Phantom Blade Zero si candida a essere uno degli action più promettenti della nuova generazione, e lo fa mescolando influenze profonde e ben riconoscibili. Nonostante molti lo abbiano inizialmente catalogato come l’ennesimo Soulslike, il team cinese di S-Game ha chiarito che il gioco è in realtà un ibrido originale, costruito su fondamenta molto diverse, traendo ispirazione nello specifico anche da Dark Souls e Resident Evil.
Durante un’intervista concessa a GamesRadar+, gli sviluppatori hanno rivelato le tre anime del progetto: combattimento frenetico ispirato a Devil May Cry, level design compatto e interconnesso come nei Dark Souls precedenti a Elden Ring, e un’atmosfera narrativa cupa e densa alla Resident Evil.
Il team, infatti, si è dichiarato grande fan della struttura “chiusa ma esplorabile” tipica di giochi come Bloodborne o Sekiro, dove ogni ambiente è collegato agli altri in modo intelligente e ricco di scorciatoie, percorsi nascosti e segreti da scoprire. È proprio questo tipo di design che Phantom Blade Zero vuole riportare in auge, contrapponendosi alla tendenza attuale dell’open world vasto ma dispersivo.
Non si tratta però solo di gameplay: il gioco è pensato come una sorta di “film di kung fu giocabile”, con un’estetica ispirata al cinema cinese dagli anni ’70 ai primi 2000. Questo amore per le arti marziali classiche si riflette nella cura riposta nel combat system e nella presentazione artistica, che punta a stupire visivamente e coinvolgere emotivamente. Il regista Soulframe Liang, con studi in architettura alle spalle, sta applicando le sue competenze per costruire ambientazioni dense, ricche di dettagli e coerenti, dove ogni passaggio ha uno scopo ben preciso.
Leggiamo quanto affermato dal director di Phantom Blade Zero:
“Prima tutti quanti pensavano che stessimo realizzando un gioco simile ai Souls, ragion per cui per dimostrare che abbiamo un sistema di combattimento totalmente diverso, abbiamo mostrato queste demo di combattimento. Ma ora la gente forse ha capito il contrario, pensa che si tratti di un hack-and-slash senza storia e che si debba solo uccidere fino alla fine, ma non è una cosa del genere. Onestamente è più simile a un Resident Evil, ma con combattimenti a colpi di lama. Tutto ciò che è utile e valido per realizzare il nostro pilastro, un film di kung fu giocabile con esplorazione e progressione del personaggio, lo utilizzeremo. Che si tratti di esplorazione da un gioco Souls o delle vibrazioni da Resident Evil, le prenderemo e le metteremo insieme. Ma l’esperienza complessiva credo che sia ancora molto coerente. Abbiamo ideologie e principi più profondi nella progettazione del gioco. Se non li avessimo, tutti gli elementi che abbiamo portato da diversi generi si sentirebbero separati e andrebbero in frantumi. Uno di questi è quello di riportare in auge l’epoca d’oro dei film di kung fu cinesi, a partire da Bruce Lee negli anni ’70 e forse fino ai primi anni 2000. Vogliamo riaccendere la passione per i film di kung fu. L’altro, per quanto riguarda il gioco in sé, vogliamo riscoprire l’epoca d’oro della PlayStation 1 e della PlayStation 2”.
Infine, Phantom Blade Zero vuole anche essere un omaggio all’età dell’oro delle console PS1 e PS2, recuperando quel senso di scoperta, sfida e immersione che ha definito intere generazioni di videogiocatori. Un obiettivo ambizioso, certo, ma le premesse fanno ben sperare. Il messaggio degli sviluppatori è chiaro: non vogliono copiare ma ispirare e fondere il meglio di ciò che hanno amato.
Concludiamo l’articolo segnalando che nelle scorse settimane il team di sviluppo ha condiviso nuove informazioni su durata, livelli di difficoltà e tanto altro ancora su Phantom Blade Zero, gioco in arrivo su console e PC.