Quella che stiamo vivendo è, senza dubbio alcuno, l’epoca in cui i team indipendenti si sono imposti prepotentemente su un mercato ormai multimiliardario, e Journey to the Savage Planet ne è la prova.
Molti piccoli studi hanno dimostrato che, con l’aiuto dei sempre più sofisticati tool a disposizione, non servono per forza milioni di dollari e team con centinaia di persone per realizzare un lavoro competitivo sul mercato. I ragazzi del team Typhoon Studios consegnano il loro titolo d’esordio accompagnati dall’azienda nostrana 505 Studios: realizzato grazie al potente Unreal Engine 4, Journey to the Savage Planet promette divertimento irriverente ed un vasto mondo esplorabile tramite l’ingegno e l’utilizzo di svariati elementi. Un punto d’incontro, se vogliamo, tra il genere FPS ed il genere adventure. Avete pensato a Metroid Prime? Non siete poi così tanto lontani, almeno in termini di concept. Per la qualità invece, è tutta un’altra storia.
FOLLIE SPAZIALI
Il giocatore, nei panni del (quasi) silenzioso ed ignoto esploratore spaziale al soldo dell’azienda Kindred Aerospace, ha il non facile compito di vagare in lungo ed in largo sullo sconosciuto pianeta classificato come AR-Y 26. Il motivo? Sulla Terra le cose non vanno proprio benissimo e la grande corporazione che ha finanziato il nostro viaggio interstellare è intenzionata a trovare pianeti adatti alla vita umana per dare il via a massicce opere di colonizzazione. Incipit quasi realistico visti i tempi oscuri in cui viviamo, ma approcciato con il giusto piglio scanzonato: Journey to the Savage Planet infatti è un ricettacolo di gag, ironia e situazioni paradossali.
Il pianeta da esplorare, identificato da colori vibranti e flora/fauna tondeggianti, ricorda per certi versi il nascondiglio dei Bimbi Sperduti nel classico fantasy degli anni ’90 Hook. Stagioni/biomi che cambiano drasticamente a pochi passi di distanza l’uno dall’altro, poltiglie melmose coloratissime, alberi bitorzoluti con frutti dai colori brillanti e così via. Nonostante il titolo sembri voler imitare lo stile classico dei metroidvania, in realtà ha molto più in comune con l’eccellente Metroid Prime che (spero) non dovrò star qui a descrivervi. La somiglianza è palese dall’intenzione chiara degli sviluppatori di voler dare una chiara spinta adventure ed esplorativa al gameplay. Utilizzando armi ed oggetti dovremo infatti utilizzare la nostra inventiva per farci largo tra nemici insidiosi (piacevolmente arduo progredire se non si fanno i giusti conti) e paesaggi diversificati.
Un semplice sistema di crafting basato sulla raccolta di materiali che serviranno in seguito per creare armi ed oggetti fa da linea guida all’esplorazione. Abbiamo quindi un gameplay funzionale all’inizio ma che si perde un po’ sia a causa dell’irriverenza che fa il paio con l’assenza di una trama convincente, sia a causa di meccaniche non propriamente entusiasmanti a lungo termine. Se i primi momenti di gioco sono infatti coronati da risate e piacevoli scoperte, dopo alcune ore si inizia a perdere l’interesse proprio a causa dell’atmosfera generalmente scanzonata.
SKIFIDOL!
Non è facile tenere alto l’interesse del giocatore quando si ha a che fare con un’ambientazione quasi totalmente impregnata di umorismo irriverente. E’ probabilmente questo il cardine del parziale insuccesso di Journey to the Savage Planet quando si tratta di pungolare la voglia del giocatore di trovare altro, di avanzare, di scoprire di più. A livello di meccaniche pure abbiamo a che fare con un classico FPS ma che punta molto di più all’utilizzo di oggetti piuttosto che sulle sezioni di combattimento. Un buon ibrido FPS ed adventure che premia l’inventiva, l’esplorazione ed i riflessi pronti.
La formula tutto sommato funziona ma tende a perdersi in ambienti e situazioni fin troppo caotiche, oppure nell’inaspettata linearità degli elementi di gameplay. E’ infatti molto strano a dirsi ma, nonostante il mondo aperto e le differenti meccaniche inserite, il gioco si rivela assai lineare nelle azioni da compiere o nelle ricerche da portare a termine. La maggior parte delle situazioni si risolve con “vai da punto A a punto B, recupera oggetto X e torna al punto A” mentre si sarebbe potuto giocare molto di più con gli (ottimi) elementi in mano. La possibilità di godersi la campagna con l’aiuto di un amico in modalità multiplayer salva gran parte della baracca, rendendo il gioco assai più divertente grazie all’atmosfera scanzonata che creerà di certo numerose situazioni spassose da condividere con qualcuno al nostro fianco.
Pollice alzato per il comparto tecnico: nonostante non si tratti di nulla di eclatante o “di ultima generazione”, Journey to the Savage Planet mostra uno stile grafico molto piacevole a vedersi. Colori vividi, ambienti diversificati ed un gran numero di tocchi di classe rendono il gioco apprezzabile dal punto di vista puramente visivo, pur con qualche minimo problema di rallentamento qui e là. Comparto sonoro invece senza infamia e senza lode: fa il suo lavoro piacevolmente pur senza risultare entusiasmante in situazioni particolari. In definitiva un titolo sicuramente buono, con picchi positivi ma anche con difetti innegabili che abbassano un po’ il valore di quest’opera videoludica. Qualche accortezza e migliori scelte a livello di game design/level design avrebbero potuto innalzare notevolmente la qualità media di questo gioco.
PRO:
- Tecnicamente solido, piacevole e ben concepito
- Longevo, diversificato e con molte buone idee
CONTRO:
- Come tutti i giochi eccessivamente irriverenti, fatica a far “appassionare” a lungo termine
- A volte un po’ troppo caotico ed incomprensibile, oltre che ripetitivo
Versione provata: Playstation 4
Disponibile su PlayStation 4, Xbox One e PC.