Il mercato indie e le sue regole: ce ne sono molte, ma sicuramente una delle più apprezzate dal pubblico (o almeno da chi scrive queste righe) è quella che si chiama “originalità”. Le piccole software house, non dovendo far per forza i conti con faraonici costi da coprire, possono permettersi spesso di sperimentare con videogiochi particolari e fuori dagli schemi. Ne abbiamo visti molti in questi anni come ad esempio il celebre LIMBO, titolo che di fatto ha dato il via ad una lunga serie di giochi simili per stile estetico e gameplay. Il team indipendente Two PM si è cimentato in un’impresa non facile: creare un videogioco che unisse gameplay ed interiorità, mettendo al centro della scena profondi sentimenti umani come la depressione. Diamo un’occhiata più da vicino a The Thin Silence.
L’UOMO STILIZZATO
La storia ci metterà nei panni di Ezra, un uomo che un tempo ricopriva incarichi di alto prestigio personale e sociale. Allontanatosi dalla civiltà, inizierà un viaggio personale all’interno della sua mente, affronterà demoni interiori ripercorrendo alcune tappe della sua vita e si riapproprierà di ricordi perduti. Il concept alla base di The Thin Silence è sicuramente il “viaggio” inteso nel senso più filosofico del genere: Ezra, mosso dal giocatore, percorre svariati sentieri fisicamente ma soprattutto mentalmente. Sicuramente questo è il maggior punto di forza del gioco, rappresentato pienamente dal comparto narrativo: l’opera del team Two PM racconta una storia di interiorità, di sentimenti oscuri e contrastanti, un viaggio che certamente non mancherà di appassionare il giocatore attento e desideroso di storie intriganti. Eppure il feeling, seppur meravigliosamente sostenuto da un comparto narrativo ben strutturato, si infrange in parte sul comparto estetico.
Non fraintendetemi: sono il primo ad apprezzare lo stile grafico semplice, magari anche “minimal” per lasciar più spazio all’immaginazione del giocatore. Per esempio ritengo le sezioni in prima persona in Mode-7 di Jurassic Park per SNES terrificanti ancor più di alcuni livelli di Amnesia: The Dark Descent proprio grazie allo stile grafico rozzo che lascia immaginare molto e vedere poco. Purtroppo però ultimamente, complice il successo di un “indie celebre” come Hyper Light Drifter, si vede fin troppo spesso questo abuso di personaggi composti da una manciata di pixel senza espressività, con movimenti legnosi ed inseriti in ambientazioni ugualmente scarne. Non riesco ad apprezzare fino in fondo il lavoro svolto a livello puramente estetico in The Thin Silence: sono convinto che con uno stile grafico più dettagliato e più curato il gioco avrebbe mostrato un carattere ancora maggiore. Molto meglio il comparto sonoro, seppur non eccellente, ma più indirizzato verso la creazione di sensazioni emotive come l’angoscia, la solitudine e la claustrofobia.
DEPRESSIONE MECCANICA
In termini di gameplay, The Thin Silence si difende discretamente presentando un mix tra puzzle ed action (seppur assai edulcorato) che funziona fino ad un certo punto. Il personaggio controllato dal giocatore si muove con una lentezza che diventa presto fastidiosa, ma il sistema di crafting utilizzato si rivela molto interessante per quanto semplice da utilizzare. Stesso discorso per i vari puzzle proposti durante i vari livelli: ci sono buone idee, inventiva e desiderio di far spremere le meningi al giocatore. Il sistema di crafting è strettamente legato alla risoluzione dei vari enigmi, considerato che gli oggetti realizzabili (e mescolabili per crearne di nuovi) vengono poi utilizzati per farsi strada. Lo stivale, per esempio, permette al personaggio di sferrare un potente calcio che spinge oggetti anche molto pesanti: se si ottiene anche l’uncino (utilizzabile singolarmente per arrampicarsi su basse sporgenze) e lo si mescola con lo stivale si ottengono stivali chiodati utili per altri scopi.
Il sistema di controllo si comporta bene, sia che si stia utilizzando la tastiera sia che si voglia optare per il joypad: in ogni caso il ritmo del gioco è lento in generale, e non è quasi mai necessario utilizzare i propri riflessi fulminei. Piuttosto ogni sezione presenterà nuovi enigmi, da affrontare con un approccio ragionato che includerà lo studio del terreno e soprattutto le varie combinazioni di oggetti ottenibili tramite il crafting. Un mix di alti e bassi per il comparto gameplay: interessanti idee che si infrangono in parte su scelte non propriamente brillanti ma che comunque consegnano un prodotto di discreta qualità che può contare su una narrazione certamente interessante. The Thin Silence non sarà un capolavoro imperdibile ma sicuramente presenta delle buone idee che potrebbero intrigare alcuni giocatori, soprattutto quelli disposti a “passar sopra” ad alcuni difetti di gameplay per gustarsi una trama davvero interessante. Da non tralasciare uno degli obiettivi del team di sviluppo, che ha deciso di effettuare una partnership con l’ente benefico australiano CheckPoint nel campo delle cure alle malattie mentali.
PRO:
- Narrazione decisamente indovinata
- Ottime idee in campo, specialmente l’utilizzo dell’inventario ed il crafting
CONTRO:
- Stile grafico decisamente troppo “minimal”
- Gameplay non così intrigante, non aiuta a tener focalizzata l’attenzione del giocatore
Versione testata: PC
Voto: 7