Shinsekai: Into the Depths è uno di quei titoli che, così su due piedi, parrebbe incapace di scrollarsi dalle spalle il perfido nomignolo di “giochino”. Uscita pochi mesi fa – e pure con un discreto successo, a onor del vero – nel florido microsistema di Apple Arcade, la neonata IP di casa Capcom approda ai lidi dell’ibrida di casa Nintendo dopo un annuncio, tutto sommato, nemmeno troppo altisonante. Che Shinsekai non fosse esattamente quel titolo che milioni di giocatori aspettavano durante l’ultimo Direct sbavando come mastini è altresì un dato di fatto, ma sarebbe un grave errore sottostimare il potenziale di quello che, pad alla mano, è un mix interessante ed equilibrato di Metroidvania e Survival: il tutto a ventimila leghe sotto i mari, per rendere più incasinata la situazione. E basterà scendere un pochino nelle profondità abissali di Shinsekai: Into the Depths per accorgersi di come, a discapito delle apparenze iniziali, ci siano molteplici variabili da tenere in considerazione per non esalare anzitempo il nostro ultimo respiro. Ma questo, come si suole dire, è solo l’inizio…
Uno degli aspetti più curiosi di Shinsekai: Into the Depths è la sua componente narrativa: per amor di brevità potremmo dire che non si capisce una proverbiale fava per tre quarti del playthrough, variabile dalle otto alle undici/dodici ore di gioco in base al vostro livello di perfezionismo. Detta in modo più articolata, Shinsekai sottende al proprio gameplay una narrativa post-apocalittica subacquea, nella quale la civiltà “vive” vestita di enormi scafandri e, con fatica e pesantezza, si muove lungo i fondali oceanici alla ricerca di materiali per sopravvivere. Questo tuttavia rappresenta lo strato più superficiale e scontato dell’IP, che scenario dopo scenario si diverte a regalare criptiche informazioni (con uno stile che ricorda squisitamente quello di Atlantide) che delineano una lore tanto affascinante quanto criptica. Verso il finale i pezzi inizieranno a mettersi al proprio posto, a patto di essere stati ragionevolmente attenti alle info centellinate nel corso del playthrough: di certo, il fascino e la capacità di evocare sensazioni di smarrimento, solitudine e impotenza non mancano affatto, specie se deciderete di “tuffarvi” in questa avventura con un buon paio di auricolari.
In fondo al mar…
Come dicevamo in apertura, Shinsekai: Into the Depths mescola meccaniche di gioco appartenenti a generi distinti: il backtracking del Metroidvania, seppur decisamente più edulcorato rispetto ad un qualsiasi Ori o – soprattutto – Hollow Knight del caso, la gestione dell’equipaggiamento, delle risorse e dell’inventario del Survival Game, persino le boss fight contro creature degli abissi più o meno grandi. Lo fa mettendo subito sul piatto alcune regole ferree: se volete respirare sott’acqua serve molto ossigeno, quindi è fondamentale cercare bombole da utilizzare a proprio vantaggio. Seconda cosa: arrampicarsi, combattere e “correre” con il boost delle bombole acceso sono tutte attività che consumano ossigeno. Se siete col fiato corto, fareste bene a cercare qualcosa di non liquido con cui riempire i vostri polmoni. Terza, e ultima cosa: scafandro e bombole non sono fatte di titanio, ma al contrario tendono a rompersi molto facilmente – ve ne accorgerete praticamente subito, dopo aver mal calcolato un salto o aver indovinato un atterraggio non propriamente morbido.
Poche regole, ma fondamentali per cavarsela con svariati bar di pressione sul groppone. Certo, l’esplorazione dei fondali marini – l’attività più importante nell’economia di gioco di Shinsekai – ci permetterà di scovare minerali preziosi e altri oggetti con cui craftare (in modo semplicissimo) munizioni per le fiocine, armi, apparecchi utili per riparare l’equipaggiamento danneggiato. Potremo anche potenziare il nostro scafandro, garantendoci in questo modo la possibilità di scendere a nuoto verso profondità maggiori inizialmente precluse. In tutto questo sì, non passerà molto tempo prima di mettere le mani su un piccolo sottomarino ed attivare i fast travel: ma non pensiate da lì in avanti, di aver risolto in un sol colpo tutti i vostri problemi di sopravvivenza. Inutile dire che, per la stragrande maggior parte del tempo, il sottomarino lo lascerete parcheggiato a distanza di sicurezza.
20mila leghe sotto Metroid …
Alla luce di quanto detto, complessivamente, il gameplay di Shinsekai funziona più che egregiamente. I movimenti impacciati e rallentati del nostro alter ego, potenzialmente capace di spaccare quattro bombole in un colpo per aver “lisciato” un salto di pochi centimetri, risultano frustranti soltanto all’inizio, per poi lasciar spazio ad una patina di “realismo” che sì, calza a pennello con le restanti meccaniche di gioco. Sull’esplorazione c’è poco da dire: la mappa, suddivisa in aree raggiungibili col fast travel, è ragionevolmente vasta – seppur alla lunga la ripetitività degli asset sia inesorabile. Il backtracking è molto blando (notizia, questa, che forse non farà saltare di gioia gli amanti del Metroidvania), ma il mondo subacqueo ideato da Capcom tutto è tranne che lineare. Se la componente survival funziona che è una meraviglia, decisamente più farraginosa quella “action” legata al combattimento: gli attacchi del nostro alter ego sono imprecisi e affaticati, con frequenti risultati esilaranti di colpi a vuoto con nemico alle spalle che pasteggia sopra la nostra testa. Ma si tratta comunque di una situazione che si padroneggia in fretta, destinata a lasciar posto allo stupore non appena, nelle profondità di una grotta, finiremo per incontrare giganteschi pesci mai visti dagli esseri umani. E spoiler, non saranno amichevoli…
Aspetto sicuramente interessante di questo porting per Switch è l’introduzione di due nuove modalità: la prima, Jukebox, altro non è che un raccoglitore delle tracce audio sbloccate nel corso del gioco, comodamente a disposizione qualora foste alla ricerca di un pizzico di relax. La seconda, decisamente più impegnativa, è Immersione: in questo frangente, il concetto di Survival viene innalzato all’ennesima potenza, e verrà richiesto al giocatore di sopravvivere quanto più possibile sottacqua (mentre un timer conta impietoso i secondi), procacciandoci da soli tutte le risorse necessarie. Inutile dire che, dopo le prime sfide disastrose, diventa necessario memorizzare la morfologia della mappa, scoprire possibili scorciatoie e pianificare con attenzione l’utilizzo delle bombole, tutto tranne che numerose. Di sicuro una sfida impegnativa, che richiede un surplus di attenzione e concentrazione: il nostro consiglio, per questa modalità di gioco, è di utilizzare Switch in modalità docked, laddove le tonalità a tratti sbiadite e un HUD troppo generoso di informazioni, nella diagonale ridotta dell’ibrida Nintendo, potrebbero rendere difficoltoso il nostro incedere. Nel complesso, tanto in docked quanto in handeld, Shinsekai: Into the Depths si lascia guardare piacevolmente: nulla di miracoloso per l’hardware in campo, questo è chiaro, ma l’ottimo accompagnamento musicale rende questo tuffo in profondità molto più piacevole del previsto.
Pro:
- Un Metroidvania che si mescola con un Survival
- Narrazione tanto criptica quanto affascinante
- Longevità di tutto rispetto
Contro:
- Fasi di combattimento un po’ confusionarie
- Giocato in modalità portatile, le tinte un po’ sbiadite e un HUD troppo invasivo rendono difficile la visione.