Se c’è un gioco che ha segnato la mia vita come videogiocatore è certamente la serie Ghosts ‘n Goblins, iniziata in Giappone ad opera di Capcom nell’ormai remoto 1985 con il titolo 魔界村 (Makaimura, ovvero “Il Villaggio del Mondo Demoniaco”). Cosa rendeva la saga del prode cavaliere lancia-giavellotti Arthur così attraente per me? Tante cose. Forse lo stile di gioco frenetico ed impegnativo, forse l’ambientazione oscura e permeata di morte inusuale per titoli action/platform dell’epoca, forse i vari (stupendi) spin-off con il gargoyle Firebrand come protagonista. Evidentemente non sono l’unico ad apprezzare questa serie. Il programmatore Christopher Obritsch è anche un papà letteralmente innamorato della figlia Madelyn ed ha deciso di rispolverare il gameplay classico della serie Ghosts ‘n Goblins per creare un “nuovo classico” con una protagonista d’eccezione: sua figlia. Bentornati nelle sale giochi anni ’80-’90 con Battle Princess Madelyn.
IL CAVALIERE ROSA
Un regno da salvare, un cagnolino brutalmente ucciso, uno stregone malvagio da abbattere: Battle Princess Madelyn inizia così. La ragazza, coraggiosa guerriera inizialmente in gonnella e successivamente in armatura lucente, inizia un viaggio pericolosissimo nelle terre maledette che circondano il suo castello. Potrei usare ampi giri di parole per descrivere il gameplay di questo gioco ma, seriamente, è Ghosts ‘n Goblins in tutta la sua gloria arcade. Le meccaniche di gioco sono talmente “marcate” che se non sapessi di avere a che fare con un titolo indie realizzato da un piccolo studio di sviluppo penserei davvero di avere tra le mani uno spin-off ufficiale della serie originale. In quel senso il lavoro degli sviluppatori è encomiabile sotto tutti i punti di vista.
A livello estetico il gioco si presenta in una lussureggiante veste pixellosa creata con stile e grande attenzione: il quantitativo di dettagli presente in ogni scena è enorme e si ha davvero la sensazione di osservare un prodotto tripla A di inizio anni ’90. Colori, elementi su schermo, animazioni ed effetti: tutto richiama il mondo coin-op dei tempi d’oro e chi ha più di 30 anni apprezzerà ancor di più i vari richiami. A coronare il comparto estetico troviamo una colonna sonora da urlo nel vero senso del termine: era molto tempo che non mi capitava di ascoltare il tipico “timbro” sonoro delle schede arcade, in particolare quella distorsione tipica dei giochi Capcom. Bando ai tecnicismi, i temi musicali messi in campo in Battle Princess Madelyn sono davvero meravigliosi ed orecchiabili, un vero e proprio tripudio sonoro che si conferma come punta di diamante di questa produzione.
Coronato da un comparto tecnico d’eccezione, il gameplay è più variegato di quanto si potrebbe immaginare: non solo quindi la classica modalità arcade in duro & puro platform/action fine a sé stesso ma anche un corposo story mode con aggiunte in stile metroidvania. Si sa, il fascino di questa tipologia di giochi è irresistibile soprattutto nel panorama indie dove ne hanno sfornati a bizzeffe negli ultimi anni. Perché mai una scelta simile? E’ semplice: lo stile action/platform/RPG tipico dei metroidvania garantisce ampia longevità e gameplay variegato con il quale intrattenere i giocatori. Purtroppo però non tutte le ciambelle riescono con il buco com’è risaputo, ed è proprio nel comparto gameplay che la nostra principessa guerriera inciampa ogni tanto.
IL CAVALIERE ROSA
La modalità arcade è sicuramente la scelta migliore, nonché quella presente nella demo rilasciata tempo addietro: Madelyn, accompagnata dallo spettro del fedelissimo cagnolino Fritz, dovrà attraversare livelli da incubo in tutti i sensi. Morti viventi, cimiteri, foreste oscure, lande desolate sono l’ambiente naturale di ogni titolo ispirato fortemente a Ghosts ‘n Goblins: la principessa può scagliare svariate armi dalle caratteristiche differenti in quattro direzioni con tanto di potenziamenti donati dalle armature speciali reperibili uccidendo nemici specifici. Il level design, vero banco di prova quando si parla di titoli come questo, si rivela traballante sin dai primi momenti di gioco. A differenza della saga Capcom (fondamentalmente basata sullo scorrimento orizzontale, con alcune eccezioni) i livelli di Battle Princess Madelyn hanno svariati layers esplorabili sia orizzontalmente che verticalmente. I nemici appaiono costantemente in vari punti e lo stile grafico enormemente particolareggiato e ricco di dettagli rende difficile individuare eventuali nemici in fase di spawn o proiettili vaganti. Risultato? Spesso si ricevono colpi senza capire da cosa siamo stati colpiti: se poi si aggiunge il classico “balzo indietro” quando si riceve un colpo (con tutte le conseguenze immaginabili in mondi costellati da burroni e trappole) il gioco è (mal)fatto.
Io sono un giocatore parecchio hardcore quando si parla di titoli dallo stampo retro’, ma Battle Princess Madelyn è riuscito a tirar fuori la frustrazione persino a me. Morti accidentali continue, colpi ricevuti non si sa bene da chi, livelli troppo complessi che smorzano l’azione. La modalità storia infatti, se possibile, è meno attraente e funzionale della modalità arcade proprio per questo motivo. Spesso ci si trova a vagare per ambientazioni meravigliose e ricche di dettagli ma al tempo stesso confusionarie e troppo stratificate: ci si sente persi, smarriti. Un metroidvania è una cosa, un “ghostsngoblinslike” è un’altra cosa e dovrebbe focalizzare tutta l’attenzione sull’azione per tirar fuori un level design pressoché perfetto. Ciò nonostante Battle Princess Madelyn riesce a salvare la baracca grazie all’innegabile amore con il quale è stato confezionato. Un gioco con tanti difetti ma, fortunatamente, appassionante e meraviglioso da guardare/sentire che può spronare a passare oltre alle innegabili pecche e godersi le avventure di questa strana e coraggiosa principessa armata fino ai denti che combatte orde di demoni per salvare il suo regno.
PRO:
- Pixel art di grande impatto, ricca di dettagli e colori
- Colonna sonora letteralmente meravigliosa, creata con gli stessi chip audio dei cabinati da sala giochi
- Gameplay classico arcade fedelmente riprodotto
CONTRO:
- Level design poco raffinato, spesso confusionario
- Livello di difficoltà assolutamente sbilanciato e frustrante all’inverosimile
- La modalità storia non era davvero necessaria, ci sono fin troppi metroidvania
Voto finale: 7