Una serie che ha di fatto plasmato il mondo videoludico (e non) dall’ormai lontano 1996? Certamente possiamo inserire Pokémon al primo posto di un’ipotetica lista. Imporsi tra i brand dominanti durante il periodo di lancio della prima Playstation (ed il conseguente primo “declino” di Nintendo come software house padrona del giro) non era semplice, ma il mostriciattoli creati da Satoshi Tajiri si sono difesi a colpi di Bottintesta creando un vero e proprio impero nelle mani dei developers di Game Freak. Oggi, a più di 20 anni da quei tempi così spensierati per molti di noi, ci ritroviamo con un remake di Pokémon Giallo su Nintendo Switch, in attesa del nuovo “vero” capitolo della serie previsto per il 2019. Pokémon: Let’s Go, Pikachu! e Pokémon: Let’s Go, Eevee! rappresentano un punto di svolta per la saga: capitoli dal gameplay classico creati specificamente per poter funzionare su una TV ma con la possibilità di diventare portatili grazie all’architettura unica di Nintendo Switch. Si ritorna a Kanto: un viaggio vecchio e nuovo al tempo stesso.
KANTO COME LA VORREI
Iniziamo dalle basi: il gioco è una riedizione con grafica e contenuti aggiornati dell’originale Pokémon Giallo, che a sua volta era una riedizione di Rosso e Blu. Venne creata in concomitanza al lancio del primo lungometraggio relativo ai pokémon ed in seguito all’enorme successo della serie anime dentro e fuori dal Giappone. I giocatori della prima ora ricorderanno infatti che Pikachu, protagonista indiscusso insieme ad Eevee di questo rifacimento, era un pokémon come tutti gli altri e graficamente assai diverso da quello che tutti conosciamo. Giallo venne creato per dare una terza opzione ai giocatori (in mancanza dell’originale Verde rimasto confinato in Giappone a lungo) che includesse contenuti derivati dalla serie anime: Team Rocket impersonato dall’ormai iconico trio Jesse/James/Meowth, Pikachu al centro della scena e così via. Non mi soffermerò sulla trama di Pokémon: Let’s Go, Pikachu! anche perché è la stessa di sempre: sei in città, tua madre al piano di sotto, professore di turno (Oak ovviamente) che ti chiama per donarti il tuo primo pokémon e via per il mondo a caccia. La cosa bella? Non abbiamo mai visto Kanto come lo vediamo ora: non sarebbe un errore dire che è come l’abbiamo sempre immaginato quando avevamo a disposizione una manciata di pixel in monocolore.
Sicuramente uno dei punti di forza di Pokémon: Let’s Go, Pikachu! è il comparto tecnico/sonoro. Graficamente il gioco stupisce e cattura fin dai primi istanti con un lavoro di design artistico di alto spessore: colori brillanti, buone animazioni, la Kanto che abbiamo sempre sognato per così dire. Idem per i pokémon che si presentano (finalmente) in una sontuosa veste con alta risoluzione e colori ben rappresentati. Anche il comparto sonoro fa faville, soprattutto per chi (come il sottoscritto) riconosce a colpo d’orecchio i classici theme degli episodi originali: sentire quella soundtrack così nota eppure così nuova al tempo stesso è una vera delizia. Un titolo di gran classe quindi? Non proprio, perché stiamo per addentrarci nel comparto gameplay e le novità non sono delle migliori.
GIOCHIAMO A LIVELLO EASY?
Conoscete Pokémon GO? A meno che non abbiate vissuto chiusi nella tomba di qualche faraone durante gli ultimi due anni presumo di si. Il sistema di cattura pokémon del titolo mobile targato Nicalis è stato utilizzato, seppur con minime variazioni, anche in Pokémon: Let’s Go, Pikachu! per la cattura dei mostriciattoli selvatici. Avete capito bene: non ci sono combattimenti contro pokémon allo stato brado, è sufficiente catturarli con movimenti del joy-con che emulino un “lancio” per scagliare la pokéball e tentare la cattura. Se l’azione avrà successo, tutti i pokémon della nostra squadra attuale otterranno punti esperienza come se avessero equipaggiato il mitico Condividi Esperienza delle versioni precedenti. Vi sembra un po’ troppo facile? Non avete ancora sentito tutto. Inviare al Professor Oak i pokémon superflui tra quelli catturati ci farà ottenere caramelle in grado di innalzare le statistiche dei nostri pokémon senza limiti di utilizzo. Avete capito bene anche qui: si può arrivare al cap di statistica utilizzando caramelle a raffica che, ovviamente, andranno a sostituire i vecchi Carburante, Proteina, Ferro eccetera facendoci anche risparmiare i (numerosi) denari necessari per l’acquisto di suddetti strumenti. I combattimenti che affronteremo quindi saranno esclusivamente contro allenatori e capipalestra.
L’avventura si svolge nel Kanto, i pokémon sono perlopiù quelli della prima generazione ma i vari “tipi” sono aggiornati agli standard odierni: Clefairy quindi è mezzo folletto così come Jigglypuff, Magnemite è mezzo acciaio e via discorrendo. Oltre a questa variazione alcune statistiche sono state semplificate, per esempio eliminando le skill uniche di determinate specie come ad esempio “Levitazione”, tipica abilità passiva di Koffing che gli permetteva di schivare gli attacchi di tipo Terra letali contro i tipo Veleno come lui. Il risultato? Una versione semplificata, banalizzata, appiattita di una serie che da sempre nasconde un metagame super complesso e competitivo sotto alla sua scorza dolce e simpatica. L’unica nota interessante, seppur non così superlativa, è data dalla possibilità di giocare in co-op utilizzando i due joy-con per catturare pokémon in compagnia. Il comparto online è un corpo mozzato: poche funzioni, interazioni basate su codice da inserire (ma seriamente, ancora?) e collegamento con Pokémon GO se disponibile. Cos’è in buona sostanza Pokémon: Let’s Go, Pikachu! quindi? Un tentativo di rinverdire Pokémon GO rendendolo molto più importante perché collegato ad un capitolo su console? Un mezzo per portare l’utenza di GO ad apprezzare gradualmente la serie originale? Un antipasto prima del nuovo capitolo “vero” atteso nel 2019? Probabilmente è un po’ di tutto questo. Un titolo certamente carino e piacevole ma niente di eccezionale. Un titolo dotato di scarso spessore, ma presentato benissimo grazie ad una sontuosa veste grafica/sonora e soprattutto grazie all’effetto nostalgia. Quel miele agrodolce che sa di giovinezza e che ci fa mandar giù quasi tutto donando un sapore incredibilmente più buono a qualcosa di semplicemente discreto.
PRO:
- Ottimo comparto grafico e sonoro
- Interessante rivedere Kanto con pokémon aggiornati in statistiche e tipi
- Novità di gameplay potenzialmente intriganti…
CONTRO:
- …che vengono però utilizzate per appiattire il livello di difficoltà a livello generale
- Funzionalità online limitate
- Tutte le possibilità classiche relative all’endgame sono precluse
Voto finale: 6,5