C’era una volta, nel regno di Capcomlandia, una città di nome Clover Studio, retta e governata dal prode Hideki Kamiya. Forse però è meglio puntualizzare che la storia del Clover Studio non è proprio idilliaca e che Kamiya è tanto bravo quanto litigioso. Okami invece riassume tutti i tratti di una fiaba moderna, compresa una eroina senza macchia né paura e simpatici comprimari.
Fiabe moderne
Sebbene il nome Clover non accenda la metaforica lampadina presso il pubblico generalista, lo si può presentare come lo studio in cui hanno militato molti talenti di Capcom prima di fondare un’altra etichetta ancora: Platinum Games. Tra i loro primi lavori come “studio foglia” si possono annoverare titoli come Viewtifull Joe, God Hand e appunto, Okami, oggi riproposto in alta definizione su Pc, Playstation 4 e Xbox One proprio per via del suo livello qualitativo particolarmente alto.
Uno dei fattori che ha facilitato la riproposizione di Okami a ormai 11 anni dall’esordio è anche la sua veste grafica, connotata da uno stile pittorico fortemente influenzato dalle opere di famosi artisti giapponesi come Hokusai e Hiroshige e impreziosita da un utilizzo superbo del cel-shading. Il Giappone fantasy-feudale in cui i protagonisti si avventurano è difatti molto pittoresco, nel senso più letterale del termine: è facile salvare l’immagine di una schermata di gioco e rimirarla per avere la sensazione di trovarsi di fronte ad un’opera d’arte, di quelle dipinte con i colori attorniati da forti tinte di chine nere, tipiche della tradizione nipponica.
Sebbene il gioco abbia debuttato su Playstation 2 nel 2006 la sua ricercatezza grafica lo rende accattivante e gradevole in alta definizione e il lavoro di restauro si limita al semplice adattamento alla risoluzione 4K, non necessitando di ulteriori aggiunte per rendere suggestivo l’insieme.
Lo stesso comparto audio attinge a piene mani a quel tipo di sonorità caratteristico delle musiche antiche giapponesi, contribuendo a rafforzare in modo permeante l’identità dell’ambientazione.
Come in un’opera di Hokusai
La trama segue un canovaccio rodato, secondo cui una malvagia entità minaccia la Terra con il suo potere, lasciando la sorte del bene nelle mani, o nelle zampe in questo caso, di un eroe. Nella fattispecie il demone serpente Orochi ha corrotto il regno di Nippon, distorcendone le lande con il suo potere oscuro e mettendo la dea Amaterasu nelle condizioni di ripristinare la pace. Questa si manifesta sotto forma di lupo silente ed è accompagnata dal microscopico pittore Issun (una specie di Pollicino orientale), il quale è invece molto loquace e irriverente, fungendo da spalla comica e risultando complementare al rigoroso silenzio e serietà della sua assistita. Ciascun personaggio, nel nome o nell’aspetto, ricalca figure iconiche tratte dalla tradizione culturale e folkloristica del Giappone, rielaborandola in chiave fiabesca. Ciò che però ha reso Okami un classico sono le sue meccaniche di gioco e la sua struttura, a detta di molti simile a quella degli Zelda più riusciti, ma ulteriormente arricchita da idee originali.
Il sistema di combattimento e quello di esplorazione possono risultare familiari ai cultori del genere d’azione e avventura: la lupa Amaterasu combatte sferrando attacchi diretti, mentre la progressione si snoda attraverso diverse lande dotate di diversa foggia ed estensione. Tutto piuttosto funzionale e collaudato, ma solo fintanto che non si utilizza il pennello magico, uno strumento in grado di dipingere su schermo qualsiasi cosa, rendendolo reale all’interno del gioco.
Questo metodo consente di avvantaggiarsi non solo durante le battaglie, ma anche per raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili. Mettendo in pausa l’azione difatti si possono sferrare attacchi devastanti, creare cose tracciandone i contorni con la china, come disegnare dei ponti per superare dei burroni, delle linee di vento per produrre una forte brezza che spegne le fiamme e molto altro ancora. Ogni situazione guadagna una forte freschezza grazie a questa trovata, che coinvolge in modo creativo e interessante sia le fasi d’azione che quelle in cui spremersi le meningi per proseguire.
Folklore di Kamiya
La durata complessiva di Okami si aggira sulle 35 ore circa, a cui bisogna aggiungerne circa altre 15-20 a seconda del numero di oggetti segreti e aree nascoste che si intende raggiungere dopo aver potenziato al massimo l’eroina. Nonostante il gioco non raggiunga l’ampiezza di un mondo impostato con il metodo free-roaming (questo per via dei limiti hardware di quando fu realizzato), l’estensione complessiva è comunque notevole e lascia ampio spazio per un backtracking improntato a sfruttare nuove abilità o usi fantasiosi del pennello. La longevità per i completisti si aggira quindi sulle 50-60 ore (tipiche di molti rpg), rendendo il rapporto tra prezzo (30 euro su disco, oppure 20 in digitale), durata e qualità decisamente vantaggioso per il giocatore. Aggiungiamo che la versione Playstation 4 supporta l’utilizzo del Move, periferica attualmente piuttosto sfruttata dai giochi in VR e qui impiegata come controller alternativo al joypad con cui valorizzare efficacemente l’effetto scenico dell’uso del pennello.
Pro
- Graficamente ottimo ancora adesso e specialmente in alta risoluzione
- L’alternativa più simile a Zelda su PC, Playstation e Xbox
- Eccellente rapporto prezzo-qualità
Contro
- La partenza è leggermente lenta