Molte ambientazioni sono state sfruttare ed immaginate per la creazione di videogiochi. Una delle più affascinanti, nonchè tra le più “antiche” se vogliamo, è quella fantascientifica: inizialmente pregna di laser, combattimenti con aggressive razze aliene e navi spaziali, recentemente ha visto un cambiamento in virtù della maggior consapevolezza dell’umanità verso sè stessa. Non di rado capita infatti di veder utilizzata la fantascienza per darci insegnamenti sul momento presente: ecologia, coscienza di sè, grandi domande dell’esistenza. Il team svedese Teotl Studios ha deciso di viaggiare per una “via di mezzo”, ovvero creare un gioco che narrasse eventi fin troppo possibili in un futuro lontano ma poi restare saldamente ancorati al gameplay. The Solus Project offre non solo un vasto mondo da esplorare, ma anche immersione più che reale grazie alle features di Playstation VR che può essere utilizzato per entrare davvero nel mondo di gioco.
GALASSIA CHE VAI, PIANETA CHE TROVI
Futuro, anno XXXXX: il pianeta Terra è (nuovamente) spacciato e vicino all’autodistruzione grazie alla stupidità dell’essere umano. Siamo troppi e l’ecosistema terrestre non è più in grado di sostentarci: senza preavviso, tutto crolla e collassa. Viene quindi rapidamente varato il Progetto Solus, ovvero la ricerca di un altro corpo celeste adatto al sostentamento della razza umana. La nave spaziale del protagonista senza nome viene abbattuta improvvisamente da un invisibile nemico e precipita sul pianeta Gliese-6143-C, che per puro colpo di fortuna sembra un pianeta adatto alla sopravvivenza umana. Il nostro avatar dovrà quindi seguire due principali compiti durante la permanenza forzata sul pianeta: esplorare il più possibile e lavorare per garantire il proprio sostentamento, ed al tempo stesso tentare di comunicare con la nave madre per inviare la propria posizione e venir recuperato.
The Solus Project propone quindi un mix di avventura esplorativa e survival: tramite i parametri riportati sul nostro palmare potremo tener sotto controllo i parametri vitali del protagonista. Avremo ovviamente bisogno di mangiare, bere, dormire e ripararci durante i catastrofici eventi naturali quali piogge di meteoriti e temperature estreme. La componente survival è strettamente legata all’esplorazione e dovremo cercare materiali di vario genere da utilizzare per creare utili oggetti: nonostante questo, sopravvivere si rivela presto un compito relativamente semplice e non invasivo. La componente survival infatti risulta assai diluita all’interno delle meccaniche di gameplay, quasi fosse un orpello inserito per aggiungere features ma che si rivela presto quasi noiosa rispetto invece alla componente decisamente più riuscita che è quella dell’esplorazione. Se da una parte si potranno percorrere in lungo ed in largo le regioni di Gliese-6143-C e restare affascinati dai grandiosi panorami così belli e così alieni, dall’altra si dovrà far appello a tutta la propria forza interiore una volta imboccata la strada (spesso senza ritorno) del sottosuolo del pianeta.
IL LABIRINTO DI MINOSSE
Presto o tardi infatti ci si ritroverà costretti ad infilarsi in una delle numerose caverne che si districano al di sotto della superficie del pianeta: un complesso dedalo di labirintici cunicoli (molto spesso simili e difficilmente distinguibili) nei quali perdersi sarà la regola. Se giocata nella versione TV, questa fase si rivela spesso frustrante e poco divertente, ma in versione VR tutto cambia in modo drammatico: se avete paura del buio e siete claustrofobici, l’esperienza potrebbe rivelarsi fin troppo coinvolgente. Personalmente ho apprezzato molto il terrificante senso di smarrimento che si vive durante l’esperienza VR nel sottosuolo di Gliese-6143-C: può capitare di perdersi per intere ore in cunicoli oscuri e dalla visibilità limitata, illuminati soltanto dalla luce fioca di torce o luci naturali emesse da cristalli incastonati nelle pareti. Il tutto ovviamente accompagnato da spaventosi suoni dalla provenienza ignota e certamente non umana: The Solus Project mostra differenti picchi di interesse e noia alternati che da una parte abbassano il valore del prodotto mentre dall’altra lo alzano decisamente. Un difetto pessimo del gioco si ritrova nel sistema di controllo assai macchinoso e poco pulito in versione classica, con una mappatura dei tasti che definir fantasiosa è un complimento. La situazione nella versione VR peggiora considerato che viene aggiunta la possibilità di teletrasportarsi a breve distanza ed il sistema di controllo è affidato a due Playstation Move.
Impratichirsi a dovere con quel sistema di movimento è molto difficile e potrebbe scoraggiare fin da subito i giocatori meno determinati, soprattutto se ci si ritrova all’improvviso con la testa “dentro” una roccia a causa di alcune imprecisioni nelle collisioni. The Solus Project è di fatto questo: un titolo esplorativo che vorrebbe appassionare alla ricerca ma che ci riesce solo in parte a causa di alcuni difetti di meccaniche, ma che riesce comunque a mantenere vivo l’interesse del giocatore determinato grazie all’ottima direzione artistica. Parlando in termini puramente grafici, il gioco si difende molto bene presentando panorami mozzafiato ed un pianeta da esplorare molto piacevole a vedersi: unico neo riguarda la versione VR, stranamente “piatta” per certi versi e non sempre immersiva come dovrebbe essere. A livello sonoro niente di cui lamentarsi: ottimi effetti sonori (soprattutto i rumori ambientali) ed ottimo accompagnamento musicale, mai invadente e che lascia la maggior parte del lavoro ai già citati suoni dell’ambiente circostante. The Solus Project è un buon titolo tutto sommato, ma danneggiato abbastanza pesantemente da alcuni difetti di gameplay e di meccaniche pure. Un buon punto di partenza comunque, che potrebbe migliorare considerevolmente in occasione di un eventuale secondo capitolo.
PRO:
- Ambientazione decisamente affascinante e ben realizzata
- Concetto di esplorazione reso alla perfezione
- Momenti di pura paura del buio grazie all’immersione in VR…
CONTRO:
- …che purtroppo si scontrano con momenti di pura noia qui e là
- Sistema di controllo terribilmente macchinoso, sia in modalità VR che classica
- Alcuni errori di base nelle meccaniche del gioco
Versione provata Playstation 4 (classica e con visore Playstation VR)