Qual’è la differenza che passa tra “fare tesoro di un buon esempio” e “copiare”? Probabilmente potreste chiedere a Team Ninja di definire questa differenza. Perchè è evidente a tutti come lo sviluppo di Nioh abbia tratto enorme aiuto dalle opere soulsiane di From Software che, con il loro gameplay, hanno saputo conquistare i giocatori di tutto il mondo. Meno evidente potrebbe risultare un altro fondamentale fattore: qualcuno potrebbe credere che Nioh sia una semplice scopiazzatura, e potrebbe ignorarlo a prescindere partendo dal corretto presupposto che l’imitazione non potrà mai raggiungere l’originale. Ma, cosi facendo, commetterebbe un errore imperdonabile: perchè non solo Nioh prende tanti elementi dai souls e li fa propri con maestria, ma ne aggiunge altri con una personalità e una confidenza davvero straordinari.
La mitologia scorre potente
Il Giappone dei samurai e dei demoni ha sempre rappresentato un background dal fascino enorme per un videogioco. Fin dagli anni ’80, da titoli come Kenseiden e Revenge of Shinobi, potevamo lanciarci in avventure nei territori circostanti Edo (il vecchio nome di Tokyo) affrontando moltissime creature di origini e storie diverse. Se uno dei punti di forza di Dark Souls risiedeva nella lore approfondita e nelle grande caratterizzazione di creature e nemici, Nioh ha dalla sua l’enorme vantaggio di poter attingere le proprie idee da una mitologia classica giapponese di una vastità davvero enorme. Incontreremo infatti moltissimi personaggi e mostri arrivati direttamente da un limbo dove storia reale e leggende vanno a intersecarsi. Il nostro stesso protagonista, William, è ispirato ad una figura storica realmente esistita: il primo marinaio britannico giunto in terre nipponiche, conosciuto anche come Miura Anjin. Intorno alla sua speciale capacità è costruita l’intera struttura di gioco: William sarà infatti in grado di percepire la presenza di spiriti, sia benigni (come gli spiriti guardiani) che malefici, come gli innumerevoli demoni Yokai che incontreremo lungo il nostro cammino. Senza voler spoilerare alcun dettaglio, grazie a ciò e alle nostre grandi capacità in combattimento incontreremo nuovi personaggi e volta per volta tenteremo di guadagnarci il loro rispetto intraprendendo missioni di vario genere. La sensazione generale che si ha nel voler valutare la trama di Nioh è a tratti piuttosto dolceamara: ogni personaggio che incontreremo dà infatti l’impressione di essere estremamente ben caratterizzato, ricco di fascino e con un passato molto complesso alle spalle. Lo stesso vale per i nemici (non molto vari in alcune fasi) e per i luoghi che andremo a visitare: ogni zona, ogni mostro, ogni boss, tutto riceve sempre una descrizione (rinvenibile nei menù di gioco) volta a farci capire che ciò che incontriamo e spesso abbattiamo non è solo semplice carne da macello, ma ha invece una propria storia. Sotto l’aspetto dei dettagli, pur non raggiungendo le vette dell’inarrivabile mitologia soulsiana, anche Nioh sa fornire agli elementi di gioco un background di grande fascino e spessore. Le descrizioni delle armi, le schede dedicate ai personaggi e ai nemici, tutto è frutto di una cura del dettaglio che francamente non è affatto comune a molti giochi action, e farà felice tutti coloro che cercano un lato RPG più marcato e ricco di testi e storia. L’unico rammarico riguarda la trama intesa in senso più classico: tutti coloro che infatti non vorranno perdersi nelle descrizioni o nel tentativo di capire sempre e comunque cosa sta succedendo, potrebbero ritenere l’intreccio di eventi tutto sommato un pò sottile, privo di particolari colpi di scena o situazioni particolarmente coinvolgenti. Ma questo è legato anche al gusto personale. Chi vi scrive si è invece addirittura affezionato ad alcuni personaggi, rattristandosi nel momento della loro scomparsa, ne ha presi alcuni in simpatia, mentre ne ha odiati altri. Ho apprezzato inoltre moltissimo le cutscenes stilizzate, cosi come il racconto degli ultimi istanti di vita fornito dalle anime dei morti che incontreremo: è insomma l’ambientazione stessa a raccontarci la storia di ciò che è avvenuto nei luoghi che visiteremo. Insomma, nonostante manchi una componente narrativa davvero solida e indiscutibile, e lo stesso William non sempre brilli in personalità, la grande atmosfera generale, unita ai molti NPC e ad alcuni momenti piuttosto epici, riesce a mantenere alta l’attenzione tra una lunga missione e un’altra.
Il marinaio viaggiatore
Nioh abbandona qualsiasi pretesa di essere un open world proponendo una struttura a missioni separate, cosi come visto in molti titoli action. Le nostre quest saranno cosi divise tra principali, secondarie e crepuscolo, oltre alla possibilità di sfruttare il Dojo per imparare (e, più avanti, sbloccare) alcune nuove tecniche.
- Le missioni principali sono piuttosto lunghe e complesse, con santuari per livellare e ottenere un checkpoint. Le zone che affronteremo presentano un level design a tratti davvero ottimo, spesso su più livelli e ricco di scorciatorie da aprire, segreti da trovare, agguati praticamente ovunque, e vie opzionali in grado di fornirci un vantaggio o una morte certa, a seconda dei casi. Capiterà spesso di perdersi e di non riuscire a capire come proseguire, sperduti nei meandri di una via secondaria, e di dover fare uno sforzo maggiore per poter ritrovare la via giusta. E questo a me, come sicuramente a molti di voi appassionati di esplorazione, certamente non dispiace. Essa è infatti decisamente indispensabile: trovare una sorgente termale o un santuario in prossimità di un boss può seriamente fare la differenza e risultare decisivo per il prosieguo del livello. Per i completisti, ci saranno anche dei veri e propri collezionabili: i piccoli Kodama. Il ritrovamento di questi, come vedremo, non è fine a sé stesso, anzi. Qualche differenza rispetto ai souls comunque c’è: ad esempio talvolta incontreremo muri invisibili che ci impediscono di cadere in determinate aree. Non mancano neanche i veri e propri omaggi: dalle pareti illusorie (vedrete), fino alle classiche imitazioni degli scrigni.
- Le missioni secondarie sono generalmente più brevi e ricalcano spesso una parte delle ambientazioni delle principali, delimitate da barriere. Altre volte, invece, presenteranno un’ambientazione dedicata ma decisamente meno vasta e stratificata. Alcune di esse, ad esempio, ci vedono semplicemente resistere ad un’ondata di nemici, o attraversare un ponte ricco di insidie. Si tratta, insomma, di un ottimo diversivo dopo che avremo già giocato un pò e non avremo risorse mentali sufficienti per affrontare un’altro dedalo di cunicoli e scorciatoie.
- Le missioni crepuscolo sono invece aggiornate in modo giornaliero, e presentano una versione più difficile delle principali, con nemici diversi e posizionati in modo differente. Nulla di particolarmente vario da segnalare, si tratta di una sfida per chi cerca loot migliore o vuole una sfida ancora più tosta.
In generale possiamo dire che il susseguirsi delle missioni avviene senza particolari momenti di noia, dato che comunque la base del gameplay tiene sempre alta l’attenzione del giocatore. La natura opzionale delle secondarie è tuttavia vagamente ingannevole, dato che converrà sempre riuscire a livellare il più possibile: se infatti ci sarà un momento del gioco in cui direte “ma no, sono già troppo forte per questa missione, poi salgo troppo di livello e il gioco diventa troppo facile”, tranquilli, ci sarà sempre un boss successivo pronto a farvi cambiare idea. Sotto quest’aspetto, c’è da dire che il livello di difficoltà del gioco non vuole darvi alcuna certezza: capiterà di sentirsi troppo forti e di morire ripetutamente nella missione successiva, o viceversa. Se questo potrebbe risultare frustrante per alcuni, ad altri potrà invece dare un senso di sfida ancora più marcato, dato che abbassare la guardia potrebbe essere sempre e ovunque una scelta sbagliata.
La spada e l’arte di affettare
Come sicuramente molti avranno avuto modo di apprezzare, la base del gameplay ricalca molto quanto visto in Dark Souls, con una marcatissima tendenza verso una maggiore azione che a tratti ricorda gli action più classici (tra cui, ovviamente, Ninja Gaiden). Le tipologie di armi che incontreremo, tuttavia, sono divise in categorie precise che ne individuano le pattern: per ogni tipo di ascia, ad esempio, avremo 3 serie di attacchi che dipenderanno dalla nostra impugnatura (alta, media o bassa), ma non ci saranno due tipi di asce con pattern di attacco diverse. Questo, se potrebbe infastidire chi cerca unicità in ogni arma, è giustificato dal buon numero di combo e skill sbloccabili dedicato ad ogni categoria di armi. Sbloccheremo infatti schivate veloci, attacchi potenti, sistemi per aumentare al nostra difesa o affrontare masse di nemici ruotando le armi (oltre a molti potenziamenti passivi validi con qualsiasi equipaggiamento). Insomma, sotto quest’aspetto non ci si può assolutamente lamentare: il livello di personalizzazione è tale da permetterci di costruire il nostro stile di gioco cosi come preferiamo. Tutto il sistema, incluso il recupero di stamina (KI) denominato “Ritmo KI”, fornisce alle azioni di gioco una grandissima fluidità: sarà infatti estremamente piacevole e appagante, una volta imparato bene il sistema, riuscire a destreggiarsi tra schivate, tempismo, colpi potenti e colpi leggeri. Ma il gameplay di Nioh è molto più di questo. Non solo è eccellente sotto il puro aspetto action, come appena descritto. Esso è invece molto più profondo di quanto si possa credere: ogni situazione, ogni nemico e ogni boss andrà affrontato sempre con degli accorgimenti differenti. Capiterà di poter sconfiggere un nemico solo avvolgendo la propria arma con il fuoco, o di aver bisogno di una precisa difesa da un elemento (o da paralisi e veleno) per sopravvivere a un colpo altrimente letale. Non basterà, insomma, andare avanti attaccando tutto senza un minimo di preparazione. La possibilità di sbloccare e preparare talismani, unguenti, bombe, trappole, rende il gameplay estremamente profondo e ragionato, talvolta addirittura in modo più marcato rispetto a quanto visto nella saga dei souls. Non basterà infatti capire le pattern del nemico per batterlo: se talvolta infatti alcuni boss sembreranno impossibili ad una prima occhiata, sarà perchè dovremo equipaggiarci nel modo giusto, e attaccare con i potenziamenti giusti. La skill, in Nioh, non è sempre l’arma migliore. Si tratta di una sfida appagante e divertente, che premia l’intuizione e la pazienza, oltre alla voglia di sperimentare. Attenti perciò a buttare gli oggetti che trovate, o a sprecarli: alcuni di essi potranno servirvi quando meno ve lo aspettate. Interessante inoltre la presenza di archi, fucili a miccia e veri e propri cannoni: il gameplay legato ad essi risulta estremamente fluido e gradevole, e piazzare silenziosi headshots su nemici ignari è certamente molto appagante.
A proposito di oggetti, il sistema di loot è anch’esso legato alla grande varietà dell’offerta di gameplay. Esso è infatti casuale e, similmente a quanto visto in Diablo, divide gli oggetti ritrovati in comuni, rari ed epici. Si tratta di un sistema che ci permetterà di personalizzare al 100% le nostre caratteristiche offensive, in quanto sceglieremo armi e armature che vadano a potenziare determinati aspetti che preferiamo del nostro personaggio. Alcuni di noi, ad esempio, vorranno scegliere un’armatura che dia un boost alla nostra stamina (il KI); altri, preferiranno invece un aumento della vita massima. Ed è qui che si apre un mondo di possibilità: attraverso il fabbro, infatti, potremo effettuare una miriade di operazioni di crafting che sono praticamente impossibili da elencare in questa sede nella loro interezza. Potremo riforgiare le armi per modificarne le abilità, potremo utilizzare un’arma nuova per potenziarne una vecchia a cui siamo affezionati, potremo creare, scomporre e ricreare un’armatura per renderla esteticamente più appetibile o più potente. Insomma, le possibilità offerte da Nioh sotto quest’aspetto sono davvero eccellenti: se anche all’inizio sarete un pò spaesati dalla miriade di opzioni disponibili, una volta padroneggiate a pieno rischierete di passare moltissimo tempo semplicemente dal grazioso fabbro che vi assisterà, fornendoci bonus sempre maggiori man mano che diventeremo clienti più affezionati. Preparatevi, però: vi troverete spessissimo a dover fare gestione dell’inventario visto il (forse eccessivo) drop rate dei nemici.
Sono molto riuscite inoltre alcune altre caratteristiche inserite in Nioh: su tutte la presenza di uno spirito guardiano a nostra scelta, in grado non solo di fornirci determinati bonus in base ai nostri gusti, ma anche capaci di farci sfoderare una potente ultra che non mancherà di tirarci fuori dalle situazioni più disperate. I già citati collezionabili Kodama, inoltre, una volta trovati ci permetteranno di scegliere un bonus al drop rate che preferiremo: potremo scegliere di migliorare il ritrovamento di indispensabili elisir, o di essere ingordi per aumentare la raccolta di amrita, utili per livellare.
Compagnia, attenti!
Merita un accenno, per vari motivi, la presenza di modalità online. Premesso che al momento non è presente la modalità PVP (che vedremo aggiunta con una prossima patch), partiamo da ciò che c’è e funziona bene. Una volta sbloccata la casa del tè nascosta, Nioh ci apre all’interessante possibilità di entrare in un clan mondiale: ognuno di questi ci fornirà un diverso bonus e, scegliendolo, starà a noi riuscire a realizzare il maggior numero di punti per permettergli di scalare la classifica e battere i rivali. Vi è infatti una divisione ulteriore tra i vari clan: una squadra rossa e una squadra blu. Nel nostro caso abbiamo scelto il clan Tokugawa, visti i bonus legati soprattutto agli elisir: attualmente facciamo dunque parte della fazione rossa, leggermente in svantaggio nel punteggio generale. Si tratta di un diversivo tutto sommato interessante che, soprattutto con l’avvento del PVP, potrebbe nascondere molti risvolti inaspettati. Interessante inoltre la possibilità di affrontare i “revenant” degli altri giocatori caduti, per provare a ottenere parte del loro equipaggiamento.
La vera nota dolente di Nioh, come molti di voi sapranno, è la coop. E, prima che qualcuno se ne esca con il solito “ma è meglio che non ci sia, cosi il gioco è più difficile”, vi dico semplicemente che, se andava limitata, non era questo il modo. E’ infatti tuttora più che possibile entrare nel mondo di un amico (con password) e aiutarlo a giocare una missione che voi avete già completato. In tal modo, non solo gli renderete la vita estremamente facile perchè sarete di livello maggiore, ma conoscerete anche le insidie e le trappole della missione, eliminando totalmente la sfida per il vostro ospitante (al prezzo di tazze ochoko, facilmente rinvenibili). Non sarebbe invece stato meglio mantenere la possibilità presente nell’ultimo “last chance trial”, permettendo a due giocatori dello stesso livello, ignari dei pericoli che stanno per affrontare, di giocare il livello insieme in blind? Si tratta di una scelta poco sensata, che ha privato moltissimi giocatori della possibilità di divertirsi in compagnia. Sarebbe stato più coerente rimuovere del tutto la coop, a questo punto. Ed è un vero peccato perchè la modalità “Portale Torii” permette di affrontare i livelli con una barra condivisa della “morte”: il che rappresentava un’evoluzione eccellente della macchinosa coop vista in Dark Souls, che richiedeva segni, evocazioni ad ogni sconfitta, e necessità di ripetere due volte i livelli. Un vero spreco che, per essere utilizzata ora, richieda ad entrambi i giocatori di terminare un livello prima, eliminando totalmente il punto di forza che avrebbe potuto rappresentare.
L’anima del Giappone
Nioh è uno dei pochi titoli a supportare pìù modalità grafiche anche su console. Dopo un test (PS4 Standard) della versione “cinema” a 30 FPS, la nostra scelta prioritaria è caduta con decisione sulla modalità “azione”, a 60 FPS e risoluzione dinamica. Sebbene il gioco risenta a tratti del lungo periodo di sviluppo, con qualche texture non all’altezza e una qualità generale non troppo elevata, vista la splendida fluidità della modalità azione ci sentiamo di poter anche chiudere un’occhio su qualche mancanza tecnica che abbiamo rilevato. Un gameplay cosi tecnico e frenetico trae enorme giovamento dai 60 FPS: dopo aver giocato per qualche ora cosi, non immaginerete più che sia possibile farne a meno. A conferma della stabilità generale del gioco, durante la nostra esperienza abbiamo incontrato solo un piccolo glitch grafico legato alla caduta da un crepaccio, ma nulla di problematico o particolarmente fastidioso. Qualche calo di frame rate, qualche dettaglio un pò grezzo (come i demoni che vanno a scatti se visti da lontano) e una palette cromatica talvolta un pò troppo scura, sono comunque dettagli che nella foga del gameplay non rovineranno più di tanto l’esperienza. Il lato artistico del gioco inoltre riesce abbondantemente a far dimenticare qualche piccolo compromesso, grazie alla suggestività e alla grande caratterizzazione di alcuni ambienti. Qualche leggera perplessità la desta la colonna sonora: nonostante alcune melodie siano davvero stupende, capiterà che alcune di esse si ripetano anche troppo spesso. La soundtrack di alcune boss fight è praticamente identica ad altre, cosi come la piacevole e inquietante melodia che ci accompagna nelle zone climax arrivando verso il finale del livello. Buoni gli effetti sonori e le cutscenes, con un gran doppiaggio giapponese e un accettabile voce inglese del protagonista. Davvero encomiabile la longevità: volendo godervi il gioco appieno, con tutte le secondarie e qualche sporadica partita coop, supererete abbondantemente le 50 ore di gioco. Si tratta di un’esperienza completa e appagante che davvero non mancherà di sorprendervi.
Pro
- Gameplay profondo e ricco di sfaccettature
- Impegnativo e appagante
- Estremamente longevo
- Grande atmosfera e caratterizzazione del mondo di gioco
- I 60 FPS sono indispensabili
Contro
- Qualche piccola sbavatura visiva
- Colonna sonora talvolta ripetitiva
- Coop inutilmente mozzata
Versione Testata: PS4