Dopo aver ottenuto risultati interessanti tre anni or sono tra gli utenti di Steam, il tanto chiacchierato Rust si fa coraggio e approda su PS4 e Xbox One con una versione riprogettata per console. Pubblicato ancora una volta da Facepunch Studios, questa “nuova edizione” di Rust si avvale di una mano “aggiuntiva” per quanto concerne il mero sviluppo, i ragazzi inglesi di Double Eleven – che, dal canto proprio, vantano un curriculum in termini di porting estremamente interessante. Cambia un po’ la squadra, insomma, ma non cambia la sostanza di un titolo esclusivamente online che offre un’esperienza di gioco cross platform: il nemico è sempre lì ad aspettarci e, come ben sapranno gli affezionati, la posta in gioco è sempre altissima. La capacità di immergere il giocatore in sfide agguerrite rappresenta anche su console il punto a favore principale del titolo, corroborato dall’aggiunta di alcune fix che migliorano l’esperienza con un pad tra le mani. Tuttavia, la presenza di alcuni bug (forse più del previsto) e di alcune meccaniche di gioco, a distanza di tre anni, più zoppicanti del solito finiscono per ridimensionarne, almeno in parte, l’appeal complessivo.
Siamo (letteralmente) in mutande!!
Entrati in partita in un qualunque server di Rust Console Edition, difficilmente definireste “ottimistiche” le vostre prospettive di vita: ci si sveglia in una spiaggia, con una torcia e un sasso in mano e un paio di mutande addosso. Poteva andare peggio (chiaro, potevamo ritrovarci senza torcia e sasso), ma se da un lato quello appena descritto non rappresenta certo il modo migliore per dare il benvenuto ad un neofita, dall’altro fa ancora piacere constatare come Rust non si perda in giri di parole inutili o spiegazioni di cosa fare e come farlo. Un pittoresco escamotage per dire “benissimo, da qui in avanti sono ç@22! tuoi”, visto e considerato che l’animo survival del titolo si palesa dall’istante zero – giusto il tempo di accorgersi che, in basso a destra, ci sono due barre (cibo e acqua) che calano ad una velocità inumana. Quindi gambe in spalla, che la ruota tutto fa tranne che girare dalla nostra parte: e ancora una volta, le info a disposizione oscillano tra lo scarno e il “non disponibile”, visto che ci ritroveremo senza tante cerimonie in mezzo ad una mappa, pur abbastanza vasta, senza la minima idea su cosa fare e dove andare. Ogni tanto il karma vi premierà con qualche raro suggerimento: gioite finché vi capita, ma non fateci troppo l’abitudine.
Le tipologie di incontro con altri giocatori si esauriscono rapidamente in due categorie: quelle più rare, in cui l’incontro con altre forme di vita darà origine ad una ricerca comune di cibo e risorse (una sorta di compagnia itinerante di poveretti), quelle molto più frequenti in cui vige la dottrina dello “prima spara, poi fa le domande”. Il che, nei primi minuti di gioco, crea un mix spettacolare di esilarante e romantico: riuscite ad immaginare la bellezza insita nel menarsi come boscimani con pietre e legna, nel glorioso sfavillio delle vostre mutande? Doveste riuscire a sopravvivere a questi primi, intensi minuti, Rust offre una tonnellata di opzioni di crafting, a patto di avere a disposizione materiale sufficiente – che può comodamente essere rubato qua e là o preso in prestito dai nostri amici cadaveri. Potremo costruire delle piccole basi dove immagazzinare i vari materiali o alloggiare strumentazione fissa, come tavoli di lavoro e forni: ma non dimenticate che ste belle cosine non solo dovranno essere manutenute, ma anche difese dagli attacchi di altri pazzi. Che, lì in mezzo, di materiale da ri-craftare ne troverebbero a bizzeffe.
Console Edition
Al netto di quanto appena detto, il fascino della natura selvaggia e immersiva di Rust Console Edition è fuori discussione. Il che va lodevolmente a braccetto con le modifiche apportate per questa versione PS4 e Xbox One, che non ne altera la formula originale ma introduce, argutamente, un paio di accorgimenti per rendere l’esperienza più fruibile ed immediata senza un mouse e una tastiera a portata di mano. L’esempio più lampante è il menu di crafting, tranquillamente gestibile su PC con la configurazione appena descritta – ma, comprensibilmente, non così immediato con un pad tra le mani. Ecco dunque che fa la propria comparsa un quick menu radiale in perfetto stile Diablo 3, gestibile in modo intuitivo con gli stick analogici, che suggerisce di volta in volta, in base al materiale “equipaggiato”, quali sono gli oggetti creati più di frequente ed eventuali altri tips utili in questo contesto.
Quindi tutto bene e conversione promossa? Beh, piano con l’entusiasmo. Il gameplay rimane macchinoso e a tratti frustrante, in special modo durante le sequenze combat. La sensibilità di default dello stick e l’accelerazione improvvisa delle rotazioni della telecamera impediscono di mirare in modo soddisfacente, fermo restante che trovare una configurazione decente che aggiusti questa meccanica richiede molto più tempo del previsto. Senza contare che, mentre saremo intenti a trovare il giusto equilibrio, rimarremo completamente esposti alle attenzioni nemiche – trattandosi di un titolo interamente online, non esiste il concetto di pausa. E sì, in quei momenti potremo essere gli ospiti d’onore della festa delle mazzate avversarie. Conseguenza di questo limite del control schema è la deriva pressoché totale delle sequenze di combattimento, che finiscono inesorabilmente per trasformarsi in danze di salti e schivate a vuoto mentre ci si avvicina (o, quantomeno, ci si prova) al nemico di turno, nel tentativo di portare a casa un affondo vincente mantenendosi ad una distanza sicurezza dalle altrui attenzioni. Poco cambia quando, dal melee, ci spostiamo al combattimento con armi da fuoco: stesso cinema, stessi problemi di mira, valanghe di preziosi proiettili sprecate prima di fare centro tra le orbite del simpatico avversario. Dovesse andarvi male con l’approccio “ognun per sé e Dio per tutti”, vi rimane sempre la strada dell’”unione fa la forza”: a patto di trovare qualcuno nelle stesse vostre disperate condizioni…
Tecnicamente parlando…
Che ci crediate o meno, Rust Console Edition se la cava complessivamente bene in termini di fluidità e resa visita: pur non essendo ottimizzato per le console next gen (come affermato dalla stessa Double Eleven), il titolo offre un frame rate stabile, con un impianto texture complessivamente convincente e, non ultimo, un’illuminazione globale efficace che giova non poco alla resa ambientale. Il ciclo giorno/note poi, dal canto proprio, aumenta ulteriormente l’immersione nel mondo di gioco, con l’oscurità malevola della notte che induce del sano stress nel giocatore – specie quando le risorse di cibo scarseggiano e, gira e rigira, siamo ad un passo dal morire di fame.
I problemi iniziano a farsi pesanti quando, con una frequenza tutto tranne che indifferente, affiorano i bug. Alcuni sono glitch classici che non minano in modo eccessivo l’esperienza di gioco, altri invece oscillano tra il preoccupante e il distruttivo (in termini di playthrough), quando ad esempio un tool diventa del tutto inutilizzabile per qualche non meglio nota ragione o, perché no, non è più possibile interagire con un albero – e quindi addio raccolta di materiali e addio crafting. In generale abbiamo assistito anche a scenette divertenti, una in particolare relativa al nostro primo incontro con la sparachiodi – dopo aver eliminato il poveretto di turno, i chiodi sono rimasti fluttuanti a mezz’aria al loro posto, mentre del cadavere non c’era più l’ombra.
Più in generale, bug minori come texture non caricate (o in alcuni casi completamente assenti) o compenetrazioni malandrine se da un lato non sono un dramma epocale, dall’altro tuttavia sono impossibili da ignorare. Che lo si voglia o no, si finisce spesso per essere distratti da un comportamento imprevisto del titolo, che alle volte può anche strappare una risata, ma più spesso distoglie l’utente dal fine ultimo di Rust, che sotto la lente del survival riuscirebbe ad intrattenere e a impegnare sotto parecchi punti di vista. Del resto, la costante ricerca di acqua e cibo, di loot e di materiali da utilizzare per il crafting e per espandere la propria base fanno di Rust Console Edition un titolo molto più che “degno di attenzione” da parte di tutti i giocatori appassionati del survival nudo e crudo – e magari anche di quelli che, per qualche ragione, non lo hanno provato tre anni or sono su PC. Se riuscirete a chiudere un occhio su tali bug e, soprattutto, non vi abbandonerete ad atti di vandalismo domestico di fronte ad un re-load imprevisto dell’ultimo salvataggio, causa una blocking issue inattesa, di certo in Rust troverete pane per i vostri denti: ma non dite, però, che non vi avevamo avvisati.
La recensione in breve
Rust Console Edition, proprio come la controparte PC, è un survival nudo e crudo, che non si perde in leziosismi e tutto fa tranne che essere gentile e accomodante. Interamente online e, inutile nasconderlo, votato più alla competizione selvaggia che alla cooperazione, il titolo offre meccaniche semplici ed intuitive, almeno per gli affezionati del genere, contestualizzate in questa variante console – che, in termini di fruizione, non arreca particolari disturbi o, più in generale, fa rimpiangere mouse e tastiera soltanto fino ad una certa… Peccato per una costellazione di bug e problemucci tecnici di varia natura, uniti ad un gameplay funzionale ma in alcuni casi troppo macchinoso e ai limiti del frustrante. C’è di buono in Rust Console Edition, questo è chiaro, ma dovrete mandar giù parecchi bocconi amari per apprezzarlo.
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Voto Game-Experience