E’ necessario partire da un presupposto doveroso: chi scrive queste righe ha vissuto sulla propria pelle il tremendo periodo (anni ’90 in particolare) durante il quale i Tie-in, ovvero i videogiochi “presi” da film di successo, ammorbavano il panorama videoludico facendo il paio con i primi lungometraggi ispirati a videogames. Non credo sia necessario ricordare a chi c’era titoli come Super Mario Bros. o Mortal Kombat, film diventati “cult” ormai ma all’epoca decisamente orrendi che andavano a braccetto con titoli videoludici del (basso) calibro di Batman Forever per Super NES. Videogiochi e film/serie TV non sono MAI andati d’accordo e questo è un fatto. Per questo motivo quando venne annunciata la serie prodotta da Netflix su Castlevania, una delle mie serie preferite di sempre, ho avuto un brivido mortale lungo la schiena. Ero già pronto all’ennesima schifezza fatta per lucrare a basso costo su una serie videoludica importante vendendo esclusivamente il nome, ma sono stato fortunatamente smentito dai fatti. La prima serie mi è piaciuta abbastanza (pur con i suoi difetti) ed ho aspettato con interesse l’uscita della seconda stagione.
Cosa succede di bello al cacciatore di vampiri Trevor Belmont? In compagnia della maga Sypha e del figlio di Dracula mezzo-vampiro Alucard, il nostro avvinazzato e svogliato eroe torna alle origini: va alla ricerca della dimora della sua famiglia, leggendario castello ricco di conoscenze arcane, per trovare le giuste armi con le quali combattere il signore del male Dracula. Già…Dracula, il signore delle tenebre e concentrato di malvagità che mira solo a distruggere per il proprio sollazzo. E invece no, niente di più sbagliato. Probabilmente Dracula diventa, durante questa seconda stagione, il personaggio meglio riuscito della serie. Il signore del male del videogame qui si trasforma in un triste e disperato massacratore di innocenti che grida vendetta per l’amore che gli è stato strappato.
Da una parte il manipolo di raffazzonati eroi alla ricerca del “cattivone”, dall’altra parte un antagonista con il quale è facilissimo entrare in empatia: dei fanatici inquisitori hanno ucciso sua moglie soltanto perché curava le persone usando metodi non convenzionali per l’epoca. Stregoneria ovviamente, quindi arresto e rogo per la strega che ha come unica colpa quella di non essere legata ad una società bigotta governata dalla superstizione. Dracula dal canto suo non era malvagio neppure prima: un eremita assai dubbioso sulla razza umana, dotato di tecnologie avanzate e saggezza illuminata. Non un mostro quindi ma semplicemente un incompreso, un potente signore che si è da sempre auto-escluso dal resto del mondo per non dover avere a che fare con ignoranza e superstizione. Ecco come si trasforma il setting di un videogioco e lo si adatta bene a quello di un media passivo come quello televisivo.
Gli eventi narrati prendono spunto dall’ambientazione di Castlevania III: Dracula’s Curse uscito nel 1989 su piattaforma Nintendo. Il regista Sam Deats prende il setting e lo cambia a dovere senza abbandonare mai la strada maestra (feeling, gotico, oscurità) ma prendendosi le dovute libertà per creare una storia affascinante e funzionale. La seconda serie in particolare si distingue per situazioni molto complesse ed appassionanti che prendono forma alla corte di Dracula, vera e propria parodia oscura del mondo umano: i vampiri, che si considerano creature migliori rispetto agli esseri umani, mostrano in realtà quanto il seme del tradimento, della menzogna e dell’ossessione per il potere siano sempre radicati in tutto ciò che ha radici umane. Dracula stesso, inizialmente signore invincibile delle tenebre, qui inizia una parabola discendente che lo porta ad aggirarsi tristemente per i saloni del suo grande castello interrogandosi su quale sia il reale scopo della sua non-vita, ormai dedita esclusivamente all’annientamento degli umani per dar sfogo al suo dolore.
Dall’altra parte abbiamo il trio Trevor/Sypha/Alucard che procede con un tono decisamente più scanzonato: il cacciatore di vampiri ed il mezzo-vampiro si scambiano battute acide, poi ridono quasi come se stessero diventando amici con Sypha che alza gli occhi al cielo in segno di simpatica rassegnazione. La regia e lo stile narrativo richiamano marcatamente i classici dell’animazione giapponese ma mantengono al tempo stesso un piglio unico e riconoscibile.
I problemi? Sicuramente pochi e non così tremendi. La prima parte ha un ritmo forse un po’ lento ma qui si va anche a toccare gusti personali: qualcuno potrebbe odiare questo fatto, altri no. Le scene iniziali di combattimento non sono un granché e sembrano inserite giusto per dare un tocco action riempitivo: fortunatamente gli scontri nella seconda parte della serie migliorano nettamente e donano sensazioni intense. Pollice verso per il doppiaggio sia originale che italiano: nonostante i timbri vocali siano azzeccati gli attori spesso indugiano quando si tratta di mostrare emozioni più forti, mostrando come (accade spesso) avrebbero da imparare dai colleghi nipponici che non si tirano certamente indietro di fronte ad urla e “climax” intensi. Le animazioni sono ancora traballanti su certi versi: spesso pochi frame rispetto a quanti ne servirebbero per un’azione fluida, alcune incertezze sul design dei singoli personaggi ma il tutto viene controbilanciato da ambientazioni meravigliosamente realizzate e colorate, ricche di qualità.
A conti fatti una seconda serie di alta qualità che prosegue sul cammino tracciato e migliora persino in alcuni punti: tantissima carne al fuoco quando si va ad esaminare la corte dei vampiri, ingannatori e traditori alle spalle dell’ignaro (e tristanzuolo) Dracula. Il trio di eroi deve ancora decollare come si deve ma c’è sempre tempo. Chi ama Castlevania apprezzerà questa serie, chi non conosce il videogioco si perderà references ma potrà comunque avvicinarsi ad una delle migliori opere tratte da un videogioco. Ed è già un ottimo risultato.
PRO:
- Personaggi caratterizzati sempre meglio, soprattutto i “cattivi”
- Ambientazione decisamente accattivante
CONTRO:
- A livello tecnico ancora sbavature evidenti
- Fin troppi “filler” soprattutto nella prima metà della stagione
Voto finale: 7,5