In tempi in cui i giochi horror girano su schermi ad alta risoluzione e sfoggiano grafiche in 4K, un titolo come The Last Door è anomalo. Tuttavia la sua narrativa riesce a stuzzicare la fantasia con una potenza simile a quella di un racconto di H.P. Lovecraft.
Jeremiah Dewitt riceve una lettera da parte di un ex compagno di scuola, il quale lo convoca nella sua villa per comunicargli qualcosa. Al suo arrivo però è già troppo tardi, una follia ammorbante ha completamente avvolto il suo amico al punto da indurlo all’estremo gesto del suicidio. Tuttavia la sua caduta nelle tenebre trova cagione in una inquietante esperienza che aveva coinvolto lui e Dewitt da ragazzi, talmente sconcertante da attorcigliarsi come un rampicante, sino a consumare le vite di chi ne è stato testimone.
The Last Door è un’avventura punta e clicca molto particolare. La grafica in pixel è estremamente scarna e basilare, al punto da essere incapace di rendere decentemente le fattezze di personaggi e oggetti. La sua umile veste denota il suo essere opera prima dello studio spagnolo di Game Kitchen, il quale è partito a piccolissimi passi. Che questa mancanza sia dovuta solo a questioni di fondi e circoscritta al debutto, lo si può facilmente constatare dall’elevata qualità della loro opera seconda, in dirittura di arrivo, ovvero l’action Blasphemous.
Però è proprio questo mostrare in modo indefinito a creare involontariamente un meccanismo comune a quello della lettura: stimolare l’immaginazione. Uno degli effetti più riusciti delle trame di autori come Lovecraft infatti risiedeva nel suggerire solo tratti e contorni dell’orrore, lasciando il lettore travolto da quelle che erano le sue stesse fantasie, solleticate dalle parole dello scrittore, ma mai definite.
Andando avanti nel gioco non mancano quindi molti momenti in cui il ritmo lento e compassato del “punta&clicca” si fa complice di questa carenza di stimoli grafici, portando il giocatore ad elaborare i suoi personali fotogrammi di tensione e arricchirli aggiungendoci del proprio. Un’ombra, una figura indistinta, ma anche una delle (tante) inquietanti visioni che si paleseranno, diventano materiale tecnicamente sgradevole, grumi di pixel raffermi e obsoleti persino per una console a 16bit, ma perfetti come bozzetto su cui poi sarà l’utente a dipingere le fattezze di ciò che egli chiama “paura”.
La Complete Edition del titolo include due racconti con protagonisti distinti, raggruppando le due stagioni che compongono The Last Door come gioco e che furono pubblicate separatamente su PC, con uno sviluppo iniziato anni or sono e condotto anche economicamente a piccoli passi, tramite una raccolta fondi su Kickstarter. Che sia Dewitt o Wakefield, entrambi si muovono in parallelo alla ricerca di una verità impregnata di un orrore soprannaturale lungo quattro capitoli ciascuno, arrivando ad una longevità complessiva adeguata a questo tipo di giochi e anche al pezzo richiesto da questa raccolta (circa 8-10 ore a seconda di quanto impiegato per risolvere gli enigmi).
Gli enigmi non sono mai troppo complicati, ma intrattengono il giusto, richiedendo di muoversi attraverso varie stanze e luoghi che compongono ciascuna area che ospita un capitolo. C’è quindi un leggero backtracking, peraltro marginale data l’opzione di uscita veloce da una zona già visitata. Forse giusto la grafica troppo scarna può causare qualche piccolo spaesamento, in quanto a volte non è sempre chiaro su quali oggetti del fondale poter interagire, tuttavia il cursore indica in modo efficiente dove si può intervenire, scongiurando qualsiasi intoppo nel trovare un oggetto importante o un comando per proseguire.
Menzione d’onore alla colonna sonora, perfetta e musicalmente impeccabile, strumento di sostegno alla tensione narrativa e all’enfatizzare l’ambientazione.
Pro
- un’avventura punta e clicca dal grande fascino orrorifico
- ottima colonna sonora
Contro
- grafica in pixel gravemente insufficiente
Voto: 7
Disponibile in digitale per Playstation 4, Xbox One, Switch. E come stagione 1 e 2 su GoG.com e Steam