Persistence è un titolo per PlayStation VR che punta a rendere più maturo il catalogo di questa periferica, introducendo meccaniche ormai sdoganate nei giochi tradizionali anche nei titoli in realtà virtuale. Ecco quindi che all’ambientazione horror, e alla struttura FPS, si aggiunge l’impostazione roguelike, un pizzico di stealth e un’armamentario piuttosto intrigante.
Spazio, ultima frontiera, ennesima base spaziale, ennesimo qualcosa che è andato storto. Nella migliore tradizione della fantascienza horror, il luogo in cui ci troviamo è stato invaso da creature ostili, tuttavia la minaccia non proviene dall’esterno, quanto dall’interno. A causa di un malfunzionamento, le capsule di clonazione hanno cominciato a sfornare repliche anomale dei membri dell’equipaggio. Le mutazioni hanno così prodotto un vero e proprio compendio di mostruosità capaci di uccidere gli originali nei modi più feroci, tra cui anche la nostra protagonista, la quale però ha a disposizione l’unica capsula ancora efficiente di tutta la stazione. Lo spunto alla base della trama serve a giustificare la presenza dei nemici, ma anche l’aspetto roguelike, per cui si muore sovente e il rientro in partita è un aspetto frequente e imprescindibile dell’esperienza. Ogni volta che l’eroina verrà uccisa, una sua replica sarà prontamente creata per darle il cambio, sino a raggiungere l’ultimo ponte di comando e la salvezza.
L’avventura infatti si articola lungo diverse zone da esplorare, tutte create proceduralmente e impostate per cambiare pianta architettonica, non soltanto ad ogni nuova partita, ma ad ogni singolo rientro nel corso della stessa, dopo un’eventuale decesso.
Procedurale e roguelike sono due concetti ormai piuttosto diffusi all’interno delle produzioni più recenti, tuttavia in questo caso sono implementate in un gioco in realtà virtuale, conferendogli degli aspetti di game design e dei valori produttivi più consistenti della media.
La critica più frequente al mercato VR è che molti titoli puntino su di un’effetto scenico potente, ma offrano una longevità limitata. Per concludere Persistence possono volerci circa 8 ore, raggiungendo una durata piuttosto buona per un FPS moderno (in particolare uno a prezzo ridotto di 30 euro, come questo), specie considerando che la creazione procedurale dei livelli permette un margine di rigiocabilità dopo il primo completamento, a cui si aggiunge una modalità sopravvivenza, studiata per i giocatori in cerca di una sfida più impegnativa.
L’aspetto roguelike comunque non è implementato in modo tale da risultare frustrante: dopo ogni decesso si ricomincia l’esplorazione del ponte in corso, ma mantenendo comunque i potenziamenti già comperati e perdendo solo delle armi che possono essere rapidamente raccolte di nuovo. Il reset è quindi parziale e non rende inutile ciò che è stato fatto sino a quel momento. Tuttavia, come in ogni titolo procedurale, alcune ambientazioni possono finire per somigliarsi, in quanto alcuni asset vengono ripresi, rimescolati, ma non ricreati da zero.
Un buon numero di ore è comunque garantito, ma ciò che alza l’interesse verso il gioco di Firesprite Games è a anche come queste sono riempite. L’armamentario a disposizione infatti spazia dalla classica arma da fuoco, a strumenti di fortuna improvvisati, sino ad includere tecnologie futuristiche che permettono di sbarazzarsi dei cloni-mostro in modo alquanto fantasioso, ammiccando all’approccio fuori dagli schemi di Prey o Bioshock. L’atmosfera mescola il senso di claustrofobia e solitudine tipico di Alien, Prey o Dead Space. Anche se la narrativa non è minimamente paragonabile a quella di questi titoli, l’effetto dovuto alla realtà virtuale rende l’ambientazione molto coinvolgente e accentua il senso di oppressione, attanagliando il giocatore in una morsa angosciosa che risulterà sicuramente gradita agli amanti dell’horror.
Inizialmente la protagonista sarà piuttosto debole e disarmata e l’approccio richiesto passerà da un timido spostamento stealth, per abbattere i nemici e impossessarsi degli indispensabili materiali utili a comprare potenziamenti tecnologici e abilità. Persistence rimane comunque un FPS, ma riesce a concedersi delle parentesi per non risultare troppo ripetitivo e offrire uno spessore maggiore rispetto al modo puro di intendere il genere. Questo aspetto è ribadito anche dal fantasioso armamentario di cui sopra, che permette di schiacciare o aggirare gli ostacoli, evitando quindi di ricondurre tutto alla semplice potenza di fuoco. L’arma base è una specie di siringa futuristica, normalmente adibita ad estrarre campioni cellulari dai cloni, ma qui diventa l’equivalente della chiave inglese o del tubo di Gordon Freeman di Half Life, della sparachiodi di Alan Wake o del saldatore di Isaac Clarke di Dead Space.
Altre invece possono far diventare alcuni mostri delle temporanee guardie del corpo, oppure massimizzare le uccisioni inchiodando diversi bersagli al muro con un sol colpo, ben piazzato, di arpione. Ma la vera perla rimane il cannone gravitazione, il quale può sbattere i nemici in qualsiasi direzione, grazie ad un semplice spostamento del proprio capo. Il sensore posto sul visore VR infatti rileva dove l’utente sposta la testa, lanciando la malcapitata creatura nella direzione corrispondente, schiantandolo contro il soffitto e il pavimento o contro una parete, con risultati piuttosto divertenti. Questa funzione inoltre è utilizzata anche per interagire con gli oggetti. Per aprire una porta basterà rivolgersi verso il pulsante di apertura, come se lo si stesse semplicemente guardando, mentre allo stesso modo si può raccogliere un qualsiasi kit medico o munizione.
Pure il sistema di puntamento può avvantaggiarsi di questa funzione, dirigendo un colpo mirato proprio grazie al punto in cui si posiziona il cursore con i movimenti della testa. Piccoli tocchi, che aggiungono ulteriore coinvolgimento all’esperienza VR, ma che comunque non prendono il posto della giocabilità tradizionale. Persistence infatti non supporta il Move o i motion controller, pertanto rimane uno sparatutto che passa attraverso il classico joypad.
Sono presenti tre modi di spostamento, ciascuno studiato su misura di una suscettibilità differente, per evitare il rischio di nausea da movimento. Di conseguenza sia chi non soffre di motion sickness, che chi rischia di esserne influenzato, possono giocare tranquillamente a Persistence. Chicca finale, un’opzione “multigiocatore” piuttosto anomala, ma che può diventare divertente. Tramite cellulare, un secondo utente può simulare il ruolo del capo ingegnere, la voce che accompagna tramite gli altoparlanti la nostra protagonista, dandole indicazioni su dove andare e cosa fare. Il giocatore che usa l’app per cellulari può indicare sulla mappa del gioco la presenza di oggetti, trappole, passaggi, permettendo ad un amico di dare il suo piccolo apporto all’avventura.
Pro
- Buona giocabilità che mescola FPS, stealth, roguelike e livelli procedurali
- Ambientazione horror fantascientifica riuscita
- Un pizzico di creatività che non guasta grazie ad alcuni tocchi suggestivi delle armi
Contro
- La gestione procedurale mantiene il suo limite intrinseco e alla lunga può diventare ripetitiva