Quando si parla di shoot ‘em up a scorrimento laterale, mi torna sempre in mente lo spot del ’95 della Pirelli, passato alla storia per l’indimenticabile frase “La potenza è nulla senza controllo”. Il fortunato slogan con cui venivano sponsorizzati gli pneumatici della nota azienda milanese si sposa perfettamente con la filosofia alla base di questo genere: si può anche disporre dell’arsenale più fornito e devastante al mondo ma basta una manovra imprecisa per finire “fuori strada”, il che equivale a dire schiantarsi contro una parete o finire bruciato da un proiettile vagante.
Il classico rischio del mestiere a cui va incontro chi decide di salire a bordo di una navetta spaziale per salvare il mondo. Perché, rare varianti a parte, l’incipit alla base di ogni buon shmup che si rispetti è sempre lo stesso e Hydorah, titolo datato 2011, non fa certo eccezione. In fondo parliamo pur sempre di uno sparatutto a scorrimento orizzontale che fa della tradizione uno dei suoi punti di forza. La mente dietro a questo progetto è lo spagnolo Locomalito, un artista eclettico che, nella sua quasi decennale carriera da solista, è riuscito a dare sfogo a tutto il suo amore per il videogioco “d’altri tempi” con produzioni che spaziano dagli shoot ‘em up fino ai metroidvania.
Il fatto poi che si tratti di titoli freeware, scaricabili dal sito ufficiale di questo programmatore, rende ancor più chiara l’idea di quanta passione e voglia di condivisione ci sia dietro al suo lavoro. Tutto ciò, unito alla qualità delle sue opere, gli ha valso una notevole popolarità dentro e fuori la rete, tanto da spingere Locomalito a realizzare una versione 2.0 delle sue produzioni più celebri, rivedute, corrette e (enormemente) ampliate anche sotto il profilo dei contenuti, a partire dall’acclamato action platform Maldita Castilla Ex. Ultimo in ordine di pubblicazione è proprio il sopracitato (Super) Hydorah, titolo attualmente disponibile per Xbox One e Steam e che promette di offrire un’esperienza dal sapore retrò e al tempo stesso incredibilmente non lineare e innovativa.
IL GIOCO CHE (NON) TI ASPETTI
Come si accennava in apertura, anche in Super Hydorah bisogna salvare il mondo da un esercito di biomacchine provenienti dallo spazio remoto e, come sempre, la nostra navicella (nemmeno troppo velatamente ispirata alla Vic Viper pilotata nel celeberrimo Gradius) sarà l’ultima risorsa del genere umano. Il percorso che conduce alla salvezza del pianeta azzurro, però, non è – come tradizione vuole – semplice e lineare: la mappa stellare sulla quale ci muoveremo offre infatti diverse biforcazioni che conducono ovviamente a località e territori inesplorati, per un totale di ventuno stage uno più affascinante e caratterizzato dell’altro. Scordatevi i livelli fotocopia visti in tanti cloni di Salamander o R-Type: qui ogni ambiente ha una propria identità, resa ancor più marcata grazie al supporto di una splendida e “bittosa” colonna sonora realizzata per l’occasione dal musicista e compositore spagnolo Gryzor87.
Tutto in questo titolo ha un sapore retrò, al punto da non sembrare un gioco sviluppato ai giorni nostri per omaggiare il passato, bensì un prodotto nato e concepito negli anni ’80 e che gode oggi di nuova vita grazie a un certosino restyle grafico. Questo a riprova che, a differenza di quelle in 3D, le opere in pixel art non invecchiano mai.
Se desiderate invece un’esperienza vecchio stile potete sempre attivare la modalità CRT, che “sporca” l’immagine quel tanto che basta per emulare la resa visiva dei cabinati da sala giochi.
Ma è la cura del dettaglio ciò che eleva Super Hydorah rispetto all’odierna concorrenza, in particolar modo l’attenzione riposta nel gameplay, come ad esempio la dinamica delle collisioni, così perfetta da consentire di compiere manovre pulite e precise senza il rischio che si finisca per vedere la propria navicella in frantumi a causa di un proiettile vagante che non ha nemmeno sfiorato lo scafo del nostro velivolo.
Se poi avete difficoltà nel superare un particolare stage, potrete sempre chiedere a un vostro amico di aiutarvi nel portare a termine l’arduo compito di salvare il mondo visto che, a differenza della versione originale di Hydorah, questa riedizione introduce una modalità multigiocatore in locale. Peccato però che nel caso in cui una delle due navette venga abbattuta, sarà necessario per l’altra recuperare un particolare power-up affinché la prima possa tornare nuovamente in campo: un compito tutt’altro che semplice vista l’elevata presenza di nemici – e relativi proiettili – a schermo che rendono difficoltoso raggiungere questo particolare oggetto una volta apparso sulla scena. Pertanto, in caso di morte prematura, potrebbe anche accadere di finire estromessi dalla partita fino alla fine della missione. In compenso, anche in questo caso, si avrà comunque accesso ai potenziamenti aggiuntivi per il proprio velivolo una volta completato il livello. Al termine di ogni stage, infatti, sia che si giochi in single che in multiplayer, sconfitto il boss di turno si otterrà un nuovo componente per il proprio arsenale, come missili, raggi laser o spari multipli che andranno a perfezionare le potenzialità offensive della navetta. Un po’ come avviene nella serie Megaman, alcuni di questi power-up risulteranno più efficaci in determinati livelli rispetto ad altri ma solo la pratica vi permetterà di capire come equipaggiare il proprio mezzo prima di gettarvi nel vivo di una missione. In poche parole, sarete costretti a vedere la vostra navicella in fiamme più e più volte prima di raggiungere il perfetto bilanciamento del proprio arsenale: se non si è abituati a un certo grado ripetitività e a un pizzico di frustrazione, potrebbe non essere semplicissimo raggiungere la fine del gioco.
Ovviamente non mancheranno anche power-up occasionali nel corso delle missioni che andranno a incrementare le capacità della navetta migliorandone la velocità, la potenza e persino la difesa, innalzando una barriera in grado di proteggere il proprio velivolo da un singolo (ma mortalmente pericoloso) attacco.
E in un gioco come questo, una “vita extra” non è certo cosa da poco.
PRO
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Visivamente stupendo
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Ben ventuno stage con cui cimentarsi, uno più bello dell’altro
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Modalità multigiocatore in locale
CONTRO
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L’elevata difficoltà potrebbe portare molti a desistere dopo poche ore di gioco
Versione testata: Xbox One