Dopo un apprezzato primo capitolo uscito ormai qualche anno fa, il mazziere di Hand of Fate torna ad invitarci al suo tavolo per farci immergere in una nuova avventura raccontata dalle carte. Se siete amanti dei classici GDR da tavola, questo potrebbe davvero essere il gioco che fa per voi: la fortuna, la strategia e le vostre scelte saranno i veri artefici della storia, dei vostri incontri e del vostro fato.
Fate il vostro gioco
Una delle caratteristiche principali di Hand of Fate riguarda la grande plasmabilità dell’avventura: sebbene gli eventi abbiano incipit e tappe definiti, il modo in cui arriveremo ad ogni step narrativo potrà essere molto differente in base alle nostre scelte. Per quanto nè il presupposto della storia (che non anticiperemo) nè i personaggi che incontreremo possano effettivamente dirsi particolarmente originali, ciò che riesce a fare davvero a fare la differenza è il gran carisma del mazziere, che sarà spettatore interessato di ciò che accadrà. I commenti, i suggerimenti criptici e le varie frecciatine che ci lancerà, saranno sempre piuttosto vari e piacevoli da ascoltare. Oltre a questo lato del racconto, Hand of Fate 2 prende quanto di buono c’era nel primo capitolo e lo espande, migliorandolo praticamente sotto ogni aspetto, soprattutto in termini di gameplay, come vedremo più avanti. La trama e il suo svolgersi sono infatti direttamente influenzati dal dalle fasi giocate, sebbene uno scheletro centrale nello svolgersi degli eventi sia comunque prestabilito. Il grandissimo numero di carte disponibili, però, permetterà ad ogni fase dell’avventura di poter prendere pieghe totalmente diverse, facendo talvolta la differenza tra la vita e un’inesorabile morte.
Carte, combattimenti e gettoni
Ma come funziona questo sistema? Come ha un gioco di carte da condividere con un GDR classico da tavola? E, ancora, cosa avrà mai da spartire con fasi action in 3D? Ebbene, la nostra prova ci ha fatto percepire Hand of Fate 2 come un’amalgama di elementi che riesce decisamente bene. Non tanto perchè le singole componenti siano particolarmente brillanti, ma perchè il tutto, messo insieme, è riuscito a coinvolgermi e a non annoiarmi praticamente mai. Il feeling alla Dungeons and Dragons permea ogni istante del nostro viaggio, dando sempre quel tocco di curiosità e imprevedibilità che solo questo genere di giochi da tavola sapeva regalare. Il susseguirsi degli eventi sarà scandito dalla scoperta di una serie di carte e da fasi di lettura: ognuna di esse potrà contenere un’insidia, un premio, o una possibilità. Man mano che sbloccheremo nuove carte, potremo inserire quelle che riteniamo più utili e fruttuose per fare in modo che esse vadano a controbilanciare le minacce aggiunte dal mazziere e permetterci di uscirne vivi. La cosa diventa decisamente più profonda con l’avanzare dei livelli, perchè ci sono un’enormità di fattori da tenere in considerazione quando si effettuano le scelte, proprio come in un classico gioco da tavola. Bisognerà tener conto prima di tutto del nostro livello di vita, che potrà costantemente essere minacciato da combattimenti (che, come vedremo, sono gestiti come un minigioco a parte) o da trappole ed eventi sfavorevoli; dovremo tener d’occhio le scorte di cibo, in grado di permetterci cure d’emergenza e di sostentarci durante gli spostamenti; dovremo riuscire a racimolare un buon gruzzolo, per permetterci di acquistare equipaggiamento migliore o di pagare eventuali personaggi per corromperli, aiutarli o semplicemente salvarci la pelle. Si, perchè in ogni fase di gioco potremmo ritrovarci a fare una qualsiasi di queste cose: la varietà di situazioni ed eventi è infatti davvero eccellente. Nelle nostre prime missioni, ad esempio, ci siamo ritrovati a dover scegliere praticamente di continuo tra diverse possibilità: aiutare un ragazzo apparentemente indifeso, donare una spada a un gruppo di gnomi, visitare o meno un sotterraneo segreto. Tutto è lasciato alle nostre scelte, e alla fortuna dei dadi. L’imprevedibilità è infatti legata anche a lancio dei dadi o alla scelta di carte casuali, che potranno spesso fare la differenza tra vittoria e sconfitta. Ed è qui che entra in gioco un’ancora maggiore componente strategica, dato che ci ritroveremo spesso a dover decidere tra diversi potenziamenti momentanei che potrebbero influenzare diversi aspetti: la cura, il combattimento, o, appunto, la probabilità di effettuare un buon lancio dei dadi. E, alla fine di ogni quest, ci ritroveremo a raccogliere del loot, che potrà aiutarci subito o influenzare le missioni seguenti. E’ davvero difficile riuscire a riassumere in poche righe la grande varietà di situazioni che potrebbero capitarci durante una partita. La più comune di esse, comunque, riguarda ovviamente le fasi di combattimento. Essi, nei giochi da tavola, sono ovviamente spesso legati ai dadi: trattandosi di un videogioco, invece, Hand of Fate ha potuto creare delle piccole fasi action. Il sistema di gioco è chiaramente ispirato a quello dei “Batman Arkham” e della saga de “La terra di Mezzo”: richiederà dunque un certo tempismo e non dovrà mai essere preso alla leggera, dato che la risposta dei comandi non sarà mai troppo responsiva (in parte anche volutamente) impedendoci di rilassarci negli scontri più tosti. Anche perchè perdere troppa vita comporterà una necessità di curarsi successivamente, rischiando di andare ad azzerare le nostre scorte. Come accennavamo prima, dunque, i singoli elementi non brillano se presi singolarmente: il sistema di combattimento è l’esempio più lampante di quest’affermazione, dato che si tratta di un diversivo ben realizzato, ma comunque piuttosto grezzo, sebbene il gran numero di armi e variabili data dalle carte riesca a renderlo potenzialmente molto vario e ricco di diverse soluzioni. Varietà che si trova un pò di fronte a un muro quando si parla di personalizzazione del personaggio, del quale potremo scegliere diversi aspetti, ma nulla di particolarmene approfondito.
Leggere la mano
Tecnicamente si tratta di un titolo che ci è apparso decisamente scalabile e adatto a una fascia di PC molto ampia. Le uniche fasi che possono effettivamente richiedere un pò di potenza visiva sono quelle del combattimento, colorate e animate in modo sufficiente da fare il loro dovere in modo discreto. Lo stesso dicasi per il comparto audio, con musiche in linea con l’atmosfera che non mi sono sembrate mai particolarmente tediose o ripetitive, accompagnate da un doppiaggio inglese buono e completamente sottotitolato in italiano, fattore molto importante trattandosi di un gioco ricco di testi per i quali è necessario il massimo della comprensione. Qualche piccolo problema da rilevare nella comparsa di alcuni testi a schermo, e qualche traduzione imperfetta, ma si tratta di dettagli piuttosto ininfluenti. Per quanto si è potuto apprezzare finora, e in attesa dell’ulteriore modalità in arrivo nel prossimo futuro, Hand of Fate 2 è stato decisamente degno tempo che gli è stato dedicato.
Pro
- Un’amalgama di elementi ben riuscita
- Piuttosto unico nel suo genere
- Riesce a catturare il giocatore
- Sottititolato in italiano
- Discrete fasi di combattimento…
Contro
- …talvolta un pò legnose
- Non un genere per tutti
- Qualche ininfluente errore nei testi a schermo
- Personalizzazione del personaggio piuttosto ridotta