I puzzle game su Nintendo Switch, che ci crediate o no, escono particolarmente bene. Ne avevamo già parlato poco tempo fa con The Talos Principle, trasposto in modo esemplare dai ragazzi di Croteam per l’ibrida di Mamma N; ne torniamo a parlare anche oggi con The Turing Test, puzzle tridimensionale in prima persona sviluppato da Bulkhead Interactive e da qualche settimana arrivato su Switch. Che ancora una volta, come l’illustre collega, non necessita di troppe presentazioni: già apparso quattro anni fa su PC, Xbox One e poi PS4, il “Portal” metafisico targato Square Enix riuscì a convincere all’unanimità critica e pubblico, grazie ad una storia interessante e raffinata e, soprattutto, ad un gameplay sfaccettato che strizzava l’occhiolino al mai troppo lodato capolavoro di casa Valve. Una mossa furbetta, non c’è che dire, ma che nel proprio complesso funziona a modino…
Per tutti quelli che “informatica e Facebook sono sinonimi” e non hanno mai sentito parlare di un tale Alan Turing e del suo impatto nella nostra attuale vita vabbè, una gitarella su Wikipedia non farebbe poi male. Discorso leggermente diverso per il test che da lui prende il nome, puro esercizio teorico secondo il quale sarebbe possibile estrapolare una serie di interrogativi (o test) che un’intelligenza artificiale, per quanto evoluta e assimilabile a quella umana, non riuscirebbe a risolvere. Non male, vero? Attorno a questo perno ruota l’intera esperienza ludica di The Turing Test, un mix di filosofia esistenziale ai tempi di Interstellar che ci mette nei panni di Ada Turing (parente? Omonima? Coincidenze?) all’interno di una base spaziale misteriosamente abbandonata in quel di Europa – il satellite di Giove. Unica compagnia, T.O.M., una AI robotica che funge da “menestrello 2.0” e che, a conti fatti, rappresenta l’unica fonte di informazioni attendibili in questa strana vicenda.
Misteri da Europa…
L’obiettivo degli oltre settanta scenari di The Turing Test è molto semplice: capire quanto prima come uscire dalla stanza, attraversare l’ennesimo corridoio di identificazione ed accedere all’area successiva. Un po’ come accadeva tra le mura di Aperture Science, seppur – in questo frangente – con tutte le proporzioni e le rinunce del caso. Anche in questo caso avremo a disposizione un’arma speciale: la gravity gun di Ada non aprirà portali, ma permette di utilizzare a distanza specifiche sfere di energia, da utilizzare come chiavi in circuiti elettrici dedicati per sbarazzarsi comodamente di porte e interruttori. Perché. Detta in maniera molto stringata, l’esperienza di The Turing Test è proprio questa: agire elettromeccanicamente su interruttori, serrature elettroniche, dispositivi di sicurezza e via dicendo per sbloccarsi la strada verso l’uscita. Detta così sembra una banalità disarmante, ma già dopo la prima dozzina di scenari le cose si complicano in modo esponenziale, con “palle energetiche” di diverso tipo da gestire, switch multipli di corrente, percorsi inesorabilmente bloccati e meningi in panne per il prolungarsi dello stallo.
Complessivamente, la qualità degli enigmi proposti è interessante. Certo, superato di un po’ il giro di boa si inizia a intravedere molto più facilmente il leit motiv dei puzzle, e questi diventano inesorabilmente più macchinosi e articolati, ma non per questo più brillanti o forieri di un effetto wow inatteso. Per assurdo, gli enigmi migliori sono nascosti in alcune stanze segrete opzionali – sfide ad un livello decisamente superiore alla media, che non danno alcun premio al giocatore se non la soddisfazione d’esserne usciti vincitori. Il risultato complessivo è comunque soddisfacente, e pur senza raggiungere l’incredibile varietà di situazione di The Talos Principle, The Turing Test tutto fa tranne disilludere le aspettative. Lo sforzo mentale richiesto al giocatore è superiore alla media e, complice una narrazione profonda e dalle mille implicazioni filosofiche, che rallenta forse un po’ troppo in un finale prevedibile, riesce comunque a mantenere incollati per tutta la durata del playthrough.
Un porting spaziale?
Dal punto di vista tecnico, la conversione per Switch effettuata dallo sviluppatore è senza dubbio promossa. Non siamo di fronte ai risultati impressionanti raggiunti da Alien: Isolation, tanto per citarne uno, ma la trasposizione ai lidi Nintendo di The Turing Test colpisce e incanta, specie – anche questa volta – nella modalità portatile. Se in docked è difficile non notare il calo di risoluzione e di dettaglio rispetto alle “versioni maggiori”, che godono di un modelli dinamico di illuminazione più veritiero e complesso, i ragazzi di Bulkhead Interactive danno il proprio meglio quando si stringe Switch tra le mani. Frame rate ragionevolmente stabile, resa cromatica soddisfacente e, nel complesso, ottima anche la pulizia visiva: la modalità portatile si conferma nuovamente regina nell’ambito dei puzzle game, che possono essere giocati in “estremo relax” senza dover necessariamente connettersi ad un televisore. Ottimo infine anche il comparto sonoro, che senza strafare riesce a creare un accompagnamento assolutamente in linea con gli avvenimenti criptici in quel di Europa. Il porting, nel proprio complesso, può considerarsi comunque riuscito: e se da un lato era assurdo aspettarsi qualche contenuto aggiuntivo, vista la natura stessa del titolo, dall’altro l’introduzione dei sensori di movimento nel control schema avrebbe aiutato non poco la gestione della nostra gravity gun, specie quando si tratta di fare tiri a lunga distanza dove è richiesta parecchia precisione. Nulla, inutile quasi sottolinearlo, che un pizzico di allenamento non possa correggere in breve tempo: ma magari chissà, anche questo è un test di Turing…
PRO
- Gameplay riuscito ed accattivante
- Narrazione ermetica di altissimo livello
- Tecnologicamente interessante, specie in modalità portatile
CONTRO
- Nessun supporto ai sensori di movimento
- Finale forse un po’ frettoloso e telefonato
Versioni disponibili: PS4, Xbox One, Nintendo Switch
Versione provata: Nintendo Switch