Nonostante una distribuzione in occidente incostante, in Giappone Star Ocean è talvolta stato capace di affiancarsi ai titoli di maggior successo, come in quel primo capitolo per Super Nintendo che poco aveva da invidiare agli altri capolavori Square dell’epoca e che rappresenta uno dei migliori titoli di commiato dell’era 16bit.
Tra Star Ocean 2 e 3
La storia inizia sul pianeta Faycreed, dove il giovane Fidel Camuze svolge il ruolo di capitano delle guardie nel paesino costiero di Stahl, trovandosi poi di fronte all’ingrato compito di respingere le crescenti incursioni dei briganti locali con le poche risorse disponibili. Dopo un primo assalto bloccato però c’è ben poco da gioire, in quanto il nostro eroe deve avventurarsi verso la capitale per chiedere al re di mandare dei rinforzi. La svolta avviene con l’incontro con la piccola Riala, ricercata da individui provenienti da altri pianeti a causa dei suoi poteri. Tutto un preambolo che coinvolge il nostro in un’avventura più grande di lui, come da copione, anche se condita da troppi stereotipi, come l’amnesia di Riala, imposta banalmente dalla sceneggiatura per mantenere il più a lungo possibile il mistero su cui ruota il canovaccio. Oppure il rapporto tra il protagonista e Miki, la maga amica d’infanzia, che lo segue immancabilmente riempendolo di vezzeggiativi secondo uno
luogo comune ormai un pò troppo abusato nelle opere nipponiche. Leggermente meglio gli altri personaggi, ma anche nel loro caso manca quella caratterizzazione che li renda davvero memorabili o interessanti, così come una trama di fondo che sappia anche solo avvicinarsi alle vette di Xenogears nel campo dei giochi di ruolo ad ambientazione fantascientifica. Senza fare anticipazioni, la vicenda principale non riserva sorprese o grandi climax narrativi, rivelandosi scorrevole, ma priva di note di colore. Accanirsi troppo sulla mancanza di guizzi di originalità nel genere rpg sarebbe però ingiusto, specie visto che è un difetto generalizzato da oriente ad occidente. Ciò che invece può scontentare il giocatore è il modo con cui viene esposta la storia: i dialoghi sono spesso integrati nel gioco senza stacchi o sequenze animate particolari. Se questo da un lato viene giustificato come un tentativo di far coincidere la narrazione con il resto del gioco e renderli tutt’uno come un comparto unico per coinvolgere l’utente, dall’altro sembra davvero povera la mancanza di sequenze filmate che esaltino maggiormente il racconto, senza contare che rafforza l’idea che si tratti di una scelta più dettata dal risparmio, in maniera tristemente coerente con la povertà del motore grafico. Decisamente fastidioso il non poter saltare queste sequenze però, dato che in caso di game-over in alcuni combattimenti si viene costretti a rivederle daccapo.
Spazio: ultima frontiera
Il sistema di combattimento invece si propone in maniera molto veloce e diretta, puntando su scontri in tempo reale gestiti con un sistema in stile morra cinese. Gli attacchi deboli ma veloci bloccano quelli forti ma lenti, quelli forti invece riescono a spezzare la parata nemica, mentre la parata blocca quelli deboli. Il ritmo generale è sostenuto, finendo per non pesare minimamente persino quando si è costretti a livellare al di fuori della normale progressione.
La particolarità però risiede nell’impiegare in contemporanea tutti e sette i membri della squadra. Questa scelta da un lato può sembrare entusiasmante visto che rompe con la tradizione di dover inspiegabilmente lasciare in panchina personaggi che sono teoricamente presenti, ma tradotta in termini di giocabilità produce un pò troppa confusione, costringendo ad affidarsi all’intelligenza artificiale anzichè ai controlli manuali. La cpu gestisce quindi il resto del gruppo, seguendo anche delle linee guida essenziali che l’utente può impostare. Ogni personaggio difatti è comandabile dopo averlo selezionato scorrendo la freccia direzionale e ripetere questo procedimento finisce per creare una specie di turnazione involontaria. Pur in assenza dei combattimenti a turni, giostrare con le opzioni e i comandi può lasciare libertà di gestire questo frangente a seconda delle proprie esigenze, accontendando sia gli amanti del sistema a turni che di quelli in tempo reale.
Le classi permettono di assegnare diversi ruoli a ciascun personaggio, sino ad un massimo di quattro, differenziando bene la rosa di abilità a disposizione, anche grazie al bilanciamento per cui non si può assegnare lo stesso ruolo a più membri. Varie abilità invece offrono dei potenziamenti alle statistiche di base, incrementando punti ferita o la percentuale di attacco o punti magia, restando libere di essere assegnate a chiunque.
Un piccolo pianeta nella galassia
Nel corso dell’avventura sarà possibile accettare missioni secondarie e creare oggetti. Le prime consistono in cose molto classiche come reperire qualcosa o uccidere mostri, Il sistema di creazione invece si fa abbastanza articolato, impiegando materiali, cibi e rivelandosi particolarmente ricco e capace di dare un senso maggiore all’attività di livellamento. In ogni città è possibile approfondire i rapporti con i vari membri della squadra intavolando conversazioni slegate dalla storia principale e a seconda del personaggio con cui si è massimizzato il rapporto si possono ottenere dialoghi aggiuntivi. Questo fattore aiuta lievemente la longevità complessiva dato che la durata si assesta sopra le venti ore, buona per un gioco in singolo ma comunque al di sotto la media tradizionale dei j-rpg.
Sul versante grafico purtroppo i risultanti sono ambivalenti; se gli ambienti e i fondali offrono un discreto dettaglio, i modelli dei personaggi sono sin troppo essenziali, mostrando un livello da generazione passata. Star Ocean 5 difatti è stato sviluppato su Playstation 3 e poi convertito sulla 4. Questo problema emerge particolarmente nelle città, dove la maggior (si fa per dire) presenza di elementi che arricchiscono “l’arredamento” spesso mette in evidenza come ci siano punti più curati e altri meno.
Molto belle le musiche, decisamente ispirate, capaci di sfruttare sonorità briose, ricche e sfaccettate, variando le classiche tonalità scontate da gioco di ruolo e adattandosi alla particolarissima ambientazione. Il mondo di Star Ocean difatti è un misto tra città medievaleggianti e futuristico spinto, tra spadaccini e maghi e astronavi tecnologiche, con un risultato finale che lo distingue in modo più originale rispetto a molti concorrenti.
Pro
- sistema di combattimento dinamico e versatile
- ambientazione originale
Contro
- trama e personaggi non particolarmente interessanti
- comparto tecnico molto modesto