Se c’è qualcosa che accomuna tutti i giocatori del mondo, è certamente quella vena nostalgica che ci fa sempre ricordare le vecchie glorie del passato come grandi, superiori, inimitabili. Quei tempi in cui, nel genere platform 2D, titoli come Super Mario Bros e Alex Kidd gettavano le basi per un gameplay che avrebbe fatto fortuna nei successivi 30 anni a venire. Erano giorni in cui nessuno contava i pixel, e ci si concentrava su ben altro che sul semplice aspetto esteriore dei giochi. Tentando di cavalcare questa nostalgia, molti sviluppatori, soprattutto indipendenti, hanno utilizzato questo stile retrò in tempi recenti: in alcuni casi per semplice scarsità di possibilità tecniche, in altri per vera e propria direzione stilistica e artistica. E’ il caso di Adventures of Pip, il platform di TicToc Games, probabilmente uno dei titoli in cui lo stile pixelloso è giustificato in modo più geniale. Perchè? Semplice. Il nostro protagonista è un pixel.
The Walking Pixel
C’era una volta un piccolo pixel rosso, nato in un mondo dove esistevano creature in alta e bassa risoluzione. Il suo nome era Pip. Questa semplice premessa narrativa è sufficiente a farci capire quanto la natura pixellosa di questo titolo sia strettamente legata al mondo di gioco stesso e ai suoi protagonisti: dove si era visto un antagonista che minaccia di trasformare i pacifici abitanti in pixel degradandone la risoluzione? Ebbene, qui c’è. E sorvolando sul clichè della principessa da salvare, che sa più che altro di classica citazione, l’avventura di Pip scaturisce da una base davvero spassosa. A parte questo, come prevedibile visto il genere, l’evolversi della trama non regala chissà quale spunto di originalità: ma per quanto tutto sappia un pò di già visto, l’occasionale genialità dei dialoghi e di alcuni personaggi che ci troveremo di fronte contribuirà a rendere l’intera avventura interessante e leggera. Non mancherà qualche doppio senso piuttosto evidente e qualche battuta o situazione che certamente riuscirà a strapparvi qualche risata, a patto di conoscere l’inglese, dato che allo stato attuale il testo a schermo in italiano è assente. Lo spunto più interessante legato alla trama ha paradossalmente più ripercussioni sul gameplay che sul racconto stesso, e aggiunge variabili decisamente da scoprire.
It’s me, Pip!
In quanto a level design, Adventures of Pip rappresenta un sunto di molti dei classici elementi visti nei platform degli ultimi vent’anni. Il nostro eroe affronterà tanti livelli denominati numericamente (1-1, 1-2, ecc.) e, una volta che tutti saranno stati affrontati, uno scontro con un boss ci permetterà di avanzare al mondo successivo. E’ interessante notare come la struttura dei livelli sia “a stanze”, un pò come visto in titoli come il meraviglioso Dust: An Elysian Tail: ogni piccola area avrà un uscita, laterale, in alto o in basso, che ci condurrà alla zona successiva. Sparsi nei livelli avremo dei checkpoint, ben distribuiti e in grado di limitare di molto la frustrazione di certe fasi che possono talvolta essere piuttosto complesse, ma di questo ci occuperemo dopo. In ogni livello saranno nascosti dei segreti praticamente ovunque e talvolta non saranno facili da trovare: sarà necessario risolvere qualche piccolo enigma ambientale, trovare muri invisibili, o riuscire a venire a capo di salti non necessariamente semplici. Nella maggior parte dei casi, la nostra ricompensa sarà un piccolo scrigno, contenente proprio determinate quantità di pixel: questi saranno infatti anche la valuta di gioco, in grado di fornirci potenziamenti, gadget e consumabili, che potranno essere acquistati tornando in città dopo aver sbloccato i vari mercanti. Potremo migliorare molti elementi, dai nostri cuori/vita (che inizialmente sono solo 3) alle nostre abilità e armi. Nulla che non si sia già visto, ma certamente il meccanismo funziona ed è riproposto in modo snello e divertente. Ad aumentare considerevolmente il fattore rigiocabilità arriva la necessità di riuscire a trovare 3 abitanti intrappolati in ogni livello, per un totale di 108: riuscire a scovarli proprio tutti, per sbloccare anche i relativi obiettivi, potrebbe essere una sfida decisamente stimolante per i completisti. E, soprattutto, c’è da sottolineare la sapiente scelta degli sviluppatori che hanno dato la possibilità di acquistare presso il negozio (sempre e SOLO con valuta di gioco) dei piccoli miniradar che, similmente al mitico pappagallo di Donkey Kong, ci aiuteranno a scovare i segreti dei livelli che ci risulteranno più complicati. Scelta semplicistica? No, perchè costringere i giocatori a usare Youtube quando puoi fornire una variabile in-game, che peraltro va anche guadagnata?
The Importance of being a Pixel
Ciò che realmente può far promuovere, o bocciare, un platform 2D di questo genere è certamente il suo gameplay. Soprattutto considerando lo stile grafico retrò, è necessario un sistema di gioco fluido, funzionale e vario per riuscire ad ergersi in mezzo a grandi colossi provenienti soprattutto dalla zona Nintendo. Nel nostro caso, come abbiamo accennato, Pip non sarà sempre e solo un pixel. Grazie all’aiuto di curiosi personaggi che incontreremo nel corso dell’avventura, potremo evolverci dalla nostra precaria condizione e diventare un grazioso omino a 8 bit, poi a 16, ottenendo nuove abilità e perdendone altre. Proprio cosi: la nostra evoluzione non sarà permanente, in quanto determinate fasi del gameplay saranno superabili solo in determinate condizioni, ad esempio solo in forma di pixel o solo a 8 bit. In particolare, in forma di pixel saremo piuttosto lenti ad avanzare, ma molto più piccoli (saremo quindi in grado di attraversare spazi altrimenti inaccessibili) e molto più leggeri (e ciò ci consentirà di effettuare salti molto più alti e di planare all’occorrenza). Nella forma ad 8 bit saremo invece molto veloci nel movimento, in grado di sferrare un debole pugno e capaci di effettuare il cosiddetto “salto camino” restando appesi alle pareti per saltare sulla parete direttamente opposta. Ancora, in versione 16 bit perderemo tutte le abilità appena citate, rallentandoci, ma ottenendo una potente spada, unico mezzo per eliminare determinati ostacoli. E cosi via: ogni zona presenterà ostacoli e situazioni che potremo affrontare solo combinando sapientemente le abilità derivanti dalle varie trasformazioni. Mediante la pressione del tasto B Pip potrà involversi fino alla forma minima, mentre sarà necessario eliminare un determinato tipo di nemico (che rinascerà sempre) per poter invece evolvere alle “risoluzioni” successive. Il risultato di tutto questo è un gameplay chiaro, accessibile, ma potenzialmente profondo e impegnativo vista la difficoltà di alcune zone. E’ certamente nota di merito (o demerito, in base ai vostri gusti) il fatto che i giochi di una volta, soprattutto coin-op da sala giochi, fossero estremamente difficili, ai limiti talvolta del frustrante: non è certamente il caso di Pip, dato che l’evoluzione della difficoltà sarà talmente graduale da non pesare praticamente mai, se non in occasione di alcune fasi avanzati particolarmente cervellotiche. E’ verissimo che comunque sono presenti tutti gli environments ambientali tipici e già visti: dal fungo che ci fa saltare più in alto al masso da trascinare, ma tutto è reso e riproposto con generale maestria: si tratta di un titolo che, di fatto, non eccelle in alcun aspetto particolare, ma difficilmente ci saranno fasi in cui vi annoierete davvero, sebbene il gameplay inizi a diventare tendenzialmente ripetitivo verso la fine.
1080 Pip
E’ chiaramente superfluo parlare in termini strettamente tecnici di un gioco dallo stile pixelloso, che si regge quasi totalmente sulla direzione artistica. E, udite udite, qui la direzione artistica abbonda. Adventures of Pip è certamente un titolo bello da vedere, colorato, ispirato, ricco di ambientazioni e nemici caratterizzati e particolari. E’ inoltre molto valido sotto un profilo che è fondamentale nei platform: la risposta ai comandi è infatti immediata, precisa, tanto da rendere le fasi di gameplay decisamente veloci, divertenti e ben bilanciate. Non capiterà praticamente mai di morire perchè, ad esempio, un salto non sarà partito in esatta contemporanea con la pressione. E questo, che sembra un dettaglio, si farà invece molto sentire nelle fasi più avanzate del gioco. Anche l’accompagnamento audio fa bene il suo dovere, con musiche di accompagnamento orecchiabili, leggere, e mai eccessivamente ripetitive. Splendidi gli effetti audio a 8 bit, in grado di regalarci momenti di vera e propria nostalgia. Convince inoltre il fattore longevità, dato che ci vorrà molto di più del tipico pomeriggio che talvolta è necessario per completare alcuni titoli venduti a 14.99€: l’avventura di Pip vi terrà impegnati per un bel pò, soprattutto se vorrete sbloccare tutti gli obiettivi e trovare gli innumerevoli segreti sparsi per i livelli.
Pro
- Gameplay reattivo e ottimo level design
- Artisticamente ispirato
- Longevità inaspettatamente buona
- Divertente, leggero, estremamente nostalgico
Contro
- Inevitabilmente sa di già visto
- Alcune fasi tendono alla ripetitività
- Non eccelle o innova in alcun aspetto particolare