Per motivi indipendenti dalla nostra volontà non abbiamo potuto pubblicare la recensione di Resident Evil 3 Remake in concomitanza con quelle dei colleghi. Tuttavia in questi casi possiamo fare sì che i nostri articoli servano a fugare i dubbi persistenti anche dopo le prime tornate di articoli, soffermandosi su aspetti dibattuti dall’utenza. Per questa volta si è preferito dedicare due spazi separati alla campagna e al multigiocatore, la cui recensione arriverà domani. Si può anticipare che Resistance ci ha dato un’impressione ben diversa e migliore, nonostante non ci aspettassimo nulla in tal senso, rispetto al comparto single player che doveva essere la parte trainante del pacchetto, ma che invece ha finito per essere quella meno robusta.
Cartoline da Raccoon City
Dato che le maggiori discussioni riguardano la longevità e l’assenza di molte ambientazioni che facevano parte dell’originale, in attesa del gioco ho deciso di fare una partita di ripasso sul Resident Evil 3 Psx su Ps3, proprio per maggiore scrupolo nel quantificare cosa era cambiato nel nuovo.
Trattandosi di un mero rispolvero, per fare prima ho optato per la difficoltà Facile, tuttavia è bene specificare che in questa modalità i combattimenti sono molto più semplici e si ottengono munizioni a pioggia, al punto da avanzare 80 colpi di Magnum e lanciagranate una volta giunto ai titoli di coda. Inoltre avendolo giocato all’uscita, ho dovuto dedicarmi all’esplorazione e alla soluzione degli enigmi praticamente da zero. Al netto di tutto ciò ho completato RE3PSX in 6 ore e mezza, che sarebbero state sicuramente di più se non avessi giocato a Facile.
La corsa su Resident Evil 3 Remake invece è durata a malapena 5 ore e 15 minuti giocando a difficoltà normale, trovando quasi tutti i documenti e per di più senza il vantaggio delle munizioni abbondanti a velocizzare gli scontri a fuoco. Per quanto questo sia un incipit anomalo, è bene levarsi questa grande incognita e mettere in chiaro l’approccio alla recensione, dato che molte voci si sono levate incredule circa la breve longevità di questo rifacimento, sostenendo che anche l’originale avesse durata analoga. Re3make purtroppo è un prodotto decisamente più breve, non solo rispetto all’originale, ma anche con la media generale dei survival horror, che almeno sulle 7 o 8 ore arrivano ad assestarsi, se non oltre (circa 8 o 9 contate per completare i recenti Resident Evil VII e Re2make). Tale brevità inoltre non è data solo dalla sua durata puramente scandita dal cronometro, ma anche dalla sinteticità con cui presenta le varie zone di Raccoon City, al punto tale che molte appaiono persino più contenute nelle dimensioni.
Per il centro svolti di là, dopo il quinto zombie vedrà che è arrivato
In particolare è stato spiazzante il fatto che le strade visitabili si contino letteralmente sulle dita di una mano, annullando persino quel pizzico di backtracking ed esplorazione che serviva per spezzare la linearità e dare una progressione più articolata.
Abbandonati i vicoli cittadini, ci si avventura attraverso alcuni luoghi completamente nuovi e inediti, tuttavia nessuno riceve mai abbastanza spazio per potersi caratterizzare in termini ludici. E questo è un peccato, specialmente perché attraverso alcune note scritte, quei posti assumono una sufficiente coerenza per incastonarsi nella trama principale e arricchire potenzialmente l’arazzo urbano della città del procione. Tuttavia la permanenza è praticamente sempre breve, brevissima, al punto da ridursi nel girare per tre stanze e quattro corridoi per poi uscirne e passare oltre, salvo la zona finale (che non cito per non rovinare la sorpresa, ma che è l’unica delle nuove davvero ben strutturata). E’ vero che anche nell’originale erano presenti dei posti che si limitavano a poche stanze, tuttavia fungevano da raccordo o complemento ad altre aree più estese che riempivano bene la cartina, mentre qui vengono promossi a tappe centrali dell’itinerario.
Inoltre sono completamente assenti gran parte dei luoghi come il parco, la torre dell’orologio, la fabbrica abbandonata, pertanto Re3make aggiunge ben poco e rimuove tanto, togliendo spesso delle macro aree per sostituirle con mini aree. Anche nell’ottica di chi affronta Re3make senza aver mai giocato l’originale, c’è una mancanza di profondità tangibile nella progressione, molti luoghi rimangono appena abbozzati e inseriti a malapena per fare toccata e fuga. Senza pretendere un ambiente free roaming, sarebbe bastato estendere anche solo di poche stanze alcuni posti per dargli una estensione adeguata, ma così non è.
Tagliati anche i bivi con le scelte dinamiche, in cui era possibile assistere a delle piccole variazioni o affrontare e fuggire da Nemesis in vari modi.
Totalmente assenti anche gli ampliamenti vociferati nei mesi precedenti l’uscita, secondo cui avrebbe dovuto esserci una Raccoon visitabile in modo rassomigliante ad un sandbox con missioni secondarie. Questo tanto per specificare come molte dicerie riportate da presunti insider per giocare sull’hype dei fan per ottenere visibilità, vadano prese con le pinze.
“Wish you were here”….ma anche no!
Altra rimozione che pesa non poco è la quasi totale assenza di enigmi, al punto che ne sono presenti solo due in tutta l’avventura, facendo mancare anche quel pizzico di digressione che serviva a spezzare il ritmo rispetto le parti survival e diversificare anche la giocabilità, ponendo una parentesi su qualcosa di diverso dal premere il grilletto.
La giocabilità comunque resta sempre coerente con la tipologia survival horror e non sfocia mai in derive da sparatutto. Permane il sistema di puntamento già provato nel 2, con gli zombie e i nemici sempre molto difficili da colpire a causa di movimento convulsi e contorti, facendo faticare per piazzare ogni singolo colpo in testa e con l’alternativa di puntare al corpo, ma rischiando di sprecare un enorme numero di proiettili. Questa impostazione mantiene sempre alta la tensione negli scontri a fuoco, specie per via degli spazi spesso claustrofobici. Tuttavia l’eccessiva linearità lo rende molto action nel ritmo rispetto a ReVII e Re2make, che invece avevano più attimi di calma, utile a montare quella calma irrequieta che precede le scene esplosive, tipica dell’horror.
Permangono più dubbi invece sulla meccanica di evasione, che funziona in modo molto alterno, risultando forse troppo utile in alcuni frangenti, quanto persino controproducente e dannosa in altri. Già nell’originale tale trovata era stata inserita come esperimento, salvo essere scartata nei capitoli successivi proprio perché gli autori si erano accorti di quanto fosse forte. Specialmente considerando come la giocabilità di Re2make era perfetta, se c’era proprio un punto in cui prendersi la licenza di non traslocare tutte quante le peculiarità del 3, era proprio questa.
Per quanto riguarda il grande antagonista di questo capitolo, anche qui il riscontro è contrastante. Nemesis riesce a ricreare un’ottima tensione: nelle prime fasi insegue Jill in lungo in largo anche cambiando stanze e senza farsi smarcare troppo facilmente. Tuttavia proprio la natura eccessivamente lineare del gioco finisce successivamente per renderlo vincolato ad ingressi in scena fissi in determinati punti. Le battaglie in cui è obbligatorio affrontarlo come boss sono ben strutturate, peccato solo siano poche, di cui una ripetuta in modo pedissequo senza variazioni. Per quanto sia ben reso inizialmente, Nemesis non è più una minaccia vagante, quanto ridotto a strumento per alzare l’angoscia di determinate sequenze scriptate o bossbattle. Molto buono invece il bestiario, con nuove creature, tutte ben implementate nell’immaginario raccapricciante popolato da animali mutati dal virus T.
Re-sident Re-make
Quasi ogni aspetto di questo rifacimento conferma come gli autori siano degli sviluppatori interni a Capcom diversi da quelli che si sono occupati di Re2make. Questa squadra secondaria ha quindi utilizzato le risorse grafiche e il motore di gioco, raggiungendo i risultati migliori però in quelle parti che in sostanza erano già state messe in piedi dal rifacimento precedente. Il motore grafico si conferma di qualità ammirevole, implementando ancora una volta il RE Engine per reggere gli alti livelli di questa generazione di console ormai al termine. Il dettaglio delle ambientazioni e dei modelli poligonali è ottimo, fugando anche i lievi timori emersi durante la prova della demo. C’è comunque un generale abbassamento del livello di truculenza, con gli effetti degli spari visibili sui volti degli zombie, e meno danni tangibili e smembramenti al resto del corpo.
Molti eventi nella narrazione risultano cambiati, distaccando anche sul piano narrativo questo Re3make in modo consistente. Quest’ultimo punto però non è necessariamente negativo, in quanto le modifiche non cozzano con il canovaccio principale, tuttavia sono talmente tante da lasciare il dubbio che più che un rifacimento di Resident Evil 3, si tratti di un gioco “liberamente tratto da”. Come detto, questo non è detto sia un difetto, rientrando forse più in una zona soggettiva di apprezzamento o meno.
Pro
- l’infrastruttura generale è quella di Resident Evil 2 remake
- qualche piccola aggiunta interessante…..
Contro
- …. ma troppi luoghi, zone importanti rimosse
- rimozione quasi totale degli enigmi
- longevità al di sotto sia dell’originale che della media dei survival horror
Leggi anche la retrospettiva sulla storia di Resident Evil
Prima parte
Versione disponibile: Xbox One, Ps4, PC
Versione testata: PS4