Fin dalle primissime immagini mostrate, Cuphead è riuscito immediatamente a catturare l’attenzione di un’ampia gamma di pubblico. Oltre al suo stile grafico davvero speciale, c’era da capire quanto il gameplay potesse effettivamente rivelarsi all’altezza dello spettacolo visivo. Ci siamo dunque apprestati a giocarlo carichi di curiosità e hype.
Testa di coppa
Era già chiaro dai primi trailer, ma la prova diretta lo conferma pienamente: guardando Cuphead in movimento, sembra davvero di gettarsi in una maratona retrò per ammirare un cartone animato del 1930. Tutto è presentato in modo da contribuire a quest’effetto: dalle musiche a tema fino ai piccoli disturbi visivi, a tratti sembrerà davvero di acceso un videoregistratore con relativo VHS piuttosto che una console. La storia è raccontata con una serie di vignette con relativo testo a schermo, in stile decisamente fumettoso: essa parte da una premessa piuttosto semplice, che ovviamente lasceremo scoprire direttamente a voi. Possiamo solo dire che i due sfiziosissimi protagonisti, Cuphead e Mugman, si troveranno ad avere a che fare con parecchi tipi poco raccomandabili durante il corso della loro storia. E non ci riferiamo solo ai nemici, ma anche alla caratterizzazione di NPC, situazioni ed ambienti che troveremo. Oltre al gameplay che approfondiremo nel successivo paragrafo, ciò che ci ha costantemente spinto a giocare ancora a Cuphead era la curiosità di scoprire quali creature, ambienti e diavolerie varie avremmo trovato nel livello successivo. Carote giganti, zanzare ballerine, rane pugili, e non solo. Nella mappa di gioco incontreremo venditori e buffi personaggi pronti a darci consigli sulle nostre prossime mosse. Insomma, nonostante non rappresenti nulla di eccessivamente fuori dalle righe, il racconto riesce con successo ad accompagnare le varie, talvolta inevitabilmente ripetitive, sessioni di gameplay. Ma di certo sarà molto difficile riuscire a trovare un gioco che riesca a ricalcare in modo cosi efficiente lo stile di quei cartoni animati che sono diventati veri e propri classici intramontabili.
Cup Souls
Sicuramente, fin dal lancio del gioco, è stata immediatamente chiara una cosa. Nonostante lo stile cartoonesco, Cuphead è davvero tosto. Avendo giocato moltissimi platform 2D eccellenti e piuttosto difficili negli ultimi tempi, (Donkey Kong su tutti), eravamo pronti ad accettare la sfida. E, nonostante le imprecazioni, ci siamo davvero divertiti. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto abbiamo molto apprezzato la possibilità, sia su PC che Xbox One, di rimappare completamente lo schema comandi per renderlo il più possibile adatto ai nostri riflessi e al nostro stile. Ad esempio, ho preferito affidare lo sparo al grilletto destro del controller, cosa che mi ha permesso di giostrarmi più facilmente tra salti e schivate affidati ad A e Y. Il feeling completo con i comandi è davvero fondamentale in giochi come Cuphead: ciò che vedremo a schermo sarà veloce, e costantemente minaccioso. Il tempismo richiesto da meccanismi come il parry (utile soprattutto per la rianimazione in coop) costringe sempre a dover valutare quando è il caso di rischiarlo: la possibilità di perdere 1 fondamentale HP talvolta non vale abbastanza di fronte al potenziale caricamento rapido della barra super (in grado di fornire attacchi speciali molto potenti, ricaricabile anche infliggendo danno). Nei livelli difficilmente ci saranno attimi di pausa, e anche un minimo errore potrà costarci davvero caro. Troveremo varie tipologie di situazioni, alcune a bordo di un aereo, altre nel bel mezzo di una boss fight, altre ancora in un complesso run and gun dove saremo spesso costretti a sparare mentre proseguiamo in corsa. In alcune fasi puramente platform dovremo saltare e sparare contemporaneamente, evitando buche e colpi nemici e riuscendo allo stesso tempo a fare danni. E il gioco si è dimostrato davvero reattivo e adatto allo scopo: non è capitato praticamente mai di morire per colpe che non fossero al 100% attribuibili ai miei errori, evitabili o meno. Se proprio vogliamo essere estremamente pignoli, si è riscontrato qualche piccolo problema di tanto in tanto giocando con la levetta: dopo il movimento, è capitato di ritrovarsi dal lato opposto a quello desiderato. Ma nulla di tragico, davvero. Al contrario, il gameplay basato sul trial and error si è dimostrato fin da subito magnetico. La sua frenesia costringe spesso a ripetere molte aree per imparare i pattern dei nemici, quasi impossibili da capire appieno direttamente alla prima partita. Proprio come accade in titoli come i souls o in altri platform 2D (ad esempio, i livelli musicali di Rayman) ad ogni morte impareremo qualcosa di nuovo. E, spesso, ci sarà anche da ragionare un pò su come equipaggiarsi. Temendo che il gioco potesse rivelarsi troppo lineare e che proponesse soluzioni di gameplay troppo simili tra i vari livelli, ho tirato un sospiro di sollievo quando ho notato l’ottimo sistema di equipaggiamenti e perk che potremo man mano acquistare ed equipaggiare. Non solo nuovi modi di sparare, ma anche diverse soluzioni adattabili al nostro stile di gioco. Un esempio? Potremo decidere di giocare sulla difensiva, equipaggiando un cuoricino che aggiungerà uno (spesso vitale) HP aggiuntivo, al prezzo di un danno effettuato leggermente minore. Oppure, potremo decidere di confidare al cento per cento nella nostra skill, ottenendo una schivata in grado di renderci invulnerabili per una frazione di secondo. Ma le decisioni saranno tutt’altro che assolute: già nella seconda isola di gioco, ci siamo ritrovati a dover scegliere equipaggiamenti adatti ai diversi boss, in base alle loro forze e alle loro debolezze. Insomma, l’aspetto dei power up ci ha tutto sommato convinto, e spazza via il timore che il gioco potesse diventare troppo simile a sè stesso nel corso dell’avventura. Avventura che, chiariamoci, rappresenterà sempre una sfida. Non fatevi ingannare dalla presenza di una difficoltà facile: essa cambierà di molto le pattern dei nemici, tagliando di netto le sezioni più difficili, ma non ci consentirà di fatto di poter proseguire nell’avventura. Quindi si, servirà solo se vorrete far provare il gioco a qualche temerario amico, invitandolo a una spassosissima coop offline. Uno degli aspetti che abbiamo più apprezzato durante la nostra prova in coop (affrontata con una fidanzata fin troppo paziente e davvero ricca di spirito competitivo) è stato la necessità di coordinarsi, rianimarsi a vicenda e riuscire ad affrontare le varie minacce dividendosi i compiti. La difficoltà ne risulta leggermente diminuita, grazie alla possibilità di rianimarsi. Ma il livello di sfida resta comunque eccellente. Speriamo che la coop online arrivi davvero presto: giocare insieme permette al divertimento offerto da Cuphead di raggiungere un livello esponenzialmente più alto. L’esultanza in coro dopo aver battuto il boss di fine livello con l’ultimo HP rimasto vale da sola il prezzo del biglietto. E’ chiaro che tali soddisfazioni in caso di successo, hanno un temibile rovescio della medaglia in caso di fallimento. Se non avete pazienza, Cuphead probabilmente potrà risultare fin troppo frustrante, e convincervi a mollare fin troppo presto. Il più grande lato positivo del gioco (il suo essere impegnativo) per alcuni giocatori potrebbe rappresentare anche il suo peggior difetto.
Arti visive
Come era facilmente prevedibile, Cuphead è una vera e propria esplosione di arte visiva. Lo stile richiama al cento per cento i cartoon degli anni 30, regalando personaggi estremamente caratterizzati e ambientazioni ben disegnate. Il tutto con i già citati effetti da pellicola rovinata, che vanno ad aumentare ancora di più l’atmosfera. Atmosfera che è certamente aiutata dall’ottimo accompagnamento sonoro, con temi musicali che accompagnano perfettamente la frenesia delle varie situazioni di gioco. Certamente, c’è da tener presente che moltissime melodie finiranno inevitabilmente per svitarvi il cervello quando sarete costretti a ripetere più, più, e ancora più volte lo stesso livello. E’ un effetto collaterale inevitabile, risolvibile, nel peggiore dei casi, togliendovi le cuffie o azzerando il volume. A livello puramente tecnico, manco a dirlo, il gioco è molto leggero e fluido sia su Xbox One sia su PC. Abbiamo testato anche il PlayAnywhere senza alcun problema, con i salvataggi in cloud immediatamente sincronizzati tra le due piattaforme. Questo potrebbe essere un valore aggiunto non da poco: Cuphead ci è sembrato un gioco perfettamente fruibile anche lontani da casa, in forma quasi portatile, magari sul proprio laptop o, come nel nostro caso, su un tablet Surface. Ho riscontrato comunque qualche rarissimo bug, con nemici che rimanevano sullo schermo assorbendo colpi infiniti, e qualche piccola incertezza, già citata, dovuta al controllo con le levette. Ma non si tratta di nulla di davvero rilevante. La longevità è forse l’aspetto più soggettivo di questo gioco. Tutto cambierà in base a quanto sarete rapidi nel capire come affrontare i vari livelli e, soprattutto, nel riuscirci. Per il prezzo a cui viene proposto (19.99€) si tratta di un titolo da non farsi sfuggire.
Pro
- Visivamente davvero speciale
- Gameplay frenetico ed estremamente impegnativo
- PlayAnywhere, con cross save
- La coop migliora esponenzialmente l’esperienza senza alterarne troppo la difficoltà
- Colonna sonora ricca di atmosfera…
Contro
- …ma tenderà inevitabilmente a diventare ripetitiva in caso di ripetute sconfitte
- Per molti potra essere eccessivamente frustrante
- Qualche leggera imprecisione nei comandi con levetta
Versioni Testate: Xbox One e PC