6 anni fa impressionò il mondo, con uno stile che sembrava più legato al mondo del cinema che a quello dei videogiochi. Ninja Theory torna sulla scena videoludica con Senua’s Saga: Hellblade 2, intenzionata a ripetere quel successo del 2018 e pronta a lasciare il suo segno in maniera indelebile. La giovane eroina intraprende un nuovo viaggio per conoscere la verità e trovare delle risposte ad alcune domande rimaste in sospeso. I demoni del suo passato non le lasciano scampo, e il dramma della psicosi si presenta più intenso e violento che mai. In questo nuovo viaggio nelle fredde terre islandesi Senua non sarà sola, per quanto il concetto di solitudine appaia sempre come “relativo”. Se volete immergervi in questa nuova spirale, non vi resta che proseguire con la nostra recensione di Senua’s Saga: Hellblade 2.
Una nuova dimostrazione di forza
I videogiochi sono considerati, per antonomasia, dei perfetti prodotti atti ad intrattenere e divertire. Siamo tutti concordi con questa definizione, ma sappiamo anche benissimo che esistono delle eccezioni pronte a sovvertire completamente il concetto stesso di divertimento, trasformandolo in un qualcosa che viaggia in un verso che definire contrario è solo un mero eufemismo. Giocare e provare, al tempo stesso, dolore, sofferenza e disperazione non è qualcosa che passa inosservato. E non parliamo solo della storia, ma di tutto un ecosistema esperienziale che ha il potenziale di edificare una nuova milestone in tutto il settore videoludico.
L’intro di Senua’ s Saga: Hellblade 2 ci guida in quello che è successo nel corso del primo capitolo, che giunse sul mercato circa 6 anni fa. In quel lontano 2018 il mondo conobbe il nuovo “volto” di Ninja Theory, per quanto i più attempati ancora ricordavano alcuni capolavori datati dello studio, con Heavenly Sword e DMC ancora saldi nei nostri cuori. Hellblade: Senua’s Sacrifice venne concepito come un videogioco indipendente, finanziato direttamente dallo studio e senza ricorrere al cappello di un publisher o l’aiuto concesso dal crowdfunding. Ma in pochi ricordano che il concepimento di questo titolo avvenne a seguito di un rifiuto di quello che stava diventando il mercato videoludico e di una volontà di non aderire a quel sistema.
Definirlo, quindi, come gioco di protesta sembra quasi fisiologico, ma risulta comunque fuori luogo. Definirlo, invece, come dimostrazione di forza è forse il significato che calza meglio a pennello all’IP concepita da questa software house inglese. L’esperienza dell’epoca di basava su 3 pilastri fondamentali: l’esplorazione dei drammi derivati dalle malattie mentali, la narrazione cinematografica e la cura maniacale della dimensione artistica del gioco.
A distanza di 6 anni, la musica non è minimamente cambiata, ma Ninja Theory non è più la stessa di un tempo. Quello studio indipendente è ora divenuto un cavallo di razza nella scuderia dei Microsoft Studios, quei 15 sviluppatori impiegati nello sviluppo del primo capitolo sono divenuti 100 nel secondo, e quelle 15 ore di esperienza si sono trasformate in “appena” 6 di assoluta intensità. Non commettete l’errore di giudicarle come poche, ma tanto bastano per mettervi lo stomaco sotto sopra e prendere a schiaffi la vostra coscienza.
Ninja Theory e l’arte del more of the same
Nel nostro ingrato compito di giudici “senza scrupoli”, ci tocca valutare un’opera per come si presenta oggi dinnanzi a noi, con l’unica concessione fornita dal confronto con il primo capitolo (avendo l’accortezza di contestualizzare ogni nostra affermazione rispetto alla momento storico d’uscita del gioco). Ninja Theory, dal 2018 ad oggi, ha migliorato nettamente la sua build, con mamma Microsoft che ha vegliato costantemente sull’operato della software house inglese. Senua’s Saga: Hellblade 2 è sicuramente frutto di un percorso di maturazione di competenze all’interno del team, ma anche chi ha finanziato il gioco aveva i mezzi per farlo. Il numero di addetti ai lavori, impegnati in questo sequel, parla già da solo. Tutto questo, però, sembra viaggiare controcorrente rispetto al “primo impatto” del prodotto da valutare.
In appena 6/8 ore si giunge innanzi ai titoli di coda, con a seguito l’effimera speranza che il finale visto sia quello giusto. Il gameplay, però, si presenta con le stesse meccaniche del primo capitolo, niente di più e niente di meno. Ed ecco che tiriamo fuori quel termine che tanto amiamo noi, noi che siamo sempre pronti con quella dannata penna rossa: MORE OF THE SAME. Un bollino nero, il marchio della lettera scarlatta, il sommo sacrilegio videoludico. Non ci nascondiamo dietro un dito anzi, siamo anche felicissimi di urlarlo a squarciagola. E non ci fermiamo quì, visto con Senua’s Saga: Hellblade 2 celebriamo il miglior more of the same degli ultimi anni. Un capolavoro di riattualizzazione di quanto già pensato e concepito, enfatizzato in tutti i suoi assett base, anche sfruttando il “VERO” potenziale delle console di nuova generazione.
Le animazioni – sia in fase dinamica attiva che passiva – sono dense di dettagli. Anche il linguaggio non verbale del corpo e del viso è curato minuziosamente, con quel dramma psicologico che non vive solo nella testa della protagonista e che si riflette sulla carne e sui muscoli della povera ragazza. Anche le sessioni di combattimento permettono di celebrare questa cura maniacale dei dettagli, con i movimenti di Senua e degli NPC antagonisti che non sembrano mai seguire un preciso pattern sequenziale. Eppure troviamo ancora la “solita” schivata e parata (perfetta e non), con le animazioni che semprano “riprodursi” proceduralmente. Ogni sequenza di combattimento giunge, infatti, come unica e irripetibile.
E che dire delle sessioni esplorative, che questa volta prendono in prestito le magiche bellezze islandesi (che incantarono il buon Tameem Antoniades in un viaggio di piacere, prima di lasciare definitivamente lo studio inglese). A conti fatti si assiste ad una maggiore apertura degli orizzonti di movimento, concedendo al giocatore una vana illusione di allargamento del level design. I percorsi obbligati, purtroppo, sono sempre lì silenti, anche se quell’elastico mentale che si accorcia in occasione del dramma di Senua riesce a fare molto più male adesso che nel 2018. La brusca chiusura del mondo attorno alla giovane protagonista arriva sempre come un calcio nello stomaco. E tutte le volte succede sempre qualcosa di diverso. Di inaspettato. Di drammatico, al punto tale che sarete quasi costretti a fare una pausa per rimettervi in sesto. E se non ricordiamo male, tutto questo fa rima con “Immersione”. Benvenuta next-gen.
La Nuova Frontiera dell’Immersione
La nuova generazione di console ci ha prospettato un nuovo modello di fruzione del videogioco stesso. Lo strumento del controller, ad esempio, da semplice trasmettitore di input e divenuto un vero e proprio cordone ombelicale atto a sincronizzare le nostre emozioni con gli stimoli tattili forniti dal gameplay. Precisiamo: siamo ancora nel regno delle classiche “vibrazioni” (e non di feedback aptico, che a breve arriverà anche sui controller Xbox). Nonostante questo, Senua’s Saga: Hellblade 2 utilizza appieno queste funzionalità fornite dal controller Xbox, calibrando intensità e durata a seconda del preciso momento di gioco. Anche il contatto tra le lame, in sede di combattimento, segue diversi livelli di gradazione dinamici e non preconfigurati.
Sul fronte sonoro, assistiamo al miracolo dell’audio binaurale. Questa funzionalità constente di riprodurre un’audio con una profondità tridimensionale, a patto che chi ascolta sia dotato di cuffie. Nel nostro caso, anche aderendo all’invito (molto insistente) degli sviluppatori – con disclaimer che ri-proponevano, ogni 3×2, tale suggerimento – abbiamo indossato degli auricolari Atmos DTS compatibili, giusto per essere sicuri di non perdere nemmeno un decibel per strada. Il risultato di questa scelta degli sviluppatori, aiuta ad entrare meglio nel dramma di Senua, un dramma fatto di voci, urla, gemiti che rimbalzano nella testa della giovane protagonista. Presenze costanti, che non aiutano in alcun modo ed alimentano solo costanti insicurezze, giusto per non essere mai sicuri che la scelta fatta sia quella giusta o meno.
Eh sì, ci rendiamo conto che quella famosa quarta parete, quel confine che separa il reale dal non, è bello che andata. Il problema è che non si tratta di pura e semplice immersione videoludica, ma ci sostituiamo in tutto e per tutto a Senua. E quella malattia mentale, quelle psicosi che vedevamo da lontano nel 2018 e che ci davano quella libertà di formulare, ogni tanto, un distaccato “Poverina”, oggi ci fanno sentire letteralmente piccoli dinnanzi alla vera entità del dramma a cui stiamo assistendo. Pardon, vivendo.
Una nuova alba videoludica
Senua’s Saga: Hellblade 2 è una nuova dimostrazione di forza di Ninja Theory, anche se stavolta è facile che si sia andati anche ben oltre le aspettative. Il 2024 non verrà ricordato come l’anno delle migliori produzioni videoludiche di sempre, ma siamo certi sul fatto che esisterà un nuovo modo di concepire i videogiochi dopo il 21 maggio. Un mondo in cui non troveranno più spazio le scuse circa la scarsa potenza di calcolo del mondo console, o che vede inutili schieramenti darsele di santa ragione per decidere cosa è meglio tra la qualità grafica e la fluidità del framerate.
Ninja Theory, per esempio, ha puntato tutto sulla qualità grafica, una qualità che si avvicina al fotorealismo in tutte le fasi di gioco. Dalla scelta dei materiali come il legno e l’acciaio sino ad arrivare ai macro dettagli presenti nell’ambientazione, ogni singolo aspetto è gestito e curato in maniera più che maniacale. Ma questo livello di dettaglio non incide in alcun modo sulla tenuta e sulla stabilità del framerate. Scuse di sorta, ancora, non le abbiamo sentite.
Lato gameplay, come abbiamo già detto, l’assenza di dinamiche dedicate ci ha messo di fronte alla constatazione circa la presenza di un clamoroso more of the same. Al tempo stesso, per quanto abbiamo già visto tutto nel corso del 2018, restiamo pietrificati dinnanzi a cotanta profondità di dettagli.
Quei pilastri vincenti del primo capitolo, non solo hanno permesso di erigere una nuova IP ma anche di esplorarla in lungo e in largo sul fronte qualitativo sino a cristallizzare un nuovo standard per il settore. Siamo convinti che a partire dal giorno 21 maggio esisterà un mondo prima ed uno dopo, con buona pace di chi ha già messo in conto di questo avvenimento. Ovvero, noi.
VERSIONE TESTATA: Xbox Series X
La recensione in breve
Una nuova frontiera videoludica sta per aprirsi. Una nuova era è pronta per iniziare. Quel primo impatto di more of the same viene cancellato dall'entità dei miglioramenti degli assett cardine del primo capitolo. Le meccaniche di gioco non presentano feature dedicate per il sequel, anche se il contesto aiuta a dimenticare questa carenza. Storia e personaggi sopra le righe, che aiutano ulteriormente a vivere sulla propria la pella il dramma della povera Senua. La candidatura al GOTY è assicurata.
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Voto Game-Experience