Sin da quando è stato annunciato, Shadows of Doubt ha saputo incantare il pubblico e conquistare l’attenzione di molti giocatori. Fino a oggi, difatti, le avventure di misteriosi detective sono dipese da storie coinvolgenti e ben scritte. Basti pensare a Blacksad o Chicken Police, entrambi concepiti in mondi animaleschi dove l’atmosfera noir-comica riempie ogni ambiente. Il progetto indipendente firmato ColePowered Games, invece, punta tutto sull’autentica esperienza di un detective. Nessuna narrazione effettiva, un mondo cupo da scoprire, e una quantità di meccaniche spaventosa.
A quasi un anno e mezzo dal debutto su Steam in accesso anticipato, finalmente la versione 1.0 è arrivata e decreta anche il lancio su PlayStation 5 e Xbox Series X|S. Pertanto, vediamo in che stato si trova il gioco nella recensione di Shadows of Doubt.
Shadows of Doubt è puro noir
Shadows of Doubt è ambientato in una realtà alternativa negli anni ’80 iperindustrializzata. La politica è guidata dalle multinazionali e le città sono tristi, cupe, immerse nello smog. Tra uffici, palazzi amministrativi, diner e appartamenti, la distopia vive in un caos silenzioso. Persino nel municipio, che opera anche da stazione di polizia e ospedale centrale, vengono assegnate liberamente missioni dalla malavita. Basta una chiamata alla persona giusta, a un numero scritto su un post-it anonimo, e si aprono le danze.
In questo mondo completamente simulato e pieno di vite apatiche e diffidenti, noi siamo un investigatore privato. Il nostro compito è accumulare più denaro possibile per uscire da questo tugurio, per scappare da questa distopia e andare in pensione in località esotiche, ben lontane dall’inquinamento. Per farlo, dobbiamo accettare ogni caso possibile. Che si tratti di fotografare il partner che tradisce la propria dolce metà, o risolvere un omicidio ben architettato, ogni missione è essenziale per avvicinarci al nostro traguardo.
La bellezza di Shadows of Doubt sta proprio nella vita cittadina. Gli edifici vengono generati proceduralmente assieme alla popolazione, che vive anche senza la nostra influenza. I crimini si susseguono, i senzatetto fanno l’elemosina e i lavoratori vanno avanti e indietro tra casa e ufficio. Tra i residenti, tra una routine e un’altra, si nascondono serial killer e stalker, persone innocenti che, d’un tratto, per qualche ragione decidono di rubare e uccidere.
Si tratta quindi di un immersive sim sandbox con un’atmosfera cyberpunk-noir dal fascino sorprendente. Non c’è una vera e propria storia, bensì un setting generico. La scrittura dei casi è notevole e la loro generazione randomica è efficace, ma non sempre. Più complessi sono, più è probabile che il risultato finale sia confuso e senza alcun nesso logico concreto. Tendenzialmente è possibile ricostruire l’accaduto dall’inizio alla fine grazie a e-mail, messaggi, dichiarazioni ed elementi rimasti nella scena del crimine. Tuttavia, spesso si incorre in storie fallaci abbastanza deludenti. Dipende tutto dalla generazione casuale del mondo, dei casi e dei cittadini.
Il gameplay: mai visto un gioco così, ma…
Ne consegue che il gameplay, con meccaniche e dinamiche dalle fondamenta piuttosto solide, possa far notare qualche passo falso. Shadows of Doubt alza il sipario con un omicidio-tutorial non troppo complesso, ma adatto a illustrare le basi del gioco. Si osservano le impronte digitali, si analizza la vittima, si raccolgono le prove e si avvia la ricerca del criminale. Per farlo si sfrutta una bacheca in cui è possibile appendere i vari indizi e creare collegamenti con dello spago di vario colore, definendo i legami nella maniera più appropriata.
Pensare come un detective è decisamente affascinante e Shadows of Doubt lo fa come in nessun altro videogioco. Grazie a una serie di gadget si raccolgono le prove e si ricompone il caso tra movente, arma del delitto, vittima e criminale. Gli attrezzi del mestiere sono molti: si trovano fotocamere per immortalare sospetti, Codebreaker per aprire casseforti, manette per limitare le azioni di un sospetto, e altro ancora. Gli usi restano relativamente limitati alla tipologia di caso. Le nostre abilità investigative, ad ogni modo, vengono sempre messe alla prova.
Indagine dopo indagine, la complessità aumenta. La ramificazione di indizi e gli intrecci da ricostruire si fanno più articolati. Si inizia a osservare attentamente ogni minimo dettaglio, dal colore dei capelli al gruppo sanguigno, passando per impronte digitali, genere e lavoro. In parte, la bellezza del gioco è proprio questa. Tuttavia, risulta essere anche il suo tallone d’Achille.
La generazione casuale di casi sempre più difficili, infatti, può portare a un collegamento piuttosto anomalo degli indizi. La ricostruzione evidenzia quindi come le singole storie siano sempre meno coerenti. L’immersione, di conseguenza, viene meno. In più, purtroppo esistono modi per aggirare le indagini stesse e rendere automatica la scoperta del colpevole o dell’individuo cercato dal mandante.
Il potenziale di Shadows of Doubt è evidente
Non manca inoltre la possibilità di abusare dei perk per far evolvere il personaggio man mano che si ottengono determinate risorse, rendendolo quasi invincibile o facilitando eccessivamente la risoluzione dei casi. È chiaro che in una distopia noir non possano mancare interventi chirurgici per migliorare resistenza, intelligenza e altre nostre caratteristiche. Serve però anche un attento lavoro di bilanciamento affinché il pacchetto ludico non venga compromesso.
Bisogna parlare inoltre di una continua mancanza di contenuti. In un anno di accesso anticipato, compreso il lancio della 1.0, con tre aggiornamenti chiave si sono introdotti nuovi lavori, nuovi edifici, interazioni inedite e piccoli elementi per migliorare il gameplay. Peccato che non sia ancora sufficiente e, dopo una decina di ore di gioco, il tutto inizi a perdere freschezza anche agli occhi di coloro che potrebbero amare Shadows of Doubt.
L’IA potrebbe poi migliorare con risposte più realistiche alle azioni del giocatore. O ancora, servirebbero nuovi ambienti e il modding tramite Steam Workshop su PC, fortunatamente già previsti nella roadmap post-lancio. Con i giusti interventi dopo la versione 1.0, il titolo può raggiungere vette più alte e imporsi come uno dei migliori immersive sim degli ultimi anni. Il potenziale è chiaro, durante l’Accesso Anticipato si è fatto vedere in maniera più che evidente. Il team di sviluppo, però, ha ancora lavoro da fare, poiché dare più profondità a un progetto così articolato è necessario ma tutt’altro che agevole.
Qualche problema di performance
Più importante è il lavoro necessario al fine di migliorare la quality of life, ridurre i bug – che, pur essendo sempre meno, rischiano comunque di rovinare certe partite anche in maniera irrimediabile – e ottimizzare il gioco. Shadows of Doubt ha difatti ancora qualche problema nelle lunghe sessioni, anche su Steam Deck dove, tutto sommato, risulta comunque piacevole da giocare e pienamente compatibile.
Sulla nostra build composta da NVIDIA GeForce RTX 3070, AMD Ryzen 5 5600X e 16 GB di RAM a dettagli medio-massimi si nota un calo degli FPS dopo avere giocato per diverse ore, segno che il gioco richiede una quantità notevole di risorse dal sistema se la sessione si protrae.
Esteticamente resta sbalorditivo, grazie a un uso saggio dei voxel per realizzare l’intero mondo di gioco e i personaggi. Dobbiamo ammettere, tuttavia, che nelle patch degli ultimi mesi fino alla 1.0 il mondo sembra meno dettagliato e più “plasticoso”. Esplorare la città con un sottofondo jazz, risolvendo con calma un caso e immergendosi nell’atmosfera, resta pur sempre spettacolare. Forse è il modo migliore per godersi Shadows of Doubt, considerati i suoi difetti. Cimentandosi nel roleplay è possibile sospendere per un attimo la continua valutazione dei chiari problemi del gioco. Resta, però, un attimo.
La recensione in breve
Shadows of Doubt è un titolo potente, un sandbox noir unico e dal potenziale chiaramente immenso. Peccato che la sua espressione sia ancora limitata, dopo un lungo accesso anticipato. È un immersive sim incredibile con un gameplay loop che può causare dipendenza o risultare noioso in poco tempo, senza alcuna via di mezzo. Mai come in questo gioco ci si sente dei veri detective, grazie a una generazione di casi complessi e affascinanti. Eppure, la logica dei casi proposti e la loro varietà non sono pienamente convincenti. In più, necessita di una maggiore ottimizzazione e ancora si trova qualche bug. Crediamo che possa migliorare nettamente dopo il lancio della 1.0, grazie anche alle mod, ma dipende tutto dalla volontà del team di sviluppo di supportare il progetto sul lungo termine.
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Voto Game-Experience