Il 2016 sembra aver dato appuntamento a tre titoli che cercano di reinterpretare il genere MOBA sotto altre forme: Battleborn, Overwatch e Paragon. Il primo a parlare è lo sparatutto targato Gearbox, portando il giocatore ai confini dell’universo, tra eroi e briganti in lotta per la conquista dell’ultima stella.
Stelle cadenti
Solus è l’ultima stella attiva del sistema e in quanto tale ambita da diverse fazioni in lotta tra di loro. Questo semplice spunto di trama è una catapulta che getta direttamente nel centro dello scontro, lasciando ai protagonisti e ai dialoghi il compito di tratteggiare i dettagli, le rivalità e la storia di razze e schieramenti. L’impero di Jennerit, il Consorzio, gli Eldrid, i Rinnegati e le Repubbliche Unite, offrono i loro campioni, ciascuno rappresentante il suo schieramento in modo diverso.
La prima cosa che colpisce di Battleborn difatti è lo stile con cui sono disegnati i personaggi, caricaturali, ma dotati di caratteristiche molto diverse e originali. Alcuni sono pittoreschi: il Marchese, un robot vestito come un gentiluomo inglese di inizio 900, Toby, un tenero pinguino alla guida di un mech, ISIC, un’intelligenza artificiale che proietta il suo ologramma dentro un’esoscheletro, Benedict, un’uomo aquila, e Miko, un fungo antropomorfo. Altri invece rientrano in categorie consolidate ma eterogenee creando un contesto unico in cui si incontrano nani, soldati, spadaccini, lottatori mascherati, demoni, nobildonne, golem ghiacciati e cyborg. Se questo miscuglio può sembrare azzardato il risultato finale dona freschezza e vivacità alle arene, creando squadre variopinte, inedite e piene di carisma.
Gli ambienti offrono una discreta varietà spaziando tra basi tecnologiche e foreste e sono tutti molto colorati e gradevoli a vedersi grazie al cell-shading, elemento che consente di ottenere una suggestiva resa grafica complessiva nonostante una generale mancanza di dettaglio. Le versioni casalinghe si assestano sui 30 fotogrammi al secondo, mentre la versione PC sui 60.
Battleborn: un disco dei The Killers
La storia prevede nove missioni (prologo incluso), introdotte da un filmato a cartoni animati, durante le quali la trama viene sviluppata dai dialoghi e dai volti dei personaggi parlanti che appaiono su schermo, similmente a Titanfall. Un pò un peccato dato che l’introduzione è talmente accattivante che sarebbe stato preferibile vedere più scene animate ad articolare la narrazione. Ogni capitolo è riempito con grandi quantità di umorismo surreale (preparatevi a robot in crisi d’identità o crudeli cacciatori dalla vocina infantile) ed irriverenti battute al vetriolo.
La storia è giocabile in rete in modalità cooperativa, alternandosi tra raid dentro basi nemiche alla ricerca di boss da eliminare o lungo aree estese per difendere obiettivi sensibili. I nemici non mettono particolarmente alla prova l’abilità del giocatore, similmente a come avviene in Borderlands, puntando più sulla forza del numero ed offrendo un’esperienza molto semplice e accessibile per i meno avvezzi al genere. Giocare assieme ad altri compagni umani è scorrevole (a patto possiate comunicare e coordinarvi con loro) e riflette i precedenti lavori di Gearbox in questo settore, tuttavia un problema si presenta nel gioco in singolo.
Chi voglia affrontare Battleborn da solo deve mettere in contro che tutti i livelli sono stati studiati per l’interazione tra molte classi; selezionare quindi un personaggio di supporto (dotato di scarso potere di attacco) rende eccessivamente difficile completare sezioni in cui bisogna frenare da soli ondate nemiche dirette verso un bersaglio da proteggere. La longevità sotto questo punto di vista rimane penalizzata, facendo mancare l’incentivo per rigiocare le stesse missioni con la rosa completa degli eroi.
Altri due aspetti decisamente fuori luogo sono stati l’obbligo di connessione per il gioco in singolo ed il conto alla rovescia. Il primo diventa un DRM che impedisce di avviare la campagna in singolo in assenza di una connessione, mentre il secondo è un timer che continua a scorrere anche qualora si metta in pausa e che decreta il fallimento automatico della partita al suo azzeramento. Nonostante il tempo concesso sia generoso rimane proibitivo fermarsi in pausa per dedicarsi (per esempio) ad una lunga telefonata inattesa anche qualora si giochi da soli, fuori dal matchmaking.
Troppa confusione
Ogni eroe dispone di alcune mosse normali e tre mosse speciali. Di queste ultime, due sono disponibili in qualsiasi momento a patto di attenderne la ricarica tra un utilizzo e l’altro, la terza invece si sblocca al raggiungimento del quinto livello. In ogni partita diverse azioni conferiscono punti esperienza utili a salire lungo 10 livelli e sbloccare potenziamenti che orientano il nostro campione sullo stile di gioco preferito. Per esempio, chi preferisce può velocizzare la ricarica delle mosse speciali rinunciando a sbloccarne il danno aggiuntivo, salvo poi decidere tutt’altro alla partita successiva visto che l’esperienza viene resettata ogni volta.
Nel multigiocatore competitivo sono selezionabili tre modalità: Cattura, Incursione e Fusione. Cattura è una normale modalità Dominio, in cui sono presenti tre posizioni da conquistare che forniscono punti per ogni secondo passato sotto la bandiera della squadra che lo occupa. Fusione richiede di scortare dei droni verso una zona della mappa. Incursione invece è il vero cuore del gioco e quello più di tutti fa emergere le meccaniche volutamente MOBA, portando la squadra a doversi avventurare nell’epicentro dalla base nemica e demolire due robot, che a loro volta si difenderanno con scudi e armi da fuoco. Dentro ogni mappa sono presenti obiettivi secondari, come torrette o png che sono in grado di fornire assistenza alla nostra fazione e rappresentare un problema in più per i nemici.
Tuttavia l’eccessiva presenza di truppe che scorazzano sullo schermo, in alcune situazioni finisce per essere d’intralcio. Molti eroi basano i loro attacchi su mosse di precisione a distanza (come il Marchese o Thorn) ed è molto frequente che la linea di tiro sia oscurata involontariamente da un sovrabbondanza di scagnozzi, esplosioni (tante) o addirittura da qualche alleato voluminoso come Montana, facendo perdere il tempismo giusto. Tutte queste distrazioni grafiche inoltre rendono caotico il ritmo generale degli scontri, contribuendo alla spettacolarità ma intralciando la precisione certosina che i MOBA richiedono.
Sul bilanciamento appare anche qualche squilibrio che scoraggia la varietà di scelta. Per differenziare i 25 eroi con tecniche diverse, i risultati diventando abbastanza altalenanti, favorendo maggiormente i campioni dotati di un potere immediatamente efficace (come Galilea e Ambra) oppure quelli in grado di creare sinergie e assist talmente forti da essere imprescindibili (come Miko o Rath), rischiando di far rinunciare alla differenziazione del proprio stile di gioco o composizione della squadra.
Anche disponendo di un buon numero di compagni l’esperienza competitiva però è di breve durata, ciascuna modalità di gioco conta solo due mappe, per un totale di 6 mappe competitive (2 per incursione, 2 per fusione e 2 per Cattura), risultando presto ripetitiva e denotando un’offerta di contenuti più in linea con un gioco free-to-play.
Pro
stile grafico molto colorato
personaggi originali e variegati
campagna cooperativa scorrevole
Contro
campagna poco adatta al gioco in singolo, richiede inoltre una connessione internet obbligatoria
multigiocatore competitivo non ben bilanciato e dall’azione spesso troppo caotica
numero di mappe disponibili paragonabile ad un free-to-play