Chi vive di emozioni digitali provenienti dal Sol Levante almeno una volta nella vita avrà sicuramente sentito parlare del “Touhou Project”, un contenitore di giochi appartenenti (per la maggior parte) al genere Bullet Hell e sviluppati da ZUN, unico membro dello studio giapponese Team Shanghai Alice.
E, se ne avete sentito parlare, avrete anche provato il desiderio di approfondire la vostra conoscenza di una serie che, proprio in Giappone, spopola e prolifera da oltre vent’anni. Questo grazie anche ai tanti giochi sviluppati col beneplacito del sopracitato ZUN e che spesso intraprendono strade diverse da quelle che battono normalmente le sue produzioni. E Touhou Genso Wanderer, disponibile in Giappone dal 2015 e approdato da qualche giorno anche in terra europea su PS4 e PS Vita, ne è proprio un fulgido esempio.
Un dungeon Crawler in salsa RPG dalle meccaniche rogue like sviluppato da Aqua Style che ci catapulta nuovamente nelle magiche lande di Gensokyo, come sempre nei panni della sacerdotessa Reimu Hakurei.
FOR THE NORTH!
Come nella celeberrima saga cartacea firmata da George R. R. Martin, anche in Tohou Project troviamo una barriera che ricopre, più o meno, la medesima funzione. Nello specifico, separare le terre del Gensokyo dal mondo esterno.
E generalmente l’incipit che dà il via a tutti gli episodi di questa particolare serie di videogiochi ruota intorno alla sua preservazione da parte della sacerdotessa Reimu. Ma in Touhou Genso Wanderer, i motivi che la spingono ad agire sono ben altri: Rinnosuke, amico umano della giovane ragazza, perde il lume della ragione a causa di una forza oscura imprigionata all’interno di una sfera color oro. Sfera che Reimu non riuscirà a trattenersi dal toccare scatenando le forze celate al suo interno.
Per qualche assurdo motivo, nonostante il gioco sia completamente localizzato in inglese, la cutscene iniziale conserva i sottotitoli giapponesi, lasciando ben poco margine di comprensione a chi non è avvezzo alla lingua nipponica. Senza contare che quest’ultimi risultano essere incompleti e non seguono pedissequamente le voci dei personaggi: sintomo, probabilmente, di un vero e proprio errore da parte dello sviluppatore più che di una semplice svista. Nulla di grave comunque; la cutscene dura pochi minuti e sicuramente verrà corretta con un fix nelle prossime settimane.
Tornando alla giovane sacerdotessa: in seguito all’evento di cui sopra, Reimu si ritroverà costretta a scappare di fronte agli incommensurabili poteri acquisiti da Rinnosuke finendo catapultata chissà dove. Ovviamente il suo compito sarà quello di tentare di salvare l’amico riportandolo alla ragione. Un compito che di per sé non sarebbe nemmeno troppo complesso viste le situazioni in cui Reimu è solita imbattersi se non fosse che, fin da subito, le dinamiche rogue like inizieranno a far sentire il proprio peso.
Potrete passare giornate intere a far salire di livello la vostra beniamina, i vostri compagni di viaggio e il loro equipaggiamento ma è sufficiente morire anche una sola volta per vedere cancellati in un solo colpo tutti i vostri progressi.
Il gioco è strutturato in mini aree create proceduralmente: trovare il sigillo magico nascosto all’interno di ciascuna di esse è l’unico modo per avanzare alla zona successiva. Avrete la sensazione di scalare, di volta in volta, i piani di una gigantesca torre in cui morire, equivale a dover ricominciare tutto daccapo. Perderete, infatti, ogni tipo di progresso compiuto, eccezion fatta per gli oggetti e l’equipaggiamento ottenuto che tornerà però al livello uno. Senza contare che, se vi trovaste in difficoltà di fronte ad un nemico particolarmente ostico, non potrete tornare indietro per acquisire esperienza. Il gioco, infatti, non contempla alcuna forma di back tracking ma permette soltanto di procedere in un’unica direzione.
Certo, ogni tanto incapperete in una mini area occupata interamente da villaggio o da un’area di sosta in cui avrete la possibilità di rifocillarvi e fare acquisti ma vista la loro pessima realizzazione, spererete di non vederne più per tutto il resto del gioco. Purtroppo il comparto tecnico di Touhou Genso Wanderer è estremamente minimalista e, a volte, quasi imbarazzante. Un tratto goffo ed essenziale caratterizza ogni singolo ambiente e personaggio, eccezion fatta per le sporadiche cutscene (seppur lontane dall’essere definite brillanti) e i disegni che raffigurano i protagonisti di questo gioco. Tutto il resto, soundtrack compresa (composta da un paio di brani che, seppur orecchiabili, riecheggiano senza tregua in forme remixate) è davvero sotto la soglia della sufficienza.
E questo non fa che acuire il senso di insoddisfazione, accentuato da un sistema di gioco che pone a dura prova la vostra pazienza. Ogni piano che esplorerete, infatti, sarà infarcito di trappole di ogni sorta e finirete per perdere vita, oggetti, armi senza nemmeno che ve ne accorgiate. Insomma Tuhou Genso Wanderer è un’accozzaglia di malessere e frustrazione costante, paradossalmente non accompagnata da un livello di difficoltà impossibile come si potrebbe pensare. Ma, appunto, basta una trappola di troppo a farvi passare la voglia di proseguire il gioco, e di certo i dialoghi tra i protagonisti – noiosi e prolissi come non mai – non aiutano a tener vivo l’interesse. E là dove la narrazione non riesce, nemmeno il gameplay può fare molto. Le dinamiche, infatti, potrebbero essere riassunte in appena un paio di righe: ci si sposta con le frecce direzionali all’interno delle micro aree, si preme un tasto per attaccare e un altro per lanciare una tra le quattro magie disponibili. Sempre se avete energie a disposizione per farlo.
Bisognerà poi prestare attenzione anche alla barra Tummy (pancia) che rappresenta la resistenza della giovane sacerdotessa ai morsi della fame. Quando raggiungerà lo zero, infatti, inizierà a perdere HP ad ogni spostamento. E non sempre avrete del cibo nel vostro inventario per sopperire alle sue necessità. Ovviamente le conseguenze potrete immaginarle da voi.
Scontro, level up, trappola, oggetti curativi e via verso il prossimo piano, in un circolo di noia e reiterazione che finirà per stancare dopo non più di qualche ora. O almeno fino a quando il game over non farà capolino. In tal caso, beh, il desiderio di continuare a giocare potrebbe scomparire anche prima.
PRO
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Adatto solo agli appassionati della serie
CONTRO
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Tecnicamente scarno
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Gameplay banale
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Personaggi stereotipati
Versione testata: PS4