Chiunque abbia un po’ d’anni sul groppone, a meno di non soffrire di gravi amnesie, avrà sicuramente sentito parlare della saga di Oddworld. I più bravi conosceranno a menadito le avventure di Abe e del suo celebre creatore, Lorne Lanning, la mirabolante ascesa dei primi due meravigliosi capitoli e l’inaspettato tracollo della serie, che vide proprio in Stranger’s Wrath una delle delusioni meno meritate e più cocenti dell’intero franchise. Certo, quindici anni fa pure EA ci mise del proprio per mettere i bastoni tra le ruote al misterioso Straniero – e la “polemichetta” Lanning vs EA infuriò in modi più o meno cortesi per parecchio tempo. E diciamolo, fu un peccato sotto un miliardo di punti di vista: perché il gioco era oggettivamente un’intuizione brillante e geniale del papà di Abe, perché c’era un gameplay ibrido prima/terza persona abbastanza avveniristico, almeno per i tempi, perché la visione strampalata e incredibilmente autoriale dello stesso Lanning raggiungeva un’ottima maturazione proprio in Stranger’s Wrath.
Per farla breve, insomma, le avventure dello Straniero, a metà strada tra il fantasy e il selvaggio west, avevano carisma, stile e carattere da vendere: il destino però fu beffardo, e non bastò nemmeno una riedizione in HD per PC e PS3, nel corso del 2011, a rendere il giusto merito ad un titolo che di cose da dire, ancora oggi, ne avrebbe abbastanza. Oddworld Inhabitants decide dunque di giocarsi la carta Switch, apparentemente (e al momento questo trend sembra ampiamente confermato) la console ideale per ridare il giusto lustro a glorie, più o meno recenti, con dei porting sfavillanti. E la carta se la gioca tutto sommato discretamente, con una nuova riedizione in alta definizione che non aggiunge nulla di più a quanto visto nove anni fa, se non un supporto al gioco in mobilità che funziona decisamente bene. Certo, qualcosina in più – specie nel versante tecnologico – non avrebbe certo guastato la festa: ma nell’attesa della riedizione di altri due titoli del franchise, tornati sotto le luci che contano grazie soprattutto a Microids, complessivamente possiamo ritenerci soddisfatti.
Animal Instinct
Oddworld: Stranger’s Wrath, come tutti saprete, abbandona gli stilemi ludici dei (ben più) noti capitoli iniziali del franchise abbracciando quello che al tempo era il trend del momento: la terza dimensione. La vena caricaturale e autoriale della saga si vede anche al buio, questo è certo, ma per le avventure dello Straniero, Lanning optò per un action ibrido in terza e prima persona: decisamente più utile all’esplorazione degli scenari e allo studio dei comportamenti nemici la prima, molto più pratica e veloce per combattere la seconda. In Stranger’s Wrath queste due anime convivono in modo armonioso, dando alla luce un prodotto che si discosta dagli shooter tradizionali equilibrando a dovere una componente narrativa interessante e, come da tradizione, molto accattivante, ad un gameplay bivalente dove sì bisogna sparare, ma anche sapersi muovere in un mondo grandicello ha il proprio perché.
Che Stranger’s Wrath sia un titolo fuori le righe è evidente anche – e soprattutto – dalla realizzazione delle fasi shooter. Un pistolero animalesco (un incrocio tra un leone, un gorilla e un centauro) che ripudia le armi da fuoco non lo si era mai visto, in effetti: ecco che dunque sarà necessario trovare un’alternativa per la fedele balestra, se non vogliamo finire troppo in anticipo la nostra carriera da cacciatori di taglie. La risposta è attorno ai nostri occhi, ed è data da un nugolo di animaletti che, una volta cacciati, diventeranno delle vere e proprie munizioni utili alla nostra caccia all’uomo: pipistrelli, ragni, puzzole e api si trasformano di volta in volta in proiettili immobilizzanti, taser a distanza, “cannon-ball” letali da usare per sfoltire eventuali gruppetti di nemici. La varietà è garantita dalla fantasia dello sviluppatore, marchio di fabbrica del franchise sin dai primissimi giorni di gestazione, e in termini di meccaniche si traduce in una varietà di approcci e possibili soluzioni che diversificano quanto basta l’azione del giocatore. Anche la varietà nemica è ragguardevole, e viene da sé che determinate munizioni siano più idonee su specifiche tipologie di avversario: la parte da leone viene tuttavia la sciata ai boss, ispiratissimi sia in termini stilistici sia, e soprattutto, nella relativa caratterizzazione, dove sarà necessario utilizzare al meglio il proprio arsenale per stunnare il nemico il tempo necessario alla sua cattura. Sì, perché non dimenticate che in Oddworld: Stranger’s Wrath siamo cacciatori di taglie. E consegnare una preda con il cuore ancora funzionante (dopo averla magicamente aspirata con un orpello in nostro possesso) equivarrà ad una maggior ricompensa da parte del gestore del negozio di taglie: ovvio, anche i cadaveri sono ben accetti, ma se la situazione ci permette di catturare un enorme fuorilegge ancora vivo, beh, la scelta è pressoché obbligata.
Ti trovo bene, Straniero
Oddworld: Stranger’s Wrath e la sua commistione di platform e shooting, nel complesso, sono invecchiate quel tanto da rendere ancora oggi il gioco piacevole e funzionale, pur con i propri limiti del caso. Dialoghi ispiratissimi, stile riconoscibile e dalla fortissima impronta autoriale, quel senso di appartenenza fedele e immarcescibile che dai, bastano pochi secondi per assaporare nuovamente quel “vecchio” (stavolta in senso positivo) sapore di Oddworld, non bastano a scrollare di dossi alcuni difettucci già presenti nella passata edizione HD e, un po’ a malincuore, presenti all’appello anche su Switch. Nulla da dire sul frame rate, che si conferma stabile – pur con qualche calo evidente nelle fasi di combattimento più serrato – sia in modalità portatile che docked. Decisamente più fastidioso è un sistema di telecamere spesso un po’ farraginoso, e un control schema lento e impacciato, soprattutto quando si utilizza la telecamera in terza. Alcuni passaggi platform richiedono una precisione decisamente superiore alla media e, a prescindere dal pad di Switch che deciderete di stringere tra le mani, sarà onnipresente un senso di imprecisione e approssimazione in molti dei comandi che andrete ad impartire. Nulla che la pratica non riesca a smussare, questo è chiaro, ma a distanza di 15 anni sarebbe stato carino un ulteriore lavoro di cesello.
Cesello che, nella componente tecnologica, è del tutto assente. La versione Switch di Stranger’s Wrath è in tutto e per tutto identica, graficamente parlando, a quella di nove anni fa: i filmati di intermezzo appaiono slavati e forse un po’ troppo retrò, così come alcune delle numerose location in game sembrano più avare di dettagli e meno ispirate di altre. Il colpo d’occhio in modalità portatile è piacevole, ma basta un televisore abbastanza recente (e con una diagonale generosa) per capire che, nel complesso, lo sviluppatore questa volta non ha considerato il revamp grafico nel proprio piano di attività. Anche la componente sonora gracchia un pochino, vittima di un ri-campionamento non certo ottimale e a tratti appena superficiale. Fortunatamente, è il caso di dirlo, è l’ordito narrativo a risollevare il morale della truppa: e se il primo paio d’ore sembrerebbe presagire una ripetitività di fondo nei pattern di gioco (recupera la taglia, raggiungi la tana del nemico, cattura tutti e torna in paese a riscuotere), basterà addentrarsi per poco più di una manciata di missioni – qualcuno per caso ha detto New Yolk City? – per scoprire per quale motivo, ancora oggi, Stranger’s Wrath è ancora nel cuore di moltissimi giocatori.
PRO
- Ottima narrazione
- Platform e shooting convivono alla perfezione
- L’eredità dell’universo di Oddworld, alla massima potenza
- I proiettili “animaleschi” sono una vera genialata.
CONTRO
- Tecnicamente fermo a 10 anni fa, anche su Switch
- Il sistema di controllo è farraginoso e approssimativo a tratti.
Versioni disponibili: PlayStation 3, PC, Nintendo Switch
Versione provata: Nintendo Switch