Hawk’s Pro Skater, parzialmente vicino ai più recenti Session e Skater XL, ma con una componente narrativo-filosofica preponderante. Più che un gioco vero e proprio, sembra già proporsi come arte.
Il gameplay: un assaggio convincente
Anche nel gameplay sembra avvicinarsi a Session, alternativa moderna, più realistica e simulativa, agli arcade per PS1 dell’iconico skater americano. Senza essere però troppo realistico, si intende. I controlli dello skate lasciano massima libertà nella espressione con i trick che, nella demo con un singolo capitolo, si limitano a Pop Shove -It, Kickflip e Ollie, combinabili con degli Switch, 360, Slide e Grind. Questi ultimi, naturalmente, dipendono esclusivamente da come si interagisce con determinati ostacoli.
I trick servono per superare trappole, fare salti nel vuoto, raggiungere piattaforme e raccogliere anime. A cosa servono le anime? Beh, a comprare tè Arizona (senza brand in-game, ma dall’estetica inconfondibile) e nuove tavole da skate, decorate con le cover di altri giochi Devolver e ciascuna – si presume – con ulteriori effetti passivi da scoprire.
Avendo giocato una sezione breve di Skate Story, affrontando il tutorial e una boss fight del primo capitolo, è ancora presto per dare un vero giudizio al gameplay. Possiamo però già dire che il tempismo è importante ma non essenziale – per ora. Il design delle prime ambientazioni è notevole e il senso di velocità e ritmo è ottimo. Più problematica è la telecamera: se da un lato aiuta molto a definire le vibes di Skate Story, dall’altro rende più complicato muoversi senza colpire certi ostacoli e senza raggiungere gli obiettivi.
Skate Story sarà un capolavoro indie pop?
Al netto di questa unica pecca da noi notata durante la breve demo, Skate Story promette molto bene. La premessa della storia cattura immediatamente il giocatore. I controlli dello skate sono semplici da apprendere e fluidi. La scrittura dei dialoghi è interessante e ha un senso dell’umorismo inusuale, con sfumature filosofiche piacevoli da cogliere.
Skate Story ci ha dato una ottima impressione tout court e il potenziale è chiaro, facile da notare. Sam Eng sta finendo di confezionare una esperienza che ci auspichiamo mantenga quanto visto finora. Dopo anni di demo, finalmente un assaggio, e sembra già un capolavoro indie pop. Personalmente, già non vedo l’ora di correre sullo skate con il mio caro amico, demone di vetro, all’uscita della build definitiva.