Non è facile non scivolare in considerazioni “troppo” personali nello scrivere la recensione di Raiden IV x MIKADO remix. Una volta accesa l’Xbox ed entrati in uno mondo concepito ben oltre 30 anni fa da Tecmo (non come la conoscete adesso, di acqua sotto i ponti ne è passata), beh, un tuffo al cuore è quasi fisiologico. Rispettando i dettami editoriali (prima persona va-de-retro, forse), vi racconteremo la nostra esperienza di quello che altro non è che un gradito (ri)ritorno sulla scena videoludica di un franchise che sembra non soffrire (quasi) mai i segni del tempo.
Parliamo di uno shoot’em up, pura accademia videoludica, un qualcosa che rievoca la notte dei tempi, dove tutto è cominciato. Space Invaders, giusto per intenderci, anno domini 1978. Da allora il mondo è cambiato, così come il genere in sé per sé. Gli sviluppatori del Sol Levante compresero che bisognava puntare forte sull’elemento fast-paced, forti dell’inesorabile ascesa dei cabinati e delle sale giochi come centri di aggregazione sociale.
Raiden è un puro concentrato di adrenalina, un perfetto trainer di riflessi e pazienza. La formula del gameplay, in tutte queste edizioni e anni, non è mai cambiata di una virgola. Se prendete il primo storico Raiden e lo confrontate con Raiden IV x MIKADO remix – salvo escludere il comparto grafico e sonoro – si nota un enorme similitudine lato meccaniche di gameplay. Questo non è un punto a sfavore, bensì una mera constatazione di un genere che non riesce mai ad intraprendere la via del tramonto.
Raccolte tutte le tessere del puzzle dei ricordi, giunge il momento di entrare nel vivo del nostro appuntamento editoriale. Vi lasciamo, quindi, alle parole della recensione di Raiden IV x MIKADO remix, titolo giocato nella sua versione per console Xbox.
L’importanza del fattore nostalgia
Raiden IV x MIKADO remix approda su Xbox, PS5 e PC dopo l’esperienza Nintendo Switch del 2021, che a sua volta a riesumato un titolo del 2007. Per quanto il porting non abbia richiesto un consumo di “scienza” troppo elevato – discorso analogo per quelle computazionali – il risultato non cambia. Una perfetta proprietà commutativa tra generazioni che non fa altro che dimostrare la solidità di un genere come quello degli shoot’em’up.
Non ci sono tantissime parole da spendere per descrivere le meccaniche di gameplay. Una flotta di invasori alieni farà di tutto per abbattere il nostro super caccia bombardiere mega equipaggiato. Vi sono 3 tipologie di nemici – normali, mini-boss, level-boss – ognuno con un preciso pattern di attacco. Un tempo c’era la regola non scritta del movimento “a otto”, che suggeriva il miglior modo per evitare i colpi dei nemici e allo stesso tempo abbatterli. Era un modo carino per criticare la poca intelligenza dell’AI dei vecchi giochi della serie, e che adesso è ancora valida in parte.
In modalità Arcade succede la stessa cosa che accadeva nei cabinati. Appena inserisci il gettone sei mega forte e nessuno scalfisce la carena del caccia Fighting Thunder ME-02. Man mano che si andava avanti quelle poche certezze crollavano inesorabilmente. Lo schema della difficoltà progressiva, marchio di fabbrica del franchise, non è mai cambiato in questi anni, e di questo ne siamo enormemente contenti.
Per ravvivare l’interesse dei giocatori – attempati e non che siano – NIS America e Moss hanno inserito alcune modalità alternative al solito Arcade. L’obiettivo è sempre uno solo, la scalata della leaderboard mondiale, ma con strade e vie differenti. La Boss mode, ad esempio, prevede intensi combattimenti con il cattivone del livello, Dual play e Double play consentono di condividere l’esperienza di gioco in locale e online, ed infine l’Overkill mode, il cui termine suggerisce esattamente la sua finalità.
Una formula che non tramonta mai
Sovviene una domanda: come è possibile che un genere come quello dello shoot’em’up sia in grado di resistere ai segni del tempo, intrattenendo intere generazioni di giocatori? Oggi abbiamo i souls, gli aRPG, gli open-world e chi più ne ha più ne metta, ciononostante meccaniche elementari come lo “spara-spara” e “fuggi-fuggi” sono dannatamente coinvolgenti. Dove sta il segreto di questo genere intramontabile? Come è possibile che ad oltre 40 anni dall’uscita di Space Invaders, ancora la nostra memoria ancestrale ci porta a non essere assuefatti da questo genere?
La risposta non è del tutto scontata, ma è racchiusa nel gameplay di Raiden IV x MIKADO remix. Andiamo per ordine e partiamo dal primo aspetto che merita una menzione particolare, quello grafico. Nel 2000 il franchise decise di cambiare, passando dal 2D al 3D, è la scelta ha pagato piuttosto bene. Non capiamo bene il perché non si sia voluto puntare su una visuale “a tutto schermo”, con un ostentazione dell’impostazione storica “stretta e verticale”. Nel 2023, purtroppo, ci sembra decisamente superata come scelta. Il graphic design degli elementi di contesto appartiene a generazioni assai precedenti a questa. Gli elementi grafici più di dettaglio, come le navicelle nemiche e il nostro caccia, invece, ci sembrano piuttosto curati.
Se da una parte l’aspetto grafico ci ha convinto a metà, quello audio ha subito conquistato il nostro interesse. Dal pop-rock alla progressive-trance, svariati artisti giapponesi hanno prestato il loro talento per aumentare i bpm e pompare l’adrenalina “a 1000”. È sempre stato il punto di forza di ogni capitolo di questo ultraventennale franchise, anche quando le soundblaster erano solo fantascienza.
Ed ecco che in questa triade di elementi – grafica, audio e gameplay – troviamo la risposta alla fatidica domanda di prima. Chi vi scrive, forte anche di qualche capello bianco che inizia fisiologicamente a spuntare (tutta saggezza, ovviamente), ricorda ancora fior-fior di paghette settimanali “bruciate” davanti al cabinato di Raiden. Magari per conquistare la ragazza di turno dimostrando la propria abilità con i videogiochi (perché sì, vi era un tempo in cui faceva “figo” essere bravi), o anche solo per mettere quelle dannate 3 iniziali in cima alla leaderboard della sala giochi, le motivazioni potevano essere le più svariate ma Raiden divertiva e come. Oggi come allora il divertimento non manca, ma non si ha più quella spensieratezza che permette di essere vigili e reattivi come un tempo. Ed è facile stancarsi ancora prima di iniziare. Allontanando i pregiudizi, Raiden IV x MIKADO remix è comunque un qualcosa che vale la pena di giocare, magari ad un prezzo che sia idoneo all’esperienza offerta.
La recensione in breve
Un gameplay intramontabile, che riesce a resistere ai segni del tempo. Raiden IV x MIKADO remix evoca in noi ricordi di un passato ormai lontano, dimostrando che il genere degli shoot'em up, per quanto arcaico, riesce a convivere anche tra i BIG , assolvendo dignitosamente i suoi incarichi. Certo, va preso per quello che è, senza inutili pretese.
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Voto Game-Experience