Scarlet Nexus è un legame scarlatto con il videogiocatore. La nuova opera di Bandai Namco, partorita e sviluppata dalle teste del game director Keji Anabuki e l’art director Kouta Ochiai, è una pura manifestazione dell’amore per il settore, che dimostra quando il rischio di creare un prodotto nuovo può essere la strada giusta. Partendo dalla storia del “Filo rosso del destino” (che tra l’altro abbiamo già analizzato in un precedente articolo in riferimento a Scarlet Nexus) il team è riuscito a creare un mondo narrativo unico e coinvolgente con tutte le caratteristiche che rispecchiano una buona storia. Non eccelsa, ma sicuramente al di sopra della media, con delle scelte narrative non originali, ma ben implementato e raccontate.
L’attesa è stata molta e l’hype ancora di più, ma ora siamo lieti di esporre i nostri pareri su quello sarà il nuovo punto di riferimento della storica Casa giapponese per i giochi avvenire.
Bene Guardiani, mettevi in fila e imbracciate le vostre armi! Abbiamo delle vite da salvare!
Yuito e Kasane, due storie legate da un filo
Le vicende del gioco si svolgono a New Himuka, un Paese-continente fittizzio post apocalittico che è sotto l’invasione di pericolose creature chiamate Esterni. Queste bizzarre creature cadono dal cielo dalla Fascia dell’Estinzione, una nube che ricopre i cieli del continente. La società futuristica di New Himuka è stata in grado di creare un sistema di vita gestito dalle abilità psioniche, sfruttando lo Psynet e l’Arahabaki, il super sistema di controllo ove tutta la rete neurale converge. Oltre all’uso quotidiano, la rete neurale è l’unico strumento di difesa contro gli Esterni: ogni essere umano possiede un certo organo psionico nel cervello che consente alle persone di sviluppare poteri soprannaturali, come la pirocinesi e la telepatia. Gli umani con questi poteri sono chiamati “psionici” e vengono esplorati e reclutati dalle Forze di Soppressione degli Esterni, detti FSE, come Guardiani Scarlatti.
In Scarlet Nexus ci sono due protagonisti, Yuito Sumeragi e Kasane Randall: entrambi con un passato distorto e con il potere della psicocinesi, essi avranno una propria storia assestante durante il gioco, seguendo quella che è la trama principale ma avendo ognuno la propria prospettiva delle cose.
I ritmi narrativi sono intriganti e coinvolgenti per la maggior parte del gioco, dando ampio spazio alla caratterizzazione dei protagonisti tra soprese e grandi rivelazioni. A differenza di come si potrebbe pensare, ci sono molte scene inedite per ognuno dei protagonisti e questo fa si che giocare con entrambi sia fondamentale per comprendere al meglio il contesto narrativo del gioco.
Sia il secondogenito Sumeragi e l’addottata Randall avranno dei compagni (anch’essi della FSE) che li seguiranno per tutta l’avventura. Essi saranno fondamentali per il SAS, System Arms Struggle, il sistema di combattimento di condivisione dei poteri tra i membri FSE. Oltre all’assistenza in combattimento, il giocatore potrà interagire con loro regalandogli degli oggetti speciali, che saranno poi visibili nelle loro zone dei rifugi, e affrontando degli eventi legame. Come la buona serie Persona insegna, affrontare delle situazioni, narrative o meno, con i personaggi secondari non solo diluisce piacevolmente il gioco, ma anche fornisce maggiori contesti narrativi. Il sistema di “bond” con i compagni fornirà dei power-up durante i combattimenti e al SAS, oltre a dialoghi inediti.
Abbiamo apprezzato questa meccanica perché non risulta eccessivamente pesante in quanto tutti i personaggi avranno un loro unico carattere con le proprie idee e personalità, facendoci sia divertire che arrabbiare.
Però non aspettatevi un qualcosa di “mai visto prima”. La storia di Scarlet Nexus rispecchia le caratteristiche di un buon anime giapponese, brillando nella sua piacevolezza di visione/gioco, ma rimanendo indifferente all’originalità. Yuito è il solito protagonista anime “credo nella forza dell’amicizia e mi fido di chiunque” con il plus che non si accorge quando qualcuno ha una cotta per lui; mentre Kasane è la protagonista fredda e impassibile, ma dal cuore d’oro dentro. Anche i personaggi secondari sono dei cliché e proseguendo con la storia si noterà che qualche avvenimento sarà telefonato, ma nonostante questo, nonostante non vi sia una trama a tutti gli effetti originale, la scrittura del gioco vince su tutto offrendo una storia divertente e intrigante, capace di far emozionare.
Perciò ci piace considerare Scarlet Nexus originale nella sua non originalità.
Saremo sinceri con voi: nonostante la nostra grande voglia di giocare a Scarlet Nexus, eravamo molto titubanti sull’intreccio delle trame dei due protagonisti, con la preoccupazione che uno dominasse l’altro rendendo una delle due esperienze inutili. Però giocandolo appieno e raggiungendo entrambi i finali, vi assicuriamo che l’esperienza vale il tempo speso, Stiamo parlando di una ventina di ore di gioco a personaggio, ma entrambe offrono un’esperienza unica e divertente, con tante chicche e dettagli che rendono molto più piacevoli le run. Perciò al netto della nostra esperienza, consideriamo le due trame essenziali per il completamento del gioco, decretando la durata media di quaranta ore per completare il gioco (neanche al 100%).
Il gameplay di Scarlet Nexus è…
Ve lo ripetiamo, e confermiamo lo stesso concetto che esprimemmo nel nostro provato: il gameplay di Scarlet Nexus è una goduria. Stiamo esagerando? Forse. Ma la giocabilità, unita al SAS e alle ben ristrette numero di combo, offrono un’esperienza di gioco dinamica. Il divertimento è equilibrato dalle difficoltà dei nemici ben ragionate e dai boss accattivanti e impegnativi, anche se non memorabili.
Nonostante i suoi difetti (e ce ne sono), reputiamo questa creazione di Bandai Namco incredibilmente azzeccata: incredibile perché tramite un video o delle parole scritte (cough cough) è difficile provare le stesse emozioni con pad alla mano.
Il giocatore giocherà unicamente nei panni di Yuito e Kasane: il primo è specializzato negli attacchi ravvicinati con la sua spada, mentre la seconda si focalizza sugli attacchi a distanza. Entrambi offrono un gameplay e un approccio verso i nemici totalmente differente.
A rafforzare l’esperienza c’è il già menzionato e pregiato SAS che, attraverso alle sue molteplici sfaccettature, il giocatore si potrà dilettare con le sue enormi possibilità di gioco che offre: infuocare l’arma, teletrasportarsi, spostarsi alla velocità della luce, divenire invisibili, duplicare e molto altro.
Tutti questi poteri condivisi dai compagni potranno essere sfruttati contro le debolezze dei nemici, ad esempio Estranei che ricordano vagamente le piante e i fori è efficace il fuoco, o addirittura nei puzzle ambientali. Non sono nulla di estremamente complicato, anzi, richiederanno solo del backtracking, ma abbiamo apprezzato anche questa implementazione alle sessioni di esplorazione.
Invece deficita l’intelligenza artificiale. Capiterà spesso che i compagni guardino il vuoto o non siano particolarmente efficaci contro i nemici, anch’essi privi di un’IA sufficientemente pronta e reattiva. Oltre a questo, non abbiamo apprezzato particolarmente la camera imprecisa. Durante i combattimenti, specialmente in spazi stretti, la camera si sposterà in maniera insensata o con inquadrature senza logica, facendoci così perdere l’obbiettivo. Non è d’aiuto il tracking, che spesso perderà il nemico facendoci sferrare dei colpi a vuoto, perdendo anche le combo.
Una chicca che riteniamo perfetta per Scarlet Nexus sono i colpi mortali. Una volta consumata la barra di affaticamento dei nemici si potrà premere un tasto che permetterà a Yuito o Kasane di effettuare un colpo mortale spettacolare. Nonostante vi sia una breve cutscene, questa non fermerà il ritmo dello scontro, anzi, lo enfatizza rendendo il combattimento più scenografico che mai.
Level design semplice ma efficace
Le mappe di gioco si dividono in tre tipologie: rifugi, città e zone d’esplorazione. I rifugi sono delle zone sicure ove il giocatore vi potrà accedere durante le fasi d’attesa tra un capitolo e l’altro di gioco. Mentre le città e le zone d’esplorazione saranno dei luoghi ove vi saranno delle attività da svolgere o dei combattimenti, alternati tra la missione principali e quelle secondarie.
Sul fronte del level design non c’è nulla di particolare, anzi, sono mappe abbastanza lineari con qualche complicazione nel caso bisogna raggiungere determinati oggetti, ma è semplicemente una questione di SAS, perciò nulla di troppo complicato. Questo non lo riteniamo un’aspetto negativo, ma comunque ci saremmo aspettati qualcosa di più dallo stesso team di Code Vein.
Come un buon JRPG che si rispetti anche in Scarlet Nexus non manca la meccanica di crafting, ridotta all’essenziale giusto per offrire il brivido del farming. Oltre a creare consumabili, il crafting serve per creare le arme dei personaggi, specialmente quelle di Yuito e Kasane che sono unicamente ottenibili così. Però questo passaggio non è fondamentale per l’esperienza di gioco in quanto le risorse verranno droppate dai nemici o saranno acquistabili presso il market dedicato.
Siamo rimasti delusi per le missioni secondarie. Abbiamo una storia forte che ci fa esplorare moltissime tematiche, degli eventi legame molto godibili anche se la maggior parte di essa sono solamente dialoghi, ma le missioni secondarie sono ripetitive se non addirittura identiche e senza scopo. Queste missioni sono state inserite solo perché dovevano essere inserite, non mostrandoci quell’anima affascinante che per tutto il tempo ci ha mostrato Scarlet Nexus. Un vero peccato.
Quando il comparto artistico compensa quello tecnico
Sul fronte grafico non c’è molto da dire: lo stile è in perfetta linea di quello di un anime 3D, molto simile al noto Code Vein e ai giochi della saga Tales Of, mostrandosi con poche sbavature e texture
molto piacevoli all’occhio. Più che azzeccate la gestione degli effetti di luci e particellari che in determinati momenti hanno mostrato delle scene mozzafiato.
Non stiamo parlando di una grafica Next Gen, a fatica rientra in quella scorsa, ma nonostante questo il risultato è accettabile.
Su tutt’altro livello è il comparto artistico che rasenta quasi la perfezione: Kouta Ochiai e il suo team hanno creato un mondo bello da vedere e concettualmente assurdo, con degli essere umani simil futuristici-punk dannatamente intriganti e dei nemici stupendi. Gli Estranei rappresentano la vetta di questa incredibile montagna di creatività: concettualmente stupendi e visivamente parlando ammalianti. Tutt’ora vorremo esplorare di più sui loro Concept e conoscere il processo creativo che ha portato sui nostri schermi queste creature contorte. Oltre al Dev Diary pubblicato da Bandai sul loro canale Youtube europeo non si conosce altro, ma vi assicuriamo che col proseguire del gioco il livello artistico cresce a dismisura. Peccato per la mancanza di un bestiario molto ampio, ma non è un grave problema dato il grande numero di nemici che si affrontano.
Il comparto sonoro non è da meno. Hayata Takeda è il composer delle OST di Scarlet Nexus e durante l’intera esperienza di gioco le musiche avranno molteplici generi e stili, ma tutti conformi ai momenti che si sta giocando. Nonostante non siamo riusciti a trovare un profilo deciso o una nostra OST preferita, abbiamo apprezzato molto il lavoro di Takeda.
Anche tutti gli effetti sonori merita un complimento data la grande varietà e la notevole implementazione soprattutto nei contesti più… strani. Comprenderete giocando.
La recensione in breve
Scarlet Nexus è una piccola perla di Bandai Namco che ci ricorderemo per moltissimo tempo. Una storia affascinante e un gameplay divertente sono il mix che portano al successo questo gioco, offrendo un'esperienza unica e appagante a ogni giocatore. Non è esente di difetti, più o meno rilevanti, ma al netto dell'esperienza completa risultano piccolezze in confronto a tutti i pregi di questo gran bel gioco.
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Voto Game-Experience