Era il lontano 1972 quando Atari lanciò, come primo gioco commerciale della storia un tale di nome Pong. Un gioco che ha poi dato le basi all’avvento massivo dei cabinati arcade prima, e delle home console poi, nonostante la sua semplicità, legata alla tecnologia dell’epoca. Gli sviluppatori del gioco che andiamo a recensire oggi si chiesero, nel 2021, cosa sarebbe successo se la pallina quadrata vittima delle racchette fosse riuscita a fuggire dal solito schema di rimbalzo, dando vita così ad un puzzle game davvero divertente e diverso. E dopo 3 anni tornano a proporci il sequel del sequel, quindi vediamo insieme Qomp 2, la recensione del sequel di Pong.
Rimbalzando e scansando
Come già detto, l’incipt della storia è molto semplice: siamo la pallina di Pong e riusciamo a scappare dallo schema principale del gioco. Scopriamo così di trovarci in una sorta di astronave labirintica dove dovremo, stanza dopo stanza (o come avremmo detto in passato, quadro per quadro) superare gli ostacoli che si frapporranno fra noi ed il nostro cammino, siano essi spuntoni che possano danneggiarci, o pareti solide da distruggere o casse da spostare, tutto servirà a farci proseguire o a recuperare dei collezionabili presenti nei vari livelli, messi lì per allungare la longevità del gioco. Gli schemi sono variegati e via via più complessi, e nonostante l’apparente semplicità, alcuni di essi saranno ostici da superare. Inoltre troveremo, qui e li, alcuni pseudo boss da superare per poter proseguire la nostra fuga verso la libertà.
Per giocare a Qomp 2 basterà un solo pulsante: infatti il giocatore non avrà alcun controllo della pallina, se non cambiare la direzione del rimbalzo. premendo semplicemente il tasto A del nostro joypad. Dopo qualche livello inoltre, acquisiremo il potere di rendere la pallina più veloce, sempre tenendo premuto lo stesso tasto. Questo ci consentirà di superare alcuni degli ostacoli che altrimenti si rivelerebbero insormontabili, tutti colorati di blu. Se toccheremo gli spuntoni presenti nei livelli, la nostra pallina esploderà e tutti i cambiamenti fatti nel quadro (muri sfondati, casse spostate, item recuperati) si resetteranno, costringendoci a rifare tutto da capo e rendendo, de facto, il gioco una specie di trappola per i nerd dei puzzle game.
Stile Retro
Stilisticamente il gioco richiama in toto i primi arcade degli anni 70. La palette è tutta basata sulla scala di grigi, tranne appunto gli ostacoli blu che incontreremo. A far da richiamo ai cabinati d’epoca si aggiunge, inoltre, una specie di “effetto bombatura” sui livelli, che richiama nettamente gli schermi a tubo catodico usati all’epoca. Le musiche di sottofondo sono di puro stampo elettronico, con niente che possa dichiararsi esaltante, ma sicuramente adatti allo stile del gioco. Bene le funzioni dedicate agli ipovedenti, con la possibilità di scegliere (direttamente dalle impostazioni) uno schema cromatico preciso ed alternativo a quello previsto dal gioco. Per un titolo essenziale e fortemente caratterizzato dalla presenza di pochi colori, la possibilità di rendere accessibile il gioco a quante più persone possibili rende onore ai suoi creatori.
Eppure il contesto stilistico voluto e pensato dagli sviluppatori, oltre a fungere da raccordo con il passato (e stimolare quel sano effetto amarcord) contribuisce, assieme alla colonna sonora (un grosso parolone visto che si tratta di meltin pot di suoni elettronici angusti), ad instillare un’ansia da prestazione non indifferente. A conti fatti, sembra che il gioco si aspetta un nostro errore, offrendo una porta di accesso verso l’inesorabile spirale del “trial and error”. La voglia di gettare la spugna è insita in questo genere di gameplay, ma al tempo stesso è il volano che spinge il giocatore a superare i propri limiti. Questo, almeno, è quello che dovrebbe accadere “in teoria”.
Insert Coin
Qomp 2 è, purtroppo, un gioco molto simile al suo predecessore. Sicuramente ci sono nuovi livelli, ma comunque non fa altro che riprendere l’idea del capitolo precedente e la evolve, senza tuttavia stupire con nuove abilità per la nostra pallina ribelle. Questo non toglie tuttavia che gli amanti del genere potranno sbizzarrirsi un pò sui vari livelli, cercando di diversficare le run e cambiando lo stile di approccio ai quadri. Il fattore sfida resta circoscritto al perimetro della singola modalità di gioco, e questo non può che rappresentare un evidente limite in ottica rigiocabilità.
Le strade che si potevano percorrere, per aggirare questo limite, erano tante. Tra queste, la possibilità di inserire una modalità Time Attack dove raggiungere degli obbiettivi nel minor tempo possibile (e magari collegare la stessa ad una sorta di leaderboard mondiale online), o la facolta di disegnare il proprio quadro infernale con una sorta di Track Editor ed invitare, indirettamente, altri giocatori di tutto il mondo a provare la propria arena infernale. Il tutto resta circoscritto a quei 30 livelli suddivisi in 4 mondi. Una sfida “tra noi e noi”, da raccontare ai posteri…e per chi avrà interesse ad ascoltarla.
La recensione in breve
Qomp 2 è il fedele seguito del capitolo precedente. Nessun guizzo narrativo, nessun cambiamento specifico nel gameplay, nessun aggiornamento concettuale. Solo tanto, tanto divertimento. Qualche modalità in più, sicuramente, non guastava.
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Voto Game-eXperience