Saints Row, lo sappiamo tutti, non è quel genere di gioco che necessita presentazioni. Apparso 16 anni fa su Xbox 360, in soli 7 anni la creatura di Volition conquistò pubblico e giuria con 4 capitoli uno più folle dell’altro, abilissimi nel creare una reinterpretazione “autoriale”, se così si può dire, del concetto di free roaming/open world. Titoli folli e irriverenti, senza peli sulla lingua e senza l’ombra di un freno inibitorio dove violenza, droga, morte, sesso, qualsiasi cosa vi venga in mente beh, c’era, e molto probabilmente nella sua chiave di lettura più depravata. Uno show pirotecnico al retrogusto di MDMA la cui magia si spense nel 2015, quando Volition e Deep Silver pubblicarono l’ottimo Gat out of Hell (espansione standalone del quarto capitolo). Poi sì, ci sarebbe Agents of Mayhem due anni dopo, ma per quanto la cosa non vi piaccia quello no, NON era Saints Row. Tutto questo, insomma, per dire che di Saints Row non se ne parlava da parecchio: ma se è vero che i tempi son cambiati – e probabilmente un enorme dildo viola chiamato Penetrator farebbe ridere un po’ meno dei tempi che furono – è altrettanto fattuale che, col nuovo Saints Row, Volition e Deep Silver puntino in alto. Schifosamente in alto, con un quinto capitolo che aspira ad essere la summa teologica dell’intera filosofia Saints. Che potremmo riassumere comodamente in “casino, esplosioni, proiettili, cose che volano, cadaveri, mothafucka e bam boom crash” – e no, non sbaglieremmo di molto: ma volete mettere lo stile? E nelle due ore di hands-on in quel di Santo Ileso beh, inutile dirvi che di stile ne abbiamo visto da vendere.
Welcome to Santo Ileso
L’evento a cui abbiamo preso parte (su invito dei nostri amici di Koch Media) ci ha permesso di mettere le mani su una build semidefinitiva del titolo beh, in perfetto stile Saints Row: lì c’è la postazione, lì c’è il pad, selezionate Nuova Partita e via, fate un po’ quel che vi pare. Il che è a dir poco meraviglioso, visto lo schema ludico rigorosamente open di questo Saints Row. Il nostro hands on, volendo dare un perimetro, copre le prime due ore di gioco: il che significa filmato introduttivo, personalizzazione del PG e via nel cuore dell’avventura. Ma andiamo con ordine, che di cose da dire non ne mancano.
La personalizzazione rappresenta uno degli aspetti più riusciti di Saints Row. Da un lato è evidente come l’eccentricità assoluta che ha caratterizzato terzo e, in parte, quarto capitolo abbia subito un chiaro ridimensionamento: dall’altro, tuttavia, appare chiara la volontà dello sviluppatore di dare carta bianca a chi stringe il pad tra le mani, permettendo di sbizzarrirsi nella creazione di avatar folli e istrionici, esaltandone sia gli aspetti più tradizionali sia gli elementi più buffi e caratterizzanti. Chi vi scrive, per dovere di cronaca, ha concluso questa fase con un energumeno pelato, enormi mustacchi in stile sceriffo, cappello da cowboy viola elettrico in tinta col trucco agli occhi, gilet rosa shocking e pantaloni in pelle attillatissimi. L’ideale per un mercenario della Marshall – ma sappiate che questa è solo una delle migliaia di possibilità, che permetteranno di scegliere sesso, corporatura, taglio del volto o degli occhi, capigliatura, qualsiasi cosa assurda vi venga in mente sino ad arrivare, immancabilmente, alla biancheria intima e alla dimensione dei genitali. Perché sì, sempre di Saints Row stiamo parlando.
Il concetto di personalizzazione tuttavia si spinge oltre. Non solo sarà possibile applicare questa logica anche a veicoli, armi o armature – non vi diciamo dove ci siamo spinti in questo contesto, ma sappiate che abbiamo fatto più volte il giro del pessimo gusto – ma sfruttando il cellulare del nostro alter ego potremo modificare on-the-fly qualsiasi personalizzazione fatta sino a quel momento, sesso incluso, e ripartire come se nulla fosse mai successo. Non stiamo parlando di una gameplay–breaker, è chiaro, ma in un’ottica di content creation, o più semplicemente per chi abbia voglia e tempo di cazzeggiare con un ottimo editor di PG, rappresenta sicuramente un valore aggiunto da tenere in considerazione.
Saints Row: buon sangue non mente…
Sul versante gameplay beh, Saints Row è Saints Row. Un action in terza frenetico e folle, caratterizzato da un ritmo asfissiante e da un gunplay immediato dal retrogusto un po’ arcade che sì, punta tutto sulla spettacolarità e sull’effetto wow. Lo stampo che ha reso grande il franchise viene utilizzato ancora una volta – e in modo impeccabile – da Volition, che cerca d’attualizzare un open world di matrice classica quanto basta con l’innesto di qualche piccola novità, in termini di meccaniche, che lo rendano appetibile anche alle nuove leve. Armi assurde, veicoli a non finire, tute alari e situazioni al limite della fisica galileiana rappresentano il pane quotidiano per gli antieroi di Saints Row: certo, quanto abbiamo visto non basterebbe a promuovere il titolo come campione di innovazione, ma non è certo questo l’obiettivo del team di sviluppo. Il quinto capitolo dell’epopea dei Santi ne vuole rappresentare la consacrazione, il massimo della forma e delle ambizioni: e se da un lato un paio d’ore di hands on non sono sufficienti a confermarlo, dall’altro hanno mostrato senza dubbio che le potenzialità ci sono.
Del resto, parliamoci chiaro: difficile aspettarsi qualcosa di diverso da Saints Row. Il sangue non mente, e considerando quanto ne abbiamo visto scorrere in questo hands-on la sensazione che la “vecchia formula opportunamente aggiustata” possa dare grosse soddisfazioni beh, si fa sentire. Lungi da noi svelarvi dettagli della cornice narrativa di Saints Row, che vedrà il nostro eroe muoversi dai piani bassi della scala sociale malavitosa in compagnia di Eli, Kevin e Neenah – compagni di bevute e di avventure, ma anche di rapine, esplosioni, estorsioni, omicidi tra gang rivali e via che la lista è lunga. La strada per diventare Saints è lunga e piena di insidie, ma in questa escalation al potere difficile non notare da subito la firma, il linguaggio, lo stilema narrativo tipico del franchise. Che è sporco, cattivo, irriverente e offensivo per qualunque essere vivente vi venga in mente: battute taglienti e doppi sensi come se piovesse, per un ordito narrativo che sì, forse si prende un po’ più sul serio di quanto visto in passato, senza però mai perdere la verve scanzonata e caciarona che ne rappresenta il filo conduttore.
Una città per sparare
Lo schema ludico del nuovo Saints Row incarna appieno i dettami dell’open world: una main story scandita da missioni principali, costellate da una pletora di attività secondarie, chi più chi meno, collegate in modi astrusi alla progressione primaria. Superata la missione introduttiva, una sorta di spaghetti-western ad armi automatiche (il nome Il Primo Fott****simo Giorno è un bel tocco di classe) dove conosceremo la compagnia di mercenari Marshal e il suo capo, Gwen – oltre ad un villain chiamato Nahualli – l’intera (e non certo contenuta) mappa di Santo Ileso sarà a portata di mano offrendo dozzine di hot-spot con svariate attività annesse. Tutto ovviamente tracciato dal cellulare, all’interno di sezioni specifiche come App Wanted (dove procurarsi contratti da sicario) o Lavoretti, per far soldi con attività saltuarie dalla legalità opinabile. Ovviamente i novelli Saints hanno un covo (l’Appartamento), centro nevralgico dove tener traccia dell’andamento delle missioni, rimpolpare il Deposito d’Armi o ritirare i veicoli dal Garage. E sia delle prime che dei secondi, potete starne certi, Santo Ileso è molto prodiga.
Se fino a questo punto ci siamo mossi nel perimetro del conservativo, le novità non tardano ad arrivare, e sono – indovinate un po’ – legate a denaro e abilità. I verdoni sono sempre utili, specie in uno scenario come quello di Saints Row: oltre all’acquisto di armi, veicoli o miriadi di frivolezze, tra gli utilizzi più interessanti c’è quello legato ai vantaggi. Sparse nell’enorme mappa sono disponibili numerose sfide che, se superate, premiano il PG con un vantaggio – un perk equipaggiabile in un apposito slot a cui si accede da app. Esistono tre tipologie di vantaggi (minore, maggiore, élite), per ciascuna delle quali vi saranno uno o più slot da acquistare: se il primo, di classe minore, lo offre la casa, sappiate che per l’acquisto di slot di classe alta servono cifre ingenti (25k$ e 100k$ per i due slot maggiori, 250k$ per l’élite). Posto che nella nostra prova abbiamo ottenuto un solo vantaggio minore (Death Race), sarà possibile equipaggiarne assieme un massimo di due minori, due maggiori ed un élite. Considerando il numero di sfide e la varietà spesso assurda dei vantaggi, inutile sottolineare come il gameplay possa subire twist inaspettati sia in termini di combat/gunplay sia di esplorazione.
Così come il denaro, portare a termine missioni, side e quant’altro (e con quant’altro intendiamo le attività più svariate, come guidare come folli per strada) premia il giocatore con punti exp grazie a cui salire di livello. Il lieto evento porta in dono la possibilità di sbloccare una nuova skill, da attivare in game premendo il bumper destro (abbiamo provato la versione PC con pad Xbox) e il tasto a cui è associata. Potremo equipaggiare un massimo di quattro abilità combat per volta, che si preannunciano letteralmente fuori di testa. La nostra prima skill, Ananas Express, ci permette di afferrare un nemico, infilargli una granata nelle mutande e scagliarlo verso altri malcapitati: il perfetto equilibrio tra efficacia e tamarraggine, ecco. L’utilizzo di un’abilità speciale consuma un diamante di ritmo, il cui indicatore è sopra la barra di salute del PG: riempire nuovamente il diamante è semplice, laddove quest’ultimo si ricarica da solo durante il combattimento. E sì, anche i combattimenti in Saints Row non mancano mai.
Santi Cross-Generazionali
Se la nostra prova con Saints Row è stata un “so far, so good”, i primi potenziali campanelli d’allarme arrivano in sede di comparto tecnico. È importante chiarire un aspetto importante: stiamo parlando di codice non definitivo e, per quanto avanzato, privo di ottimizzazioni e polishing che, da qui al 23 agosto, potrebbero avvicendarsi. L’aspetto visivo di Saints Row è senza dubbio positivo: Santo Ileso offre un set di biomi diversi e pittoreschi, fatti di colori sgargianti e mossi da buona cura del dettaglio. Il level design è interessante, con una spinta inedita alla verticalità che ben si presta all’utilizzo di tute alari o altre diavolerie che, chissà, vedremo nel codice completo. Nel complesso, insomma, il colpo d’occhio generale non è male, anche se tradisce in modo abbastanza evidente la natura cross-gen del titolo. Lo notiamo osservandolo più da vicino, nella fattispecie in un set di animazioni non sempre precisissime o, ancor più in generale, notando un’espressività facciale o un lip-sync non sempre all’altezza.
Nel PC banco di prova del nostro test abbiamo provato Saints Row a dettaglio Ultra, con risultati nel complesso convincenti. I 60fps hanno tenuto botta per la maggior parte della sessione, nonostante alcuni cali visibili nelle situazioni più concitate. Non abbiamo rilevato artefatti, popup o tearing in grado di ledere l’esperienza di gioco: qualche imprecisione nelle ombre un paio di collisioni si son fatte notare, ma niente di non risolvibile lato dev senza troppi problemi. Nella norma il modello di guida – seppur non in grado di trasmettere appieno il feel del veicolo che si sta guidando; magari un feedback più distintivo delle (numerose) armi avrebbe dato un piglio extra al gunplay, ma ancora una volta, nel bene e nel male, stiam parlando di Saints Row. E anche dove pecca un po’, credeteci, lo fa con stile.
In Attesa della Recensione
Due ore sono troppo poche per un verdetto, ma bastano per respirare ancora una volta quell’aria che profuma di Saints Row da un paio di generazioni a questa parte. Quello di Volition e Deep Silver è un titolo spassoso, immediato, fruibile da chiunque sia alla ricerca di una storia caciarona, un gameplay casinaro e migliaia di siparietti tra il comico e il ridicolo che, per tutto il playthrough, si susseguono a ritmo delirante. Un titolo che ammicca, ironizza senza pietà su tutto e che difficilmente non riesce a strappare qualche grossa risata. In vista del prossimo 23 agosto possiamo affermare che sì, le basi per un ottimo prodotto ci sono. Un gameplay scanzonato e fresco che non innova ma arricchisce una formula vincente; una pletora di attività da fare, una più folle dell’altra; una storia che, sulla carta, ha l’ambizione di riportare i Saint sulla vetta del mondo. Ma lo ripetiamo, due ore non bastano, e il successo del titolo dipenderà da molte variabili: quanto la storia sarà all’altezza, quanto i dev riusciranno a tener alto il ritmo di gioco, quanto a lungo il gameplay riuscirà a mantenere il proprio appeal senza cadere nel derivativo o nella ripetizione. La breve gira a Santo Ileso, al netto di qualche aggiustatina grafica, lascia ben sperare: ne riparleremo, stavolta per bene, tra meno di un mesetto…