Il genere sandbox ha goduto di un enorme incremento durante gli ultimi anni: complice il successo stratosferico dell’ormai celeberrimo Minecraft, questa particolare tipologia di videogiochi è entrata di prepotenza nel mercato videoludico grazie alla sua accessibilità e soprattutto alla possibilità di costruire, personalizzare ogni cosa. Altro grande nome del settore è di certo Terraria, titolo che ha abbandonato il 3D per piazzarsi su piacevolissimi panorami pixellosi in 2D in stile 16-bit ed una spinta sul genere RPG. I ragazzi del team indipendente Data Realms sono al lavoro su Planetoid Pioneers da quasi due anni ed il gioco ora esce dalla fase Early Access su Steam per mostrare il suo vero potenziale. Un setting interstellare per un ibrido sandbox/metroidvania dal gusto tutto particolare: cosa ci aspetta in Planet Pioneers?
VECCHI COWBOY
Nessun particolare incipit di trama o altro: solo un rapido avvicinamento ad un planetoide e veniamo introdotti al gioco passo per passo. Ci si muove con la combo WASD e mouse, ma presto incontriamo il primo ostacolo: oggetti di varia natura bloccano la strada, come fare per rimuoverli? Ci pensa il fido raggio laser del personaggio che è in grado di smaterializzare ogni sorta di oggetto scomponendolo nei suoi elementi fondamentali. Durante il gioco dovremo raccogliere vari quantitativi di acqua, silicio, carbone e metalli per produrre altri oggetti: la creazione di nuove strutture o utili attrezzi deriva dalla nostra propensione all’esplorazione. Il raggio laser infatti non ha solo lo scopo di prelevare materiali dagli oggetti in giro per la mappa ma ha anche il ruolo di scanner: quando avremo esaminato un numero sufficiente di oggetti saremo in grado di ricrearli utilizzando una parte di materiali raccolti durante l’esplorazione. La scoperta e l’utilizzo dei “blueprints” si rivela presto fondamentale per l’esplorazione e per la costruzione di utili rifugi dai quali pianificare le prossime mosse. Questa meccanica di gioco basata sulla semplice raccolta di risorse derivata da una semplice occhiata ad elementi dell’ambiente circostante si rivela funzionale, al pari della scelta di dare al giocatore pieno controllo su ciò che può decidere di esaminare. Il tutto è supportato da un livello di zoom decisamente “estremo”: ruotando la rotella del mouse potremo ingrandire l’immagine e centrarla sul nostro personaggio, ma potremo anche allontanarci da lui fino a vedere interamente il pianeta sul quale stiamo giocando.
Tutto avviene in tempo reale quindi potremo anche muoverci durante la zoomata in esterna: uno stratagemma molto utile che va a sostituire la classica mappa della zona, ma che permette anche di gestire al meglio gli spostamenti. Di certo Planetoid Pioneers si rivela sostanzialmente solido dal punto di vista del gameplay, eccezion fatta per sporadici momenti nei quali ci si ritrova completamente bloccati in una zona (soprattutto all’inizio di una nuova partita) senza la possibilità di liberarci considerata l’assenza di blueprints che possano aiutarci a costruire una scala verso la salvezza.
LA BAMBOLA DI PEZZA
Se Planetoid Pioneers proseguisse su questa strada sarebbe certamente un ottimo gioco, ma purtroppo si ferma al livello “buono” a causa dei classici problemi dei sandbox: ripetitività delle azioni, narrazione assente che non coinvolge il giocatore, esplorazione edulcorata e ridotta spesso a necessità per evadere dalla noia. La possibilità di scontri multiplayer o collaborazioni co-op è indubbiamente utile, ma come spesso accade per giochi indie di questo genere è tutta da vedere la partecipazione di altri utenti sul medio-lungo termine: il multiplayer al giorno d’oggi viene sempre utilizzato come palliativo per far “perdonare” un gameplay poco intriganti in singolo ma questo stratagemma funziona per le grandi produzioni oppure per quei pochi indie che riescono effettivamente ad uscire dalla propria nicchia. Non sarei pronto a scommettere sull’esplosione di utenti su Planetoid Pioneers, non soltanto per la sua natura di sandbox che ricalca le orme di mille altri titoli simili ma anche per le sue carenze dal lato tecnico che, straordinariamente, riescono ad abbassare la qualità del gameplay stesso.
Sto parlando della curiosa scelta da parte degli sviluppatori di utilizzare per le animazioni alcuni set di movimenti terribilmente legnosi e “falsi” al punto da somigliare in tutto e per tutto a quei pupazzi impiegati nei crash test. La scelta è probabilmente voluta, ma ciò non toglie che a livello di gameplay il tutto si riveli terribilmente arduo da utilizzare: il personaggio si muove malissimo, le animazioni sono il risultato del classico stile utilizzato per le produzioni da smartphone/tablet che di fatto muovono un disegno bidimensionale dalle giunzioni creando un effetto al tempo stesso fluido ma fintissimo e poco piacevole da usare. Il risultato è che spesso ci si ritrova ad arrancare qui e là, gettandosi a terra o ribaltandosi quando si muove il puntatore del mouse insieme ai tasti direzionali. La grafica delle ambientazioni è soddisfacente, ma tutto sembra il classico disegno in 2D animato con morphing sullo stile di un gran numero di produzioni da smartphone: per quanto possa apparire appetibile, il mercato indie PC è su ben altri livelli. Pollice alzato invece per il comparto sonoro, molto piacevole e composto da melodie che ricalcano temi musicali synth degli anni ’80. Planetoid Pioneers è senza dubbio un buon gioco rovinato in parte da scelte non proprio felici, ma comunque un titolo di qualità sufficiente per interessare agli appassionati di sandbox.
PRO:
- Interessanti sia le meccaniche dello zoom “estremo” e della raccolta di risorse
- Longevo, con moltissime cose da fare…
CONTRO:
- …ma come tutti i sandbox inizia a diventare noioso e “diluito” nel tempo
- Animazioni inguardabili, comparto grafico generalmente poco intrigante
Versione testata: PC
Voto: 7