È difficile non considerare The Vanishing of Ethan Carter alla stregua di un viaggio lungo ed estenuante.
Un walking simulator che l’ex fondatore dello studio polacco People Can Fly, Adrian Chmielarz, ha protetto e coltivato gelosamente per anni prima che si palesasse la tanto attesa opportunità di dare forma e sostanza al suo progetto. E quell’opportunità si chiamava The Astronauts, un nuovo team di sviluppo fondato dallo stesso Adrian.
Dopo un’embrionale versione PC datata 2014 e sviluppata con Unreal Engine 3, lo studio operò un cambio netto in vista della pubblicazione di The Vanishing of Ethan Carter su PS4 nel 2015, trascrivendo il codice del gioco sulla quarta release del sopracitato motore grafico. L’operazione richiese quasi un anno di lavoro ma apportò notevoli benefici al titolo sul fronte grafico e, in particolar modo, al già eccelso sistema di illuminazione.
Oggi, anno 2018, il lungo viaggio di Ethan (e di Adrian) sembra giunto a conclusione con la pubblicazione dell’eponimo titolo su Xbox One: probabilmente la migliore versione di questo gioco presente attualmente sul mercato.
Tutta questione di potenza
“Questa è una esperienza di gioco narrativa che non ti conduce per mano.”
Con queste testuali parole, The Vanishing of Ethan Carther accoglie (e coglie di sorpresa) il proprio pubblico. Una dichiarazione di intenti che fin da subito fa capire come The Astronauts, nel 2014 (due anni dopo l’uscita di Dear Esther), avesse intenzione di modificare il paradigma alla base dei walking simulator: percorsi lineari piegati alla narrazione e scarsamente interattivi si sostituiscono in questo titolo a un’area vasta (seppur delimitata) e liberamente esplorabile, Red Creek Valley, carica di fascino e, soprattutto, disseminata di indizi. Quest’ultimi costituiscono il vero perno su cui ruota l’intera produzione, elementi indispensabili all’investigatore (nonché alter-ego del giocatore) Paul Prospero per condurre le proprie indagini sulla scomparsa del piccolo Ethan, da cui ha ricevuto una quanto mai esplicita richiesta di aiuto poco prima che di lui si perdessero definitivamente le tracce. La ricerca del più piccolo della famiglia Carter segue pedissequamente le orme tracciate dalle precedenti realease del gioco tanto in termini ludici quanto narrativi e, alla luce di ciò, appare superfluo mettere nuovamente questi elementi del titolo sotto la lente di ingrandimento. Meritevole di attenzione in questa nuova edizione del gioco, invece, è l’aspetto puramente tecnico, grazie alla maggiore potenza di calcolo offerta dalla nuova macchina di casa Microsoft. Mentre la versione “semplice” di Xbox One non presenta particolari migliorie e si attesta sui canonici 1080p/30fps, su Xbox One X The Vanishing of Ethan Carter può contare diverse opzioni di risoluzione e frame rate: 1080p o 1440p a 60fps con qualche sporadico calo oppure, scendendo a qualche compromesso, a 2160p a 30fps costanti, in ogni situazione. Un elemento di non poco conto in un titolo che punta molto sull’impatto visivo degli ambienti e sul sistema di illuminazione, nettamente superiori rispetto alla controparte PS4 (ancorata ai 1080p con framerate dinamico) a causa del mancato supporto da parte di The Astronauts alla versione Pro della console di casa Sony.
PRO
- Tecnicamente stupendo su Xbox One X
CONTRO
- Se avete già giocato The Vanishing of Ethan Carter non avrete altri motivi per ri-acquistarlo
- Nessuna differenza sul fronte ludico e narrativo rispetto alle precedenti versioni del gioco
- Nessuna particolare miglioria su Xbox One
VOTO 8.5