I robot sono una di quei cliché fantascientifici avveniristici che, poco a poco, stanno prendendo forma anche nella realtà. A dire il vero la robotica è un fatto da oltre un secolo, ma oggi come non mai siamo vicini a realtà fino a oggi viste solo al cinema, come in Blade Runner o Terminator, o in qualche fumetto o romanzo sci-fi. L’ultimo passo in tale direzione è stato compiuto da un gruppo di ricercatori che ha ricoperto un dito robotico di “pelle viva”, una epidermide creata a partire da alcune cellule umane.
Lo scopo di simili robot? Renderli simili a noi per facilitarne la futura accettazione come parte della nostra quotidianità:
Lo scopo della scienza robotica è proprio la realizzazione di sostituti di noi esseri umani, ai quali affibbiare i lavori più pericolosi, ingrati o indesiderati, proprio come avviene nei romanzi di Asimov. Il problema noto come “Uncanny Valley”, cosi come proposto da Masahiro Mori nel 1970, rimane solido e ancora da superare, ma la scienza intanto prosegue (se non sapete di cosa si tratta documentatevi e capirete cosa trovo di angosciante in tutto ciò, ndr).
Il tessuto di cui è stato ricoperto questo dito è chiamato, sebbene impropriamente, “pelle viva” non solo perché è realizzato a partire da cellule umane ma anche per la sua capacità di auto-rigenerarsi, e secondo Shoji Takeuchi, coordinatore del team di ricerca, è la soluzione finale per dare ai robot l’aspetto di creature viventi.
Come la pelle umana vera e propria è idrorepellente e può guarire da sola da piccoli tagli, abbisognando solo di un piccolo aiuto esterno per farlo. Inoltre è altamente aderente allo scheletro sottostante, che sia plastico o metallico. Il prossimo obbiettivo per questa pelle robot è realizzarne un tipo totalmente in grado di ripararsi senza interventi esterni e che sia capace di includere pori e follicoli, ma anche peli, unghie e sudorazione, al fine di renderlo più vivo e realistico.
Un notevole passo avanti rispetto al surreale silicone che ha ricoperto fino a oggi ogni periferica robotica. Inoltre applicare questa pelle ai robot è molto semplice, bastando immergere l’hardware in una soluzione con collagene e fibroblasti, che spingono la pelle a “crescere” da se sulla superficie ricoperta. Si applica poi un secondo strato con cheratinociti.
Cosa ne pensate? Sembra che in futuro, quando e se i robot entreranno nella nostra vita di tutti i giorni, potrebbero farlo perfettamente mimetizzati da essere umani, mimandoci nell’aspetto fin nei più piccoli dettagli. Per precauzione consiglio a chi dovesse chiamarsi Connor di cambiare subito cognome.