Dacché il genere fantasy ha preso piede all’interno del mondo dei videogiochi, i draghi sono stati un elemento costante e imprescindibile, simbolo di terrore e incontrollabile violenza: Skyrim, Dragon Quest e persino Monster Hunter sono solo alcuni esempi di titoli in cui la potenza distruttiva di queste creature esplode dirompente contro tutto ciò che le circonda. Lucertole sputafuoco extralarge che in alcuni casi abbiamo potuto persino impersonare, come nella serie Spyro o, sul fronte giapponese in quella di Breath of Fire.
Ma mai e poi mai avrei pensato di combattere queste mastodontiche creature nelle vesti di un gatto.
È questa l’assurda idea alla base di Cat Quest, action RPG sviluppato dallo studio Singaporese The Gentlebros e pubblicato dapprima su dispositivi Ios e PC e successivamente, anche per Android, PS4 e Nintendo Switch.
Insomma, Cat Quest è un epico viaggio pieno di “miaogia” e sorprese.
Tanto va la gatta al Drago…
Felingard è il regno dei gatti, un tranquillo angolo di mondo che in passato dovette far fronte alla minaccia di un esercito di draghi pronti a trasformare i poveri felini in carne alla griglia. A contrastare l’incombente calamità, però, assursero i Sangue di Drago, gatti dal lucertolesco potere che, dopo una cruenta lotta, riuscirono a salvare il peloso popolo dall’estinzione. Oggi, di quei prodi eroi non resta che traccia nelle leggende, tramandate di felino in felino… o almeno così è sembrato fino all’entrata in scena del nostro protagonista. Un micio dai poteri di Sangue di Drago latenti, risvegliati dal pericolo nel quale si è suo malgrado imbattuto: il malvagio Drakorth, un’oscura figura che ha fatto naufragare la povera barchetta con la quale era in viaggio insieme alla sua sorellina – forse verso il regno dei cani, ma questo non ci è dato saperlo – e rapito quest’ultima per i suoi loschi scopi. Gli eventi, insomma, lo dirotteranno proprio verso Felingard, luogo in cui ha inizio la nostra storia.
L’incipit di Cat Quest, come è facile intuire, non brilla per fantasia ma non per questo la narrazione risulta priva di mordente e, anzi, è anche in grado di regalare qualche tenero colpo di scena sempre se si ha la pazienza di giungere all’epilogo della vicenda. Il gameplay, infatti, non è certo dei più elaborati e fin da subito appare evidente come questo titolo sia stato sviluppato con in testa il touch screen di un tablet o di uno smartphone. In buona sostanza, ogni battaglia si riduce a premere selvaggiamente un tasto per attaccare il nemico usando all’occorrenza magie (da acquistare e potenziare da appositi “miagogatti”) e schivate per avere la meglio sul mostro di turno. Scontri, insomma, che raramente richiederanno un approccio ragionato e che meglio si prestano al movimento del dito su di uno
schermo. Persino la componente ruolistica è drasticamente ridotta all’osso con un esiguo margine di personalizzazione, senza alcun ramo abilità a cui accedere o punti da ridistribuire una volta saliti di livello. Ogni variazione rilevante delle proprie statistiche (attacco, magia, difesa e punti vita), in definitiva, passa per la scelta dell’equipaggiamento: il numero di armi e armature sparse per Felingard è considerevole e per lo più sono reperibili negli scrigni sparsi all’interno dei numerosi dungeon disseminati qua e là per il mondo di gioco. Dungeon che, tra l’altro, saranno la tappa obbligata per completare tanto le missioni principali quanto le quest secondarie: per ognuna di esse, infatti, verrà richiesto sempre e solo di sterminare tutti i nemici (spesso un po’ troppo uguali tra loro) presenti all’interno di torri e caverne.
Nonostante questo, però, Cat Quest vanta un paio di unghiette in più alla propria zampa, in primis la simpatia di ogni singolo personaggio del coloratissimo regno di Felingard, teneri gatti che non vedono l’ora di scaricare su di voi i loro problemi e i loro affanni – proprio come fanno normalmente nella vita reale i nostri amici a quattro zampe. Di certo i felini non brillano proprio in termini di varietà e caratterizzazione ma in quanto a dialoghi… beh, non sono secondi a nessuno: spassosi, con il gusto per la citazione alla cultura pop del videogioco e, in alcuni casi, anche alle precedenti opere sviluppate proprio da The Gentlebros. Peccato che troppo spesso è facile scorgere grossolani errori di traduzione nelle linee di testo, che rompono un po’ quella pelosa magia che ammanta il titolo. Parliamo comunque di “sviste” che, per lo meno, non pregiudicano i tanti giochi di parole e le storpiature a tema felino che ben caratterizzano questa produzione.
Insomma, Cat Quest è una montagna russa di alti e bassi ma nel complesso riesce a regalare anche qualche soddisfazione nonostante la sua breve durata. Bastano cinque/sei ore, infatti, per riuscire a platinare e completare il titolo al 100%.
PRO
- Tantissimi gatti
- Ci sono molti gatti
- Gatti, gatti e ancora gatti
CONTRO
- Componente ruolistica ridotta all’osso
- Meccaniche di gioco estremamente ripetitive