Il genere FPS sta vivendo una lunga e prospera vita nel mondo videoludico attuale: dagli albori ad oggi, moltissima strada è stata fatta ed i più grandi blockbusters dell’industria del videogioco appartengono a questo frenetico genere. Non solo gioco, ma anche impegno agonistico nel mondo degli esports: FPS è sinonimo di azione e di skill, di capacità e riflessi fulminei. Il team turco Rocwise Entertainment ha pensato di cambiare le carte in tavola ispirandosi alla serie Black Ops di Call of Duty e lanciando sul mercato un titolo FPS con una componente narrativa molto accentuata. Un FPS che mette la storia al centro della scena, per dare al giocatore un vero coinvolgimento nell’azione e nelle numerose battaglie da affrontare. Tutto questo è Soldiers of the Universe…almeno in teoria.
COSE TURCHE
La prima cutscene mostra il protagonista Hakan Kahraman, uomo di mezza età che riceve una chiamata telefonica dal padre mentre assiste agli scontri avvenuti in Turchia durante il tentato golpe del 2016 da parte delle forze armate per rovesciare il governo del presidente Erdogan. Hakan parla al telefono con il padre, poi la linea si interrompe e la voce precedente viene sostituita da quella di un misterioso terrorista. Il criminale decide di giustiziare il padre di Hakan, che promette vendetta recitando quasi alla lettera la famosa battuta di Liam Neeson in “Io vi troverò”. Ci sarebbero altre cose da dire ma di fatto la trama in questo FPS story driven si rifà talmente tanto a cliché visti e rivisti che è quasi superfluo continuare a parlarne. I più sagaci tra voi potrebbero iniziare a domandarsi “ma che c’entra il titolo con le vicende che vengono narrate?”. La risposta è: non c’entra nulla appunto, il titolo in primis è fuorviante e messo lì tanto per dare un tono altisonante a qualcosa che di fatto è un banale FPS terroristi VS soldati, roba da Counter Strike insomma. Già dal video iniziale, realizzato in grafica CG talmente malmessa che non avrebbe sfigurato in un gioco del 2001, è possibile notare i primi cenni di un viaggio che rimpiangeremo di aver intrapreso.
Dopo le vicende iniziali ci ritroveremo catapultati sul primo campo di battaglia: Soldiers of the Universe vorrebbe narrare al giocatore le vicende di guerra che si stanno svolgendo tutt’ora in Turchia, Iran e Siria ma presenta un FPS che fa acqua da tutte le parti ed una narrazione appena abbozzata che svanisce quasi immediatamente, nonostante il gioco venga presentato come “story driven”. Il primo problema si può ritrovare nella realizzazione tecnica: nonostante siano presenti ambienti realizzati decentemente e che mostrano un abbozzo di competenza, il tutto si scontra con terribili difetti figli di una produzione lacunosa. Dopo un ulteriore imbarazzante filmato in CG dove i tre soldati protagonisti si presenteranno come se si conoscessero in quel preciso momento a bordo di un elicottero pochi minuti prima di iniziare una missione, inizieranno i fuochi. Probabilmente morirete anche voi dopo pochi passi per un semplice motivo: la IA dei nemici è mal concepita e permette loro di effettuare headshot letati da enormi distanze come se stessero usando il celebre Aimbot.
INSTANT HEADSHOT
Il livello di difficoltà in Soldiers of the Universe è talmente alto (alternato a momenti di vuoto) che potrebbe tranquillamente divenir noto in quest’epoca strana come “il Dark Souls degli FPS”. Nemici così letali potrebbero venir adeguatamente mitigati da adeguate tecniche di schivata e ricerca di ripari a disposizione del giocatore come accade in titoli “cover shooter” del calibro di Gears of War, ma così non accade. Abbiamo a disposizione unicamente movimenti di base come in un classico FPS, che si rivelano presto quasi inutili di fronte alla tremenda abilità con le armi da fuoco che i nemici dimostrano sin dai primi istanti. Come se non bastasse, bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi: uscire leggermente dal seminato significa spesso incastrarsi in qualche collisione errata e restar bloccati con il reset del livello come unica soluzione disponibile. Guardandosi attorno è anche possibile imbattersi in imbarazzanti modelli 3D inseriti erroneamente come sassi lievitanti ed intere costruzioni sollevate dal terreno. Anche se la faccenda è già stata citata, merita un ulteriore menzione poichè si presenta in un gioco che dovrebbe essere incentrato sulla narrazione: i filmati in CG sono creati con una tecnologia talmente obsoleta che li fa sembrare prodotti all’inizio degli anni 2000. La pessima recitazione dei doppiatori aggiunge la ciliegina sulla torta che rende il tutto talmente malmesso da suscitare quasi ilarità mentre si osservano le immagini reali delle contestazioni turche incollate allo schermo in CG del televisore.
I controlli funzionano adeguatamente, ci sono alcuni sprazzi carini qui e là che purtroppo galleggiano in un mare di liquame di pessima fattura sotto tutti i punti di vista. Il vero peccato è che dalle premesse ci si sarebbe potuto aspettare un titolo perlomeno decente, ma Soldiers of the Universe è un gioco semplicemente brutto e semplicemente irricevibile, soprattutto considerata la “potentissima” concorrenza che arriva sia da titoli tripla A che da alcuni eccellenti indie. Dal confine Turco/Siriano è tutto, a voi la linea studio.
PRO:
- Tecnicamente si intravedono sprazzi di competenza tecnica…
CONTRO:
- …ma vengono immediatamente messi in ombra dal disastro di bug/collisioni che li circonda
- Trama banale che sa di “già visto” sin dai primi istanti di introduzione
- Gameplay trito e ritrito, ulteriormente indebolito da IA farlocca e problemi di bilanciamento
Versione Testata: PC
Voto: 4.5