La produzione di videogames indie potrebbe diventare sempre più difficile proprio a causa dello sviluppo dell’industria videoludica. Questa è l’opinione di svariati sviluppatori e produttori tra cui Ben Esposito e Swann Martin-Raget, che spiegano perché l’avanzare dell’industria e il diretto aumento di fondi disponibili può andare a ostacolare la creazione di videogiochi indie, in particolare quelli di fascia media.
Negli ultimi anni abbiamo visto crescere sempre più la produzione di videogiochi indie, tanto che questi spesso sono fra i titoli in attesa che attirano più attenzione. Tra i più amati e famosi possiamo ricordare sicuramente Undertale di Toby Fox o Minecraft, ma anche recentemente abbiamo assistito alla pubblicazione di piccoli capolavori come Tunic di Shouldice, Cult of the Lamb oppure ancora Hades di Supergiant Games.
Insomma, di qualunque genere si parli i videogames indie ci insegnano sempre una lezione: non servono necessariamente molti fondi o grandi team di sviluppo per realizzare un buon prodotto. Ma è sempre vero?
Opinioni dall’interno
Ben Esposito è lo sviluppatore di videogiochi indie conosciuto in particolare per Donut County e per la sua opera recentissima Neon White, un action dallo stile anime molto originale, quest’ultima candidata anche ai Game of the Year in più di una categoria. In una recente intervista riportata dalla testata PBS, Esposito avrebbe rilasciato delle dichiarazioni molto dure riguardo il futuro dell’indie developing.
La sua riflessione parte tutta da un assunto: con lo sviluppo dell’industria videoludica i fondi destinati a questa sono nelle mani di sempre meno distributori. Esposito sostiene, infatti, che le grandi somme di denaro a disposizione e la necessità di una sicurezza di investimento, potrebbero portare a tagliare fuori i progetti di fascia-media (che secondo lui sono i più interessanti), puntando tutto su titoli più grandi e dalla maggiore probabilità di successo.
Questa opinione non viene condivisa solo da Esposito, anche Swann Martin-Raget sostiene lo stesso pensiero.
Il producer di Stray, il recente e famoso indie con protagonista un gatto vincitore della categoria Best Indie ai GOTY, pensa infatti che tutti i videogames indie di successo abbiano almeno una caratteristica d’effetto, resa possibile solo grazie all’appoggio economico che le software house hanno ricevuto. Nel caso di Stray si tratta della grafica molto curata, Neon White ha potuto aggiungere un doppiaggio di buon livello, Cult of the Lamb vanta delle meccaniche molto curate e così via.
La paura di entrambi, quindi, è che venendo a mancare una produzione di fascia-media, i videogames indie di buon livello sono destinati a scomparire. Questo perché si tratterebbe di un investimento azzardato, che difficilmente un publisher ha voglia o possibilità di fare. Inoltre Swann Martin-Raget ricorda anche che adesso è molto più semplice avere accesso a strumenti per creare videogiochi, infatti ne spuntano tantissimi ogni giorno. Conseguentemente diventa anche molto più difficile attirare l’occhio dei publisher, dato che un buon prodotto rischia di perdersi in un mare di titoli banali o mal realizzati.
L’altro risvolto della medaglia
Dall’altra parte troviamo però i videogiocatori, noi, che sappiamo essere sempre tanto curiosi e vogliosi di sperimentare qualcosa di nuovo. Proprio grazie a questa continua voglia di giocare (e a volte anche di collezionare), la produzione di videogames indie è cresciuta e riesce a continuare a esistere. Sono nati anche servizi come Xbox Game Pass proprio per soddisfare le nostre voglie di giocare, Steam ed Epic che spesso danno spazio a titoli piccini, e così via.
Finché ci sarà da parte nostra la continua voglia di ampliare le nostre librerie videoludiche, le piattaforme cercheranno di fare in modo di raccogliere più titoli possibili da offrirci, tra cui, per forza di cose e per i costi sicuramente minori, anche tanti titoli indie.
In più noi abbiamo il potere nelle nostre mani. Tantissimi videogames indie di qualità sono nati grazie a campagne di crowd-founding. Basti pensare a titoli del calibro di Shovel Knight, Blasphemous, Outer Wilds e tanti tanti altri. Si tratta di videogiochi che hanno visto la luce perché il pubblico credeva nel progetto, spesso senza neanche aver visto molto. C’è quindi ancora la possibilità che la produzione di indie di qualità venga solamente rallentata, ma che non sia destinata a scomparire.
Noi nel nostro piccolo possiamo ancora fare qualcosa. Chi ha la possibilità finanzi i progetti in cui crede, che sia tramite crowd-founding o semplicemente acquistando i titoli, è il modo che abbiamo di far sentire la nostra voce e di aiutare un mercato che, purtroppo, rischia di scomparire.