Tra i casi della scorsa generazione bisogna citare i giochi artistici, portati in auge da esperimenti coraggiosi come Flower e Journey, in grado di rompere gli schemi e dimostrare che anche in un mercato subissato da seguiti e copie è ancora possibile essere originali e innovativi. Con la firma di Matt Nava, ex direttore artistico di ThatGameCompany, ABZÛ giunge ora su Playstation 4 e PC.
Le avventure acquatiche di Matt Zizou
Il protagonista di ABZÛ è una creaturina misteriosa, capace di nuotare liberamente sul fondale oceanico e comunicare con gli animali che lo popolano. Il suo aspetto ricorda i personaggi di Journey, due occhioni bianchi su di una faccia nera, ma anche il viaggio intrapreso condivide molto con l’odissea del gioco di Jenova Chen. L’avventura inizia nel bel mezzo di un oceano cristallino, ricco di flora e fauna rigogliosa, dove è possibile nuotare e interagire amichevolmente con gli animali che lo popolano. L’affinità del nuotatore con lo scenario marino è palese, non ha bisogno di respirare e si integra in quello che sembra il suo ambiente naturale. Proseguendo diventa chiaro il perchè, tramite una narrazione silente che ci racconta di un’Atlantide ormai abbandonata e di una civiltà perduta, scacciata da un’entità tecnologica che si è impadronita dell’urbe subacquea. Tramite mosaici e altri elementi grafici, non c’è bisogno di parole per comprendere lo svolgersi dei fatti e il giocatore viene persino stimolato, diventando interprete anzichè semplice spettatore. Il nostro ha quindi un compito da svolgere: riattivare alcuni punti nevralgici, permettendo alla flora e fauna marina di rifiorire e riprendersi il suo posto. Il resto dell’azione rimane molto semplice e votato alla totale immersione (in ogni senso, scusando la scelta del termine) nel paesaggio, esaminando alcune pozze che liberano esemplari di pesci tenuti prigionieri, aggrappandosi a squali o balene per farsi trasportare, raccogliendo collezionabili o svolgendo una specie di contemplazione del fondale in cui è possibile soffermarsi sulle diverse specie ed impararne nome ed aspetto. L’interazione quindi non è complessa, così come non necessita di tempismo e non ci sono sequenze adrenaliniche; tutto contribuisce ad una sensazione di rilassatezza, dove la suggestiva scoperta di un mondo così vicino, ma anche così lontano al tempo stesso, rimane il fulcro dell’esperienza.
Il motore Unreal Engine qui è utilizzato per una grafica minimale, ma resa pregevole da un’uso indovinato delle sfumature cromatiche e degli effetti di luce, che compensano la mancanza di dettaglio con tocchi e pennellate che sembrano prese da un quadro. Viene spontaneo sfruttare la funzione per salvare immagini con le schermate di gioco per conservare una cartolina dei momenti più belli.
Come Ecco the Dolphin
Guardando nel dettaglio però viene spontaneo fare confronti con Journey. In particolare è bene notare come nonostante abbiano punti in comune su grafica e narrazione, ABZÛ non raggiunge la profondità delle tematiche del suo predecessore, il quale offriva una bellissima metafora sul cammino della vita, sulla strada percorsa un pò da soli e un pò in compagnia di altri, che sfiorava tematiche esistenziali con un’allegoria molto riuscita. ABZÛ invece si riaggancia al messaggio di Flower e ripropone l’idea della natura in lotta con il ferro, divenuto emblema del progresso che si espande senza rispetto per il territorio. Un testa a testa tra tecnologia e ambiente, dove la natura è vita e fluidità mentre il metallo è staticità quasi inanimata.
Le conclusioni raggiunte dal titolo di Giant Squid, di conseguenza, sono più immediate e palesi, non lasciando quello strascico su cui riflettere e senza spingere il giocatore a rievocare i momenti vissuti alla luce del finale che ne attribuisce un senso inaspettato. Questo però non significa che non ci sia spazio per emozioni e momenti di pura suggestione artistica, questi rimangono abbondanti e di ottimo impatto, ma restano più dentro i confini del gioco, senza lasciare storditi, confusi e affascinati anche dopo aver spento lo schermo.
Tuttavia, una volta saliti a bordo, ABZÛ riesce dettare le sue regole e sfoggiare un’identità propria, svincolandosi dall’essere una semplice riproposta di un qualcosa di già visto. In particolare i controlli e il movimento subacqueo portano le meccaniche di gioco in una dimensione totalmente tridimensionale, dove non esiste un pavimento ma un continuo spostarsi in tutte le direzioni, come a gravità zero. Il nuotatore può aumentare la velocità, compiere piroette e salti fuori dall’acqua, ma anche il semplice nuotare è soddisfacente. Forse l’unico difetto sta nell’eccessiva linearità e nella longevità non eccezionale, che si assesta attorno alle 3 ore, poche ma comunque in linea con la media di questo tipo di prodotti. Il fiore all’occhiello è una colonna sonora davvero straordinaria, cornice perfetta per delle immagini che già da sole basterebbero per travolgere emotivamente il giocatore, contribuendo ad un risultato finale che rinforza l’idea che i videogiochi possano essere veicoli d’arte. Grande applauso anche al compositore Austin Wintory quindi.
Pro
grafica con tocchi pittorici molto indovinati
colonna sonora eccezionale
suggestivo ed artistico
Contro
poco longevo
non raggiunge la profondità delle tematiche di Journey