Negli ultimi anni abbiamo visto moltissimi titoli invadere il mercato mobile. Titoli che una volta esistevano solo su console o PC, come avventure grafiche e hack ‘n slash, hanno trovato nel progresso tecnologico di smartphone e tablet un vero terreno fertile, anche grazie alla grande precisione dei moderni schermi touch. Dopo questa migrazione di massa verso il mercato mobile, però, ultimamente sta iniziando a svilupparsi una curiosa tendenza opposta: molti titoli, nati su console portatile e telefono, sono stati recentemente portati su console casalinga, talvolta con evidenti upgrade grafici, altre volte semplicemente adattando risoluzione e comandi. Anche “Oceanhorn” fa parte di questo gruppo di titoli: arrivato su mobile, poi su PC, questo piccolo ma promettente gioco si appresta a sbarcare anche su Xbox One (versione testata) e PS4. Ma riuscirà un clone dichiarato di Zelda a farsi strada nei meandri del marketplace Xbox Live e del Playstation Store?
A link to the sea
Un punto è chiarissimo fin dalle prime fasi di “Oceanhorn”: in quanto a tematiche, meccaniche, level design e gameplay, si ispira alla saga di Zelda, uno dei più intoccabili pilastri della storia videoludica. Partendo da questo presupposto e, considerata l’assenza di titoli del genere su console non Nintendo, può davvero essere considerato un male che qualcuno tenti di proporre qualcosa di simile, dove qualcosa di simile non c’è? L’idea, probabilmente, è anche giusta soprattutto se, come in questo caso, più che di un clone possiamo parlare di un vero e proprio omaggio. E l’esecuzione non è male come si potrebbe pensare. La storia principale, innanzitutto, è chiaramente molto meno ambiziosa di un qualsiasi titolo Nintendo: il nostro silenzioso protagonista partirà alla ricerca del proprio padre e, durante i propri viaggi, scoprirà volta per volta nuovi dettagli su ciò che effettivamente questi stava cercando di ottenere allontanandosi da casa. Durante le nostre avventure incontreremo NPC, piccoli misteri, quest, messaggi in bottiglia: il tutto, messo insieme, va a comporre un puzzle di avvenimenti che riesce nel non facile scopo di essere interessante, leggero e godibile per tutta la considerevole durata del gioco. E’ chiaro che, inevitabilmente, la storia e tutti gli altri elementi di cui ci occuperemo vivono inevitabilmente all’ombra della saga a cui si ispirano: ma, si sa, la magia che Nintendo riesce a infondere in ogni suo titolo è qualcosa di difficile da spiegare. E, ovviamente, ancora più difficile da replicare.
Uncharted seas
Anche a livello di gameplay troviamo moltissime formule già collaudate, con novità davvero minime: tra queste troviamo innanzitutto una visuale isometrica dall’alto “alla diablo”. Essa, non ruotabile ma solo leggermente spostabile, ci permetterà di seguire i movimenti del nostro protagonista dall’alto in modo semplice e, quasi sempre, efficace. “Quasi sempre” perchè è capitato talvolta che il protagonista e i nemici stessi venissero occultati da zone sopraelevate come ponti, rendendo in alcuni casi difficile guardare il combattimento. Quest’ultimo si svolge inizialmente in modo molto semplice e basilare: potremo utilizzare una spada, con attacco normale e caricato, oppure difenderci con lo scudo attraverso la pressione del grilletto. Pur nella sua estrema semplicità, questa meccaniche di gameplay risulta piuttosto intuitiva beneficiando non poco, rispetto alla versione mobile, della presenza del controller. Chiaramente, man mano che avanzeremo lungo il corso del gioco, sbloccheremo nuove armi, equipaggiamenti e magie (piuttosto semplici ed efficaci). Tra questi arnesi troviamo mezzi da battaglia come bombe e arco, ma non solo, anche diversi attrezzi “simpatici” da utilizzare per attività secondarie, come la canna da pesca, o per esplorare luoghi altrimenti irraggiungibili, come gli stivali dell’esploratore. E’ anche questi uno dei punti fondamentali del level design: sarà molto raro, infatti, riuscire a completare un mondo/isola alla nostra prima visita. Ci saranno determinate zone raggiungibili solo grazie ad una determinata abilità (come la possibilità di saltare o la possibilità di scoccare frecce) rendendo necessario in alcuni casi rivisitare luoghi già noti in un backtracking talvolta un pò forzato.
Ciò che conta è il viaggio
A proposito di viaggi, in puro stile Wind Waker, spostarci tra le varie isole non ci porterà a un mero caricamento, ma avvierà invece un (semplicissimo) minigioco navale, durante il quale potremo far fuoco con il nostro fucile per liberarci da nemici occasionali e da detriti, mentre incrociamo navi amichevoli che non mancheranno di porci i loro saluti. Nulla di chè in termini di vero gameplay, ma un fattore che aggiunge una certa atmosfera al complesso. La nave stessa, cosi come altri equipaggiamenti, potrà essere potenziata, senza però alcuna possibilità di scelta: le quest che porteremo a termine, i tesori trovati e i nemici eliminati, contribuiranno a riempire una barra blu che contrassegnerà, di volta in volta, un aumento di livello. Ogni livello porterà un determinato vantaggio, come l’aumento di slot per le frecce, o l’aumento di velocità della nave. Sarebbe stato però auspicabile un sistema di level up leggermente più approfondito, in grado di lasciare una minima scelta al giocatore, ma forse è chiedere troppo. Presenti i classici vendor, dove acquistare diversi tipi di power up, e i classici scrigni del tesoro giganteschi, ottenibili, come da tradizione, risolvendo un enigma (anche spostando o lanciando oggetti) e/o ottenendo chiavi in grado di farci avanzare in aree successive aprendo porte altrimenti precluse. Non saremo assolutamente guidati durante le nostre avventure, stara a noi infatti capire dove dovremo andare: se questo aumenta non poco il senso di coinvolgimento, capiterà talvolta di restare impelagati in determinate situazioni, non avendo ben chiaro cosa fare. Saranno presenti trappole, situazioni dove sarà necessario nuotare, nemici di vario genere (dai goblin ai millepiedi) e, ovviamente, le boss fight. Esse, pur non essendo mediamente chissà quanto brillanti soprattutto in termini di sfida e gameplay, presentano diverse eccezioni davvero gradevoli, con alcuni incontri un pò più ispirati degli altri. Anche questi, comunque, non riescono mai a raggiungere chissà quale eccellenza, ma è chiaro che il termine di paragone per il genere è su un gradino che sarebbe davvero troppo alto anche per una produzione tripla A, figuriamoci per un gioco di portata minore. Potremmo quindi affermare che “Oceanhorn”, sotto quest’aspetto, riesce piuttosto bene a fare ciò che si propone.
Mari e colori
Veniamo ora ad uno degli aspetti che più ho apprezzato di questo titolo. Come facilmente deducibile anche dagli screenshot qui nell’articolo, “Oceanhorn” ci presenta un mondo colorato e ispirato che, pur nella sua estrema semplicità, risulta piacevolissimo da guardare. E’ chiaro che le origini mobile sono ben visibili in alcune situazioni, visti alcuni difettucci e qualche imprecisione nelle animazioni (come navi che talvolta scompaiono durante la navigazione) ma il lavoro svolto per portare il tutto su Xbox One e PS4 è comunque più che accettabile, considerando anche l’atmosfera generale che esso riesce a conferire. Atmosfera, poi, che è enormemente aiutata dalla firma di un compositore che di certo non ascoltiamo tutti i giorni: oltre a Kenji Ito, troviamo un Nobuo Uematsu decisamente in forma. Chi si ricorda di lui (Final Fantasy X vi dice nulla?) non potrà che non lasciarsi rapire dalle bellissime melodie che ci accompagneranno lungo tutto il corso dell’avventura. Il vero mostro (sacro) degli “uncharted seas” probabilmente è proprio lui. Accettabile il doppiaggio inglese, cosi come discreti, ma non sempre precisissimi, i sottotitoli in italiano (sebbene sia già un traguardo, al giorno d’oggi, che questi siano presenti). Sorprendente, poi, la longevità: ci vorranno più di una decina di ore per portare a termine il tutto, anche in base alla voglia che avrete di cercare tutti i segreti dei mondi in un backtracking talvolta un pò artificioso. Il problema di questa longevità, però, risiede nel fatto che il level design non è abbastanza vario da riuscire a scacciare del tutto lo spettro della ripetitività: inevitabilmente capiterà di vedere grotte/dungeon molto simili tra loro, non solo come aspetto, ma anche come struttura. Ma se il gameplay di base riuscirà a rilassarvi e divertirvi (beh, come è successo a me) questo non dovrà preoccuparvi, dato che non mancherete di divertirvi anche in situazioni molto simili tra loro. Considerando il prezzo di 14.99€ e la quasi totale assenza di titoli simili su console non Nintendo, è davvero difficile non consigliare di dare una chance a questo piccolo gioiellino, che potrebbe davvero sorprendervi nella sua semplicità.
Pro
- Un omaggio a Zelda
- Visivamente piacevole e colorato
- Colonna sonora eccellente
- Sorprendentemente longevo
- Titoli del genere sono rari su Xbox One
Contro
- Level design non sempre ispiratissimo o vario
- Tendente alla ripetitività
- Backtracking talvolta forzato
- Ovviamente lontano dalla qualità del titolo a cui si ispira
- Sistema di level up molto semplicistico