Nel corso degli anni abbiamo provato molteplici idee di multigiocatore applicate alla serie di Resident Evil, alcune hanno funzionato bene, altre male. Ma tutto si può dire, tranne che in questo versante non si siano sperimentate formule diverse. Resistance giunge oggi sul mercato come aggiunta accorpata al rifacimento di Resident Evil 3 (la cui recensione è disponibile a questo indirizzo) e riesce ad offrire un’interpretazione del concetto di multiplayer tale da risultare sorprendentemente funzionale al tema survival horror.
Facciamo un gioco. Anzi no, un esperimento
La difficoltà di declinare il genere survival horror in termini di multigiocatore consiste nell’implementare certe meccaniche in questa tipologia videoludica. Il punto focale sta nel rendere la sopravvivenza dei protagonisti legata ad un filo, pertanto in un titolo single player questo aspetto riesce ad essere gestito più facilmente, inoltre facilita il compito di mantenere alta la tensione tipica dell’ambientazione dell’orrore. Ma come si può far combaciare ugualmente bene tutto ciò quando bisogna inserire anche la cooperazione con alcuni giocatori e la competizione con altri addirittura?
La soluzione può essere quella dei cosiddetti “4vs1”, venuti fuori negli ultimi anni per proporre un’idea di multigiocatore asincrono, dove le regole per vincere e le cose da fare cambiano a seconda del ruolo delle due squadre. La particolarità però è che i titoli precedenti, pur avendo tentato di inserirsi nel campo dei survival horror, si sono rivelati spesso prodotti con problemi tecnici piuttosto consistenti e una pessima gestione del bilanciamento di giocatori e antagonisti. Il risultato spesso concedeva troppo spazio ad uno o all’altro ruolo, oltre che avere motori grafici al di sotto della media di mercato. Il motivo per cui Resistance ha sorpreso positivamente invece è per la maggiore cura e attenzione posta sotto questi aspetti, oltre che per il suo risultare compatibile con le atmosfere e il modo di giocare tipico di Resident Evil. E’ bene specificare che pur essendo un titolo multigiocatore, l’esperienza ludica riprende capisaldi del survival horror come luoghi claustrofonici, munizioni contate sulle dita di una mano, sparatorie tutt’altro che baldanzose e mostruosità dietro ogni angolo.
Saw in vacanza a Raccoon City
La vicenda di Resistance vede un gruppo di persone rapite dalla Umbrella Corporation per fare da cavie nel testare l’efficacia delle sue creature, oltre che gli effetti del virus T sui prigionieri. I protagonisti dovranno aprirsi una via di fuga in mezzo ad alcune zone di Raccoon City, cercando di scampare a tutti gli ostacoli e le mostruosità che l’orchestratore dell’esperimento gli scaglia contro. In ogni partita c’è molta dell’atmosfera del primo film di Resident Evil, fatta di claustrofobia, zombie e pericolo, oltre che del crudele gioco al massacro di Saw l’enigmista. Per questo motivo una partita nei panni delle cavie ricrea benissimo questo clima opprimente, enfatizzando anche nella giocabilità l’aspetto chiave dei survival horror. A nostra disposizione ci saranno infatti limitatissime risorse, pochi oggetti e ancora meno armi, molte delle quali ben lontane dal farci sentire dentro uno sparatutto (spranghe, coltelli e se va bene una pistola o un fucile a pompa, con proiettili limitati). Il gruppo inoltre è implementato secondo ruoli classici, ma ben amalgamati, in modo tale che tutti i personaggi abbiano abilità studiate in funzione della squadra e utili, onde evitare che qualcuno finisca per giocare da solo ed ignorare gli altri. Tyrone può incoraggiare i suoi alleati, diminuendo i danni subiti, Samuel è il combattente migliore con le armi da mischia mentre Becca con quelle da fuoco, la hacker e l’ingegnere possono disattivare le telecamere e i dispositivi meccanici mentre la dottoressa è specializzata nel trovare oggetti e rianimare i compagni.
C’è quindi una buona varietà nella scelta dei ruoli in Resistance e selezionare un sopravvissuto, anziché un’altro, darà ad ogni giocatore un compito specifico a cui attenersi nel corso della partita, che si affianca alla risoluzione di quelli comuni.
Roba da far impallidire il Dottor Moreau
Per quanto non centrale, anche la sparatoria è gestita in modo tale da incrementare l’adrenalina. Il sistema di puntamento e sparo restituisce molto bene l’effetto di pesantezza nell’usare un fucile, così come la difficoltà nel puntare alla testa di uno zombie, specie mentre sta afferrando un alleato. Si crea quindi un’azione convulsa e angosciante tipica di molti film di zombie dove i personaggi sono delle persone qualunque.
Per raggiungere l’uscita e la vittoria bisognerà superare tre macro aree, ciascuna con un requisito da soddisfare per aprire la porta verso la successiva. Nella prima si deve raccogliere tre oggetti chiave, nella seconda abbattere uno zombie e recuperare una tessera da usare su dei terminali, mentre nella terza l’obiettivo è distruggere delle capsule contenenti dei campioni. Si cerca di dare delle piccole variazioni nelle attività da svolgere, ma al minimo sindacale, ciò nonostante una certa ripetitività si fa sentire lo stesso, perché tre compiti da svolgere sono comunque pochi e inoltre sono sempre i medesimi per ogni mappa e per ogni area di ciascuna mappa, senza variazioni. L’implementazione delle meccaniche survival e la possibilità di mescolare la posizione di oggetti chiave e nemici, garantisce però una sufficiente rigiocabilità, in quanto in ogni partita sarà sempre fissato ciò che bisogna fare, ma sarà comunque necessario girare lungo la mappa ed esplorare, non sapendo dove possono essere piazzati i punti richiesti. L’aspetto positivo è che il ritmo di gioco è più scorrevole e meno dispersivo rispetto gli altri survival 4vs1 sul mercato, che invece proponevano attività più ripetitive o mappe più grandi, che causavano troppa confusione sul dove andare o cosa fare.
Resistance invece mantiene una certa organicità, garantendo partite che bilanciano meglio questi due aspetti. Le cavie inoltre devono fare attenzione al livello di infezione, una meccanica che sembra quasi mutuata dall’interessante capitolo Outbreak. In modo analogo, subire dei danni provocherà l’aumento del tasso di contagio, il quale più raggiunge uno stadio critico, più danneggia e incapacità il personaggio. Diventa essenziale usare le erbe e gli spray, non solo per curare le ferite ma anche tenere bassa l’infezione e mantenere operativo il proprio personaggio. Come non bastasse la presenza di un cronometro complica ulteriormente le cose, segnando un conto alla rovescia entro cui bisogna scappare, il quale può essere esteso qualora si sconfiggano i nemici scagliati dal coordinatore o accorciato qualora invece se ne subisca l’offensiva. Questo aspetto, per quanto possa non piacere a qualcuno, è necessario data la natura PVP del titolo, in quanto altrimenti si rischierebbe di creare situazioni di stallo tra l’orchestratore e le cavie.
Uno stage alla Umbrella
Bisogna anche sottolineare una cosa: data la tipologia ludica la formula si esprime al meglio qualora si giochi con altri utenti con cui potersi suddividere compiti e ruoli. In generale i 4vs1 si basano sulla cooperativa in modo molto stretto, per cui buttarsi in partita con persone a caso, non permette di godere al meglio di ciò che il gioco ha da offrire e poterne provare le meccaniche come si deve.
L’orchestratore invece gioca da solo, ma avendo a disposizione molte risorse per impedire la fuga delle cavie. La prima è l’uso delle telecamere, con cui può seguire costantemente il gruppo. Queste offrono una visuale su ogni stanza, ma possono essere danneggiate e disattivate, limitandone l’offensiva. L’antagonista infatti può dislocare nemici e trappole soltanto dove ci sia una telecamera attiva, ritrovandosi tagliato fuori in caso qualcuno decida di usare i suoi preziosi proiettili per distruggere uno di questi dispositivi (o qualora la hacker usi la sua abilità speciale).
I nemici e le trappole possono essere creati usando dei punti spendibili in modo limitato e piazzati lungo la mappa a piacere. Questo aspetto aggiungendo un pizzico di strategia alla Dungeon Keeper, oltre che di varietà. Come non bastasse si può sfruttare un dispositivo di controllo remoto delle creature, che tradotto significa prendere letteralmente il comando di uno zombie o di un tyrant e lanciarsi in battaglia, salvo poi tornare alla modalità telecamera in caso di sconfitta o abbandonandolo volontariamente per seguire l’azione altrove.
Tutte queste meccaniche però sono studiate per non risultare troppo forti. Il poter piazzare liberamente mostri e nemici lungo la mappa infatti può addirittura garantire una vantaggio alle cavie, se fatto in modo sconsiderato. Ogni nemico sconfitto o dispositivo disattivato garantisce una dilatazione del conto alla rovescia, pertanto ogni singolo mostro va utilizzato con parsimonia, onde evitare di svuotare il proprio arsenale inutilmente. Quest’ultima idea in particolare pone un’interessante bilanciamento al ruolo dell’antagonista, che di solito in questi giochi finisce spesso per essere esageratamente forte. In totale sono presenti quattro orchestratori, oltre l’inedito Daniel Fabron, agli altri sono figure ormai classiche della serie di Resident Evil, come Annette Birkin, il fondatore dell’Umbrella Spencer, Alex Wesker, ciascuno dotato di un suo personale personaggio da usare come arma definitiva (William Birkin mutato, il Tyrant, e via andare). Sia le cavie che gli antagonisti è probabile riceveranno ampliamenti, in quanto Jill è già stata annunciata come parte di un aggiornamento di prossima uscita, quindi è probabile che si aggiungeranno altri nomi anche alla rosa dei nemici di Resistance.
Nota davvero negativa, il netcode basato sulla connessione peer-to-peer. L’host è il giocatore che controlla l’orchestratore, pertanto l’intera partita sarà retta su di lui. Qualora questo utente disponga di una buona connessione, preferibilmente non wifi, allora tutto scorrerà tranquillo. In caso contrario saranno invece molto frequenti casi di lag, imprecisione sui colpi, problemi di matchmaking e abbinamento tra giocatori. Data la tipologia di gioco sarebbe stato meglio utilizzare un sistema basato sui server, in questo modo invece la qualità della partita rimane molto inaffidabile e lasciata completamente in balia della connessione di un solo utente del gruppo.
Pro
- ottima combinazione di multigiocatore 4vs1 e survival horror
- motore grafico di buona qualità
- meccaniche di gioco e classi bilanciate
Contro
- problemi di lag e matchmaking causati dal sistema di connessione peer-to-peer tra utenti e non server
- poca varietà negli obiettivi delle cavie
Versioni disponibili: Playstation 4, Xbox One e PC
Versione testata: Playstation 4